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La rivalità più “local” del calcio scozzese (part 1)

La RRS Discovery, con alle spalle il Discovery Point, vista dal V&A

Nel gruppo di appassionati groundhoppers che frequento ogni tanto sui social media, i due stadi di cui parlerò oggi (e domani) sono tra quelli più popolari.

Oltre alle varie particolarità delle strutture, la vera ragione della loro popolarità sta nel fatto di essere separati da 0.2 miglia, poco più di 320 metri. Praticamente due universi paralleli cosi vicini da sfiorarsi, ma cosi lontani da riuscire, anche se con un po’ di impegno, ad ignorarsi.

Sto parlando dei due stadi della città di Dundee: Tannadice Park e Dens Park.

Uno scorcio del Firth of Tay visto dal V&A

Dundee è una città di poco meno di 150mila abitanti che sorge sull’estuario del fiume Tay e sulla costa del fiordo omonimo, ad un niente dal Mare del Nord. La sua posizione geografica ha reso Dundee il porto perfetto e negli anni si è sviluppato come centro del commercio della iuta, una pianta che cresce principalmente in Asia e che viene utilizzata come materia prima nella produzione di svariati manufatti.

Dundee, conosciuta un tempo come la città di “jute, jam and journalism” (jam per la produzione di marmellata, journalism per essere sede di numerose pubblicazioni tra cui i fumetti Oor Wullie e The Dandy) ha vissuto piuttosto male il periodo post-industriale ma negli ultimi anni ha trovato la forza per rinascere.

La statua dedicata ad Oor Wullie all’esterno del The McManus

Il processo di riqualificazione del waterfront è stato ulteriormente acelerato con l’apertura del primo V&A Museum al di fuori di Londra (un vero e proprio gioiello, che davvero merita una visita) e in generale, nonostante ovviamente come ovunque restino zone un po’ difficili, la città, nelle due occasioni in cui l’ho visitata, mi ha davvero lasciato tanti bei ricordi.

Un altro posto che val la pena visitare è il museo della città, dove tra le tante cose esposte si trova anche una stanza con teche dedicate alle due squadre di calcio. Il Dundee United, penultimo club a vincere il titolo di Campione di Scozia al di fuori di Glasgow nel 1982/83 (ultimo è stato l’Aberdeen nel 1984/85, club con cui divideva il nomignolo New Firm) è stato fondato nel 1909 come Dundee Hibernian, vestiva di bianco-verde e solo nel 1969 ha adottato l’arancione come colore della divisa.

Una delle teche riservate alle due squadre cittadine all’interno del The McManus, il museo di Dundee

Il cambio di colori e di nome, effettuato con l’intento di rappresentare una più larga parte della popolazione, ha dato origine anche al soprannome (Tangerines) con cui il club è conosciuto (altri soprannomi sono Terrors e Arabs).

Il Dundee United è stato anche il primo club di Rudi Skacel dopo l’addio agli Hearts, nella stagione 2012/13. Rudi aveva scelto di vestire il numero 51, poco velato richiamo al risultato con cui i Jambos avevano umiliato gli Hibs nella finale di Scottish Cup qualche mese prima. Il ritorno di Rudi al Tynecastle è stato, ovviamente, trionfale e al minuto 51 di quella gara tutto il pubblico (me compreso) si alzò in piedi per omaggiare una delle leggende del club.

Il giorno che Rudi fece il suo ritorno al Tynie con la maglia numero 51 del Dundee United, 23.12.2012

La scelta del numero aveva creato qualche problema al Dundee United durante la visita ad Easter Rd, con Rudi che aveva avuto modo di scambiare opinioni col pubblico e il presidente dei Terrors che aveva addirittura dovuto ammettere che non avevano idea Skacel avesse scelto di vestire la maglia numero 51 per “quel motivo”.

Sono stato una sola volta al Tannadice Park, nella prima gara della stagione 2019/20 quando il Dundee United (guidato, allora, da Robbie Neilson) aveva costruito una squadra per abbandonare, finalmente, il Championship dopo una permanenza nella “serie cadetta” che durava dalla retrocessione al termine della stagione 2015/16.

Uno scorcio del Tannadice Park visto da Tannadice St

Punta di diamante della squadra, Lawrence Shankland, che l’anno precedente, con l’Ayr United, si era messo in mostra ed aveva attratto attenzione di numerosi club di Premiership (e che avrebbe chiuso quell’annata con 24 goal all’attivo).

Avversario di giornata era l’Inverness Caledonian Thistle FC, unica vera rivale dei Terrors per la promozione diretta in Premiership.

Saluti da Dundee – 03.08.2019

Era la mia seconda volta a Dundee (della prima parlerò prossimamente). Come spesso capita, anche in quella occasione ho affrontato la “trasferta” con un viaggio in treno da Waverley in circa un’ora e mezza (consiglio, se possibile, di prenotare con anticipo per risparmiare sul costo del biglietto). La stazione di Dundee è situata sul mare, davvero a due passi dal V&A e da occasione di cominciare la visita alla città nel migliore dei modi.

Il percorso pedonale che porta dal waterfront al Tannadice prevede una strada in salita, piuttosto ripida, perché entrambi gli stadi sono situati nel quartiere Hilltown, che dal nome è facile capire sia costruito su un pendio.

Gli orti che sorgono all’esterno del Tannadice Park

La zona attorno al Tannadice è piuttosto residenziale ma, oltre alla visita allo store, si possono notare gli orti che sorgono nell’angolo alle spalle del Eddie Thompson Stand e del George Fox Stand (dove ho visto quella partita, nella parte bassa).

Tannadice Park ha preso nome e attuale proprietario dal 1909, anno di fondazione del Dundee Hibernian, ma era stato aperto nel 1882 col nome di Clepington Park, ospitando gare casalinghe di diversi club locali.

L’ingresso in campo delle squadre

Nel corso degli anni ha subito diverse trasformazioni, ultima delle quali nel 1997. La capienza è attualmente di poco più di 14,200 spettatori, tutti seduti. Gli stand sono tutti diversi e solo il Carling Stand (The Shed) era chiuso – credo venga aperto solo quando il seguito ospite sia davvero imponente.

Il colpo d’occhio, sia da fuori ma soprattutto da dentro, è davvero interessante e rende il Tannadice Park uno degli stadi più belli di Scozia. Il 2019 segnava il 50esimo anniversario della svolta “arancione” del club e sul programma della partita compare il logo creato per festeggiare l’evento – che richiama i simboli delle strade americane, forse per ricordare anche l’origine della maglia arancione: nel 1967, lo United era stato invitato a giocare nel torneo organizzato dalla United Soccer Association (torneo precursore dell’odierna MLS) col nome di Dallas Tornado, con outfit arancionero, adottando questi colori definitivamente nel 1969.

Scatti dal Tannadice Park

Il giocatore scelto sulla copertina del secondo match programme stagionale, nella prima gara del Championship, era proprio Lawrence Shankland. Quel giorno, l’attaccante nato a Glasgow aveva ripagato la fiducia marcando tutti i quattro goal con cui i Terrors avevano battuto il Caley Jags (4-1 risultato finale), mettendo una serissima ipoteca sulla vittoria del torneo già all’esordio.

Il match programme della gara tra Dundee United e Inverness CT
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Rugby games at Rugby Park

L’ingresso del Frank Beattie Stand del Rugby Park

Non sono mai riuscito a vedere il Kilmarnock FC giocare in casa – devo onestamente ammettere di non avere mai nemmeno iniziato a programmare una gita in East Ayrshire per vedere in azione il Killie – ma sono comunque riuscito a visitare, due volte, il Rugby Park.

Sembra anche appropriato che i due viaggi a Kilmarnock siano stati fatti per vedere partite di rugby, visto il nome dello stadio. L’occasione sono stati due test match autunnali della Scozia che, nel 2014 (contro Tonga) e nel 2016 (contro la Georgia) aveva scelto di giocare in East Ayrshire.

Certo, il fatto di non aver visto una gara di calcio mi impedisce di inserire il Rugby Park nella lista dei miei personali “42” visitati finora, ma l’unicità dell’esperienza fatta rende le due visite a Kilmarnock davvero speciali nella mia memoria.

In viaggio verso il Rugby Park

È passato molto tempo dalla mia prima volta e non ho davvero molti ricordi del pre-gara di quel 22 novembre 2014. Ricordo piuttosto bene la gara e ricordo che ero piuttosto nervoso, perché non conoscevo per nulla la zona e non sapevo quali fossero le procedure di accesso alla struttura.

Nel 2014 ero arrivato a Kilmarnock in auto (non guidavo io), mentre nel 2016 mi ero spostato col treno. In entrambe le occasioni, ero andato alla gara per scrivere articoli e in entrambe le occasioni avevo l’accredito per la tribuna stampa, che è situata nella parte più alta del Frank Beattie Stand (il main stand dello stadio).

Il Rugby Park visto da fuori (novembre 2014)

In entrambe le occasioni, le gare del Rugby Park chiudevano l’autunno internazionale della Scozia e la sfida contro la Georgia nel 2016 è stata l’ultima gara casalinga che i Dark Blues hanno giocato lontano dal BT Murrayfield, la casa del rugby scozzese.

I match programme dei due test match giocati al Rugby Park

Nel 2012 ancora Tonga era stata la squadra che ha sfidato la Scozia lontano dall capitale, al Pittodrie Stadium di Aberdeen (parlerò di questo viaggio prossimamente), centrando una vittoria clamorosa che aveva messo Andy Robinson, allora head coach della Scozia, nelle condizioni di dimettersi una settimana più tardi.

Vista del Rugby Park da bordo campo, nell’angolo tra Moffat Stand e Frank Beattie Stand

Il test match del 2014 era quindi la prima occasione per i Dark Blues di “prendersi una rivincita” con gli ‘Ikale Tahi e Greig Laidlaw e compagni, pur non giocando una partita strepitosa, non se la sono fatta scappare.

Nel 2016, invece era la Georgia l’avversario di turno, una nazionale che si trova sul confine tra Tier 2 e Tier 1 e che negli ultimi anni non ha mai nascosto grandi ambizioni, tra cui quella di poter entrare a far parte del Six Nations.

Scozia e Georgia schierate per gli inni nazionali, 26 novembre 2016

Il Rugby Park è stato aperto nel 1899 e da allora è sempre stata la casa del Kilmarnock FC. Ha subito, nel corso degli anni, diversi lavori di ristrutturazione alla struttura e, recentemente (nell’estate 2014), il club ha anche deciso di installare un terreno di gioco sintetico che, a mio parere, non è stata una scelta felicissima.

Lo stadio è composto da quattro stand, tutti coperti e solo il Main Stand presenta restricted view in alcuni punti. La vera celebrità locale è la Killie Pie (adesso chiamata Kilmarnock Pie), prodotta da Brownings The Bakers (sponsor anche della squadra di calcio) e davvero una delle pies più buone che abbia avuto occasione di mangiare – non sono un esperto ma mi piacciono molto le pies e ne ho provate parecchie in questi anni, fidatevi!

The Killie Pie – ora nota come Kilmarnock Pie

Da Edimburgo si arriva a Kilmarnock piuttosto comodamente in treno, ma si deve cambiare a Glasgow – arrivo a Queen St, due passi a piedi verso Glasgow Central e poi treno verso l’East Ayrshire. Ci sono treni con diverse destinazioni che arrivano a Kilmarnock, consiglio di controllare la app o il sito di ScotRail prima di mettersi in viaggio.

Dalla stazione allo stadio ci si arriva a piedi, in una ventina di minuti – la distanza è poco meno di un miglio. Si passa attraverso la cittadina arrivando allo stadio lato settore ospiti (il Chadwick Stand) e consiglio di passare di fronte al main stand, dove si trova lo shop e si può visitare il bar.

Il Moffat Stand

Kilmarnock non è propriamente una destinazione turistica e non ricordo di aver trovato, nelle due occasioni in cui ci sono stato, monumenti o edifici particolari che hanno attratto la mia attenzione. In centro ho però visto alcune sculture piuttosto bizzarre – come quella del subacqueo e del pesce – e non poteva davvero mancare la statua dedicata a Rabbie Burns, il bardo che ha reso l’Ayrshire famoso nel mondo.

La statua dedicata a Rabbie Burns

Burns (nato vicino ad Ayr) è vissuto nella seconda metà del diciottesimo secolo e con le sue opere (poesie e testi lirici) scritte soprattutto in scozzese, ha contribuito in maniera determinante a mettere la Scozia sulla mappa letteraria dell’Europa contemporanea.

Di tutte le sue opere, Tam o’ Shanter è decisamente la mia preferita ma non posso non citare Auld Lang Syne, un poema scritto da Burns sul tema di una canzone popolare diventato ormai un vero e proprio inno da cantare a mezzanotte di ogni Hogmanay.

Saluti da Kilmarnock
Posted in 500 miles, Lowland League

South of the border

Il cartello che accoglie gli spettatori all’esterno del Shielfield Park

Avevo già visto giocare i Berwick Rangers, qualche anno fa, in trasferta contro il Cowdenbeath ma non mi era mai capitato, fino ad oggi, di vederli giocare tra le mura amiche dello Shielfield Park.

Non avevo mai avuto occasione, prima di oggi, di visitare Berwick-upon-Tweed e devo dire che la cittadina mi ha lasciato davvero a bocca aperta. Sono andato per mettere due tacche sulla mia bucket list, sono tornato con gli occhi pieni e tanta soddisfazione.

Il Main Stand (con lo stabilimento della Simpsons Malt sullo sfondo) visto dall’angolo lato-Ducket

I Berwick Rangers, fino a due stagioni fa, erano una vera e propria “anomalia”: l’unica squadra inglese a giocare in un campionato scozzese (una delle quattro divisioni gestite dalla SPFL). La retroccessione patita al termine della stagione 2018/19 (con i Cove Rangers, vincitori della Higland League, che si imposero con un 7-0 on aggregate che lascia davvero pochi dubbi su come siano andate le cose nel doppio spareggio promozione/retrocessione) li ha fatti diventare una delle due squadre inglesi nella non-League scozzese.

Tornelli all’ingresso del Main Stand dello Shielfield Park

Loro in Lowland Scottish Football League, i Tweedmouth Rangers FC nella First Division Conference A della East of Scotland Football League (settimo livello della piramide del calcio scozzese).

Il Tweedmouth gioca all’Old Shielfield, campo che sorge alle spalle della terrace.

L’ingresso di Old Shielfield, casa dei Tweedmouth Rangers FC

Pur non essendo più uno dei 42 membri della football league scozzese, i Berwick Rangers restano una squadra ‘interessante’ da vedere, con uno zoccolo duro di appassionati, poco da mostrare a livello di palmares ma con una storia lunga alle spalle.

Il Club, infatti, è stato fondato nel 1881 e in centoquarant’anni di storia ha raccolto solo due trofei: la Division Two nel 1978/79 e, più recentemente, la vittoria del campionato di Division Three nel 2005/06. In mezzo, tanti anni a cercare di sopravvivere.

La terrace (soprannominata Ducket) che sorge di fronte al Main Stand

Berwick-upon-Tweed è un vero e proprio gioiello,una cittadina di poco più di dodicimila abitanti che sorge a pochissimi chilometri a sud del confine scozzese, in Northumberland (Inghilterra), ma la squadra locale si è affiliata alla SFA dal 1905.

Saluti da Berwick-upon-Tweed

La cittadina ha davvero due anime, scozzese ed inglese, che convivono creando un mix intrigante. Le mura, costruite dagli inglesi per tenere a bada le incursioni scozzesi, circondano il borgo marinaro rendendolo unico e il molo, che si spinge ben addentro il Mare del Nord, è chiuso da un faro, una delle tante attrazioni turistiche del posto.

Il Royal Border Bridge (ferrovia) con, sulla sinistra, le rovine del castello – che sorge su un terreno in cui adesso pascolano liberamente le pecore

Da Edimburgo, in treno, ci si impiega poco meno di 45 minuti per raggiungere Berwick-upon-Tweed, che sorge sulla foce del fiume Tweed nel Mare del Nord. Come detto, consiglio davvero di mettere questo borgo marinaro nella propria lista, sia per una mezza giornata pre-gara, sia per un weekend detox tra mare, fiume e boschi.

Uno scorcio di Berwick-upon-Tweed

Ho raggiunto lo Shielfield Park a piedi dal faro, in circa mezz’ora. Ho avuto molta fortuna perché il meteo, nonostante le previsioni catastrofiche della settimana precedente, è stato davvero clemente e ho potuto godere di una giornata ventosa, nuvolosa ma sostanzialmente asciutta.

Il Main Stand dello Shielfield Park

Lo stadio non è solo usato per gare di calcio. Come il Central Park di Cowdenbeath ospita gare motoristiche (Speedway) ed è stato anche, per qualche anno, un cinodromo. La cittadina mi ha ricordato molto da vicino Galway, nella Repubblica d’Irlanda, e anche lo Sportsground (casa di Connacht) è un cinodromo piuttosto popolare tra gli appassionati.

Cartoline dallo Shielfield Park

I Berwick Rangers hanno ospitato oggi, in una gara valida per il sesto turno di Scottish Lowland Football League, i Dalbeattie Star, capolista con cinque vittorie consecutive a referto nelle prime cinque gare stagionali.

I Wee Rangers festeggiano l’unico goal di giornata, quello che ha permesso loro di battere il Dalbeattie Star

La capienza dello Shielfield Park è di poco superiore alle 4,900 unità ma oggi si sono registrati (dato ufficiale annunciato dallo speaker a fine gara) 293 spettatori. Un po’ pochi, per l’importanza della gara, ma va sempre considerato il contesto di calcio amatoriale al di fuori della league.

Entrambe le squadre sono scese in campo con le divise tradizionali, ‘black&gold’ per i padroni di casa, rossonero, per gli ospiti – che rappresentano una cittadina di poco più di 4mila abitanti che sorge in Dumfries and Galloway, a una dozzina di miglia a sud di Dumfries.

La vista sul campo dal Main Stand

Gli ospiti non mi hanno impressionato e hanno concesso ai Wee Gers di gestire la gara soprattutto nel primo tempo, chiusosi coi padroni di casa avanti 1-0. Nella ripresa mi aspettavo di più dalla capolista ma anche per merito dei locali, la Star non è praticamente mai riuscita a rendersi pericolosa e ha visto chiudersi a cinque vittorie consecutive la propria striscia positiva.

Per i Berwick Rangers vittoria importante per morale e classifica, nonostante ovviamente la stagione sia ancora davvero molto lunga.

Il match programme ufficiale della gara tra Berwick Rangers e Dalbeattie Star
Posted in 500 miles, League Cup

Montrose val bene un giorno sott’acqua

L’ingresso del Links Park, casa del Montrose FC

Sto scrivendo questo post con l’intento di esorcizzare le previsioni meteo per domani, che hanno previsto un po’ di tutto: piogge torrenziali, temporali, vento con picchi a 26mph. Oltre che, ovviamente, ricordare una piacevole giornata.

Domani si dovrebbe tornare on the road sul serio, dopo davvero troppo tempo, ma la prospettiva di rivivere un giorno come il 20 luglio 2019, dal punto di vista strettamente meteorologico, non mi attrae particolarmente.

Uno scorcio del Links Park dall’interno della West Terrace

Avevo in mente di andare a Montrose da parecchio tempo e nel luglio 2019 gli astri si erano finalmente allineati nel modo giusto, cosi qualche settimana prima avevo prenotato i biglietti del treno (in modo da risparmiare qualche soldo) e ovviamente non potevo sapere quale meteo mi avrebbe accolto sulla costa dell’Angus.

“C’è un’aria minacciosa per la via…”

Quella mattina ho lasciato Edimburgo sotto il diluvio e sono sceso a Montrose, dopo un paio d’ore di treno, accolto da un cielo oscurato da nuvoloni grigi e carichi d’acqua. Dopo qualche minuto di bonus, il cielo si è letteralmente aperto e per me, deciso comunque a portare a termine il mio consueto giro turistico prima di andare allo stadio, era iniziato il calvario.

Non ero pronto ad un tale acquazzone e sulla strada verso il Links Park, ricordo di essermi imbucato nel Montrose Museum per cercare di asciugarmi alla bell’e meglio e salvare il pomeriggio – perché nonostante la grande motivazione, passare novanta minuti fradicio non è esattamente una prospettiva allettante.

Montrose in the rain

Il museo mi ha salvato la giornata e, se capitate da quelle parti, vale la pena farci un salto per avere un’idea migliore sulla storia della città e dell’area nel corso dei secoli.

Montrose era sede di un famoso Marchese (che viene citato anche da Sir Walter Scott in una delle sue più famose produzioni letterarie, Rob Roy) ed è stato un centro importante (grazie al suo porto) di commercio marittimo. È tutt’oggi uno dei centri più importanti per la pesca e commercio del cod, un pesce simile al merluzzo che viene utilizzato in uno dei piatti principali della cucina locale: il fish and chips.

La squadra locale, il Montrose FC, milita il League 1 e quel giorno ospitava il Forfar Athletic in un derby dell’Angus valido come terzo turno della fase a gironi della League Cup (allora nota, per ragioni di sponsor, come Betfred Cup). Avevo già visto il Forfar, a Meadowbank, nella prima gara della storia dell’Edinburgh City in League 2 (di cui parlerò prossimamente), ma non ero mai stato a Montrose e non avevo mai visto dal vivo i Gable Endies, quindi la giornata riservava comunque tanto interesse.

Bamse

Prima di arrivare al Links Park e di fermarmi al museo per, come detto, asciugare le ossa, sono andato a far visita a Bamse.

Questo cane San Bernardo (il cui nome, in norvegese, significa “teddy bear”) ha una statua dedicata nella zona vicina al porto. Arrivato a Montrose a bordo del cacciamine norvegese Thorodd durante la seconda guerra mondiale, avrebbe salvato la vita di un ufficiale a Dundee ed era diventato un vero e proprio simbolo. Alla sua morte, nel luglio 1944, la città di Montrose (dove è sepolto) gli ha tributato funerali ufficiali e nel 2006 con la metà delle donazioni arrivate dalla sua Norvegia, ha finalmente anche una statua per ricordarlo.

Cosi, dopo Stenhousemuir e il suo Main Stand, c’è un’altra cittadina scozzese con forti legami con la Norvegia – anche nei Princes St Gardens di Edimburgo c’è un monumento che ricorda i soldati dell’esercito norvegese di stanza in Scozia durante la seconda guerra mondiale.

Il Bryan D. Keith Stand (Main Stand) visto dalla West Terracce

Tornando alla partita, il Links Park (stadio che è la casa del Montrose, fondato nel 1879, dal lontano 1887) ha una capienza di poco più di 4,900 spettatori, che si possono posizionare o nel Main Stand (davvero alto), o nella shed che corre dietro i tornelli. C’è anche la possibilità, per gli ospiti, di vedersi la partita dall’altro lato del campo, che è però una terrace senza copertura.

Lo stadio ha una lunga storia e, come spesso dico, è uno di quei posti che gli amanti del calcio scozzese devono visitare almeno una volta – cosi come Montrose merita decisamente una visita.

La West Terrace vista dal Main Stand

Ironicamente, appena ho messo piede dentro lo stadio la pioggia è cessata (salvo riprendere al fischio finale, con la stessa intensità della mattinata) e le due squadre hanno avuto modo di giocare su un terreno sintetico fradicio ma almeno senza l’ulteriore fastidio della pioggia battente.

La gara si era aperta nel migliore dei modi per i padroni di casa, passati in vantaggio dopo soli nove minuti, ma si era chiusa con una sonora sconfitta (1-4 il risultato finale) che, senza nulla togliere ai meriti del Forfar Athletic, non era di certo facilmente prevedibile.

Il match programme (valido per due gare)

Al ritorno, come detto, sono stato ancora ‘benedetto’ da una pioggia torrenziale, ma non sono stato scoraggiato dal visitare la Montrose Beach e la passeggiata, con scorci che davvero da soli valgono il viaggio.

Posted in 500 miles, Friendly, Hearts

Elephant and Castle in West Scotland

The Castle and The Rock

Avevo già citato Alan nel post sul Cappielow e avevo già detto, in quel post, che proprio lui mi aveva consigliato di andare a vedere due ‘gemme’ nell’ovest di Scozia: una era appunto la casa del Greenock Morton, l’altra era The Rock, lo stadio del Dumbarton FC.

Il nome dello stadio, quando è stato inaugurato nel 2000, era Strathclyde Homes Stadium, ma nel 2012 divenne il Dumbarton Football Stadium. Attualmente, per ragioni di sponsor, si chiama C&G Systems Stadium. Nel corso degli anni ha cambiato nome parecchie volte.

Tutti, però, lo conoscono come The Rock.

Lo stadio visto dalla cima della rocca

La ragione è anche piuttosto semplice da spiegare: questo stadio, con una capienza di poco superiore alle duemila unità e con un unico stand che corre laterale al terreno di gioco, sorge infatti ai piedi della rocca su cui è stato costruito il Dumbarton Castle.

Dumbarton, in sè, non è propriamente una località che definirei “turistica” ma il viaggio in treno da Glasgow Queen St, costeggiando la Clyde, e la visita alla rocca sono davvero qualcosa che mi sento di consigliare a chiunque. Possibilmente, già che siete qui, cercate di combinare di vedere una partita dei Sons e il vostro viaggio sarà completo!

Il poster della gara

Il Dumbarton FC è stato fondato nel 1872 e presenta, nel suo stemma, un elefante con una torre stilizzata sulle spalle ad identificare la rocca, di origine vulcanica (che, secondo tradizione, avrebbe la forma di un elefante) con il castello costruito sopra e riprende l’antico simbolo della cittadina. Il soprannome del club, Sons, deriva anch’esso dal soprannome degli abitanti di Dumbarton, “Sons of the Rock”.

Altra vista dello stadio dalla rocca

La stazione dei treni di Dumbarton East dista davvero pochi passi dallo stadio e dalla rocca e ci si arriva, come detto, da Glasgow Queen St – ma ci sono anche alcuni treni “locali” diretti da Edimburgo (entrambe le stazioni, Waverley ed Haymarket, sono sulla linea per Glasgow).

Consiglio di sedersi lato sinistro del treno in modo da godersi il panorama del fiume Clyde in tutto il suo splendore e consiglio di prendersi un paio d’ore per visitare, con tutta calma, la rocca e il castello. L’ascesa può essere impegnativa e vale la pena avere tempo per godersi il panorama da lassù.

Dall’interno della rocca

Per quanto riguarda lo stadio, se non fosse collocato in una posizione ‘coreografica’, dubito che meriterebbe una menzione – a meno che, ovviamente, non abbiate come me la voglia di fare tutti i 42 (ed oltre) stadi di SPFL.

Sono andato a Dumbarton nel luglio 2018, precisamente il 7 luglio, quattro giorni dopo essere andato, per la prima volta, al Gayfield Park di Arbroath. In entrambe le occasioni, ero andato a vedere una gara di pre-season degli Hearts e avevo avuto la fortuna di avere occasione di vedere molte gare di quella che, col senno di poi, si è rivelato uno degli inizi di stagione più entusiasmanti dell’ultimo periodo.

Il Dumbarton era, allora come oggi, un club di League 1 senza particolari ambizioni di classifica e che, come molti club nell’area attorno a Glasgow, paga necessariamente pegno in termini di seguito alle ‘due di Glasgow’.

Riscaldamento pre-gara degli Hearts

Quel giorno c’era un buon pubblico sugli spalti e Uche Ikpeazu si era presentato ai suoi nuovi tifosi con una doppietta e una prestazione davvero convincente. Naismith aveva fatto il suo debutto stagionale dopo aver firmato il contratto con gli Hearts (la stagione precedente era arrivato in Gorgie in prestito) e in generale, come ho già avuto modo di dire in altri post, la stagione 2018/19 verrà ricordata dai Jambos per un inizio travolgente che ha visto gli Hearts in vetta alla classifica fino a metà ottobre, prima che gli infortuni occorsi a uomini-chiave mettessero, purtroppo, in evidenza quanto fosse corta la coperta che Levein aveva a disposizione.

Poco male, nonostante tutto quella squadra riuscí a chiudere l’annata nella top-six e ad arrivare alla semifinale di League Cup e all finale di Scottish Cup contro il Celtic, passando in vantaggio ma dovendosi arrendere al termine di novanta minuti combattuti e influenzati anche da certe decisioni arbitrali piuttosto discutibili.

Il match programme della gara
Posted in 500 miles, Challenge Cup

Bohemian Rhapsody

L’Excelsior Stadium di Airdrie visto dal Jack Dalziel Stand

Ho da sempre un debole per l’Irlanda, ma non sono mai riuscito a combinare, durante i miei viaggi sull’Isola in Verde, di andare a vedere una partita di calcio.

Rugby, quello si, ne ho visto parecchio laggiù e devo dire di non essere mai rimasto deluso. Le uniche due volte in cui mi sono trovato nelle vicinanze di uno stadio di calcio sono state nel 2013 quando, a Dublino per le finali delle Coppe Europee di rugby, ho dormito a Tallaght e la camera aveva la vista sul Tallaght Stadium, casa degli Shamrock Rovers e nel febbraio 2020, quando ero nella capitale irlandese per la gara di Sei Nazioni Femminile tra Irlanda e Scozia e, il giorno dopo, sono passato col bus davanti a Dalymount Park, casa del Bohemian Football Club – noto anche come Bohemians (o Bohs).

Il North Stand del Penny Cars Stadium visto da fuori

Proprio i Bohemians sono stati la prima squadra della Repubblica che ho avuto modo di vedere dal vivo, in Scozia, per una gara di Tunnocks Caramel Wafer Cup (la Challenge Cup). Prima dello scoppio della pandemia, squadre irlandesi (del nord e del sud), gallesi e della National League inglese sono state invitate a giocare la quarta coppa scozzese, solitamente riservata a club dal Championship in giù (con innesti da Lowland e Highland Football League) e alle squadre “colts”, o U21, delle comapagini di Premiership – uniche “eccezioni” rimaste anche nell’edizione di quest’anno.

Sabato 7 settembre 2019, con kick off fissato per le 3pm, i Bohemians erano impegnati al Penny Cars Stadium di Airdrie contro la squadra locale, gli Airdrieonians FC, club di League 1.

Il match programme della gara tra Diamonds e Bohs

Quell’edizione della Challenge Cup, l’ultima sponsorizzata dalla notissima azienda dolciaria (che quest’anno si chiama SPFL Trust Trophy), era stata influenzata come tutto dalla pandemia, con la finale cancellata e Inverness e Raith Rovers, che si erano imposte su, rispettivamente, Rangers U21 e Partick Thistle nelle semifinali, dichiarati campioni a pari merito.

Quel giorno di settembre, ovviamente, nessuno aveva idea di quello che sarebbe capitato pochi mesi dopo e, con campionato fermo per gli impegni delle nazionali e rugby ancora in vacanza, avevo deciso di andare a vedere la gara.

L’ingresso del Main Stand (Jack Dalziel Stand)

Era la prima volta ad Airdrie, prima volta allo stadio, prima volta che vedevo dal vivo entrambe le squadre. Insomma, un’occasione davvero da non perdere.

Da Edimburgo, arrivare ad Airdrie è piuttosto facile perché ci sono treni “locali” con una buona frequenza per tutto il giorno (al ritorno, però, è stato più comodo e veloce andare a Glasgow e tornare poi con un treno diretto da Queen St).

Una fase del match con coreografiche nuvole sopra l’East Stand

La giornata era assolata, c’erano nuvole ma nessuna previsione di pioggia e quindi il pezzo di strada da percorrere per raggiungere lo stadio non ha comportato particolari problemi.

Lo stadio, che si chiama Excelsior Stadium ma per ragioni di sponsor è adesso conosciuto come Penny Cars Stadium, vanta una capienza di poco più di 10mila posti ed è stato aperto nel 1998. Nato con terreno naturale, dal 2010 è stato posato un terreno sintetico (3G) che toglie un po’ di fascino ad una struttura che, in generale, non mi ha entusiasmato ma meriterebbe ben altri scenari.

L’ingresso in campo delle due squadre

Non avevo grandi aspettative in termini di gara giocata, ma le due squadre si sono date battaglia per novanta minuti, al termine dei quali i padroni di casa si sono imposti 3-2, guadagnando il passaggio al quarto turno – dove sarebbero poi stati battuti dall’Elgin City, 0-2, a domicilio.

Solo il main stand era aperto per l’occasione, con una buona presenza ospite tra i 730 spettatori (dato ufficiale). Buon tifo da entrambe le parti, coi tifosi locali ovviamente soddisfatti per la vittoria dei Diamonds, mentre i Bohs sono comunque usciti tra gli applausi dei tifosi ospiti.

Bello anche il contrasto cromatico in campo, con i Diamonds nella loro tradizionale divisa bianca con “rombo” rosso a cavallo delle spalle (come la V sulla maglia del Brescia, ma replicata al contrario anche sulla schiena), mentre i Bohs hanno indossato la loro divisa rossonera.

Non ho in programma di tornare ad Airdrie nell’immediato futuro, ma l’Excelsior Stadium (che rimane un posto da vedere) è decisamente uno stadio, come detto, che meriterebbe di ospitare gare di tornei più prestigiosi di una modesta League 1.

Posted in 500 miles, Hearts, Scottish Premiership

“We’re on our way…”

View from my seat

It’s nonsensically early in the season to throw in the men in maroon as contenders, but the depth and quality of their squad may allow the Gorgie faithful to dream.

In this game all the qualities needed were on show.

Cosi Chris McLaughlin, uno dei giornalisti più autorevoli di BBC Scotland, aveva scritto sul sito dell’emittente nazionale commentando la vittoria raccolta dagli Hearts al Fir Park di Motherwell contro gli Steelmen, un risultato che lanciava i Jambos al primo posto in classifica di Scottish Premiership con cinque punti di vantaggio sul Celtic.

Era il 15 settembre 2018 e al Fir Park Hearts e Motherwell si affrontavano nel quinto turno dell’allora Ladbrokes Premiership. 7,218 spettatori (dato ufficiale) avevano scelto di passare il loro sabato pomeriggio allo stadio e tra questi un gruppo davvero numeroso (me incluso) era arrivato nella cittadina del North Lanarkshire a seguito dei Jam Tarts capoclassifica.

Il programma della sfida tra Motherwell e Hearts, quinto turno di Ladbrokes Premiership 2018/19

Quella stagione, la 2018/19, la ricordo davvero con grande affetto perché sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni. Prima volta a Dumbarton (ne parlerò prossimamente), prima volta a Dundee con annessa trasferta e vittoria (e anche di questa partita parleremo nei prossimi giorni), viaggio ‘epico’ per la trasferta di Methill in Betfred Cup contro il Raith Rovers e le due gare contro Motherwell (quarto) e Celtic (semifinale al BT Murrayfield) della ‘wee Cup’ che per ragioni diverse non dimenticherò mai.

Gli Hearts avevano iniziato la stagione con quattro successi consecutivi, tra cui va ovviamente sottolineato quello sul Celtic con l’ultimo goal di Lafferty in maroon, prima del suo passaggio ai Rangers. All’esordio era arrivata la netta vittoria (1-4) on the road sull’Hamilton, dopo il successo sul Celtic era arrivata sofferta vittoria esterna sul Kilmarnock con goal di Uche Ikpeazu nei minuti finali prima di battere 4-1 il St Mirren al Tynecastle.

Anche in Betfred Cup le cose si erano messe bene, col passaggio del turno garantito da buone vittorie (doppio 5-0 su Cowdenbeath e Inverness, tra le altre) e l’entusiasmo, in Gorgie, era davvero tanto dopo qualche anno di sofferenza.

Arrivo al Fir Park

Quel giorno di settembre dovevo lavorare ma la voglia di tornare a viaggiare e di vivere una trasferta era troppa. Quindi ricordo di aver preso mezza giornata di ferie, ‘fuga’ dall’ufficio alle 12pm spaccate, curry in stazione e treno diretto per Motherwell (non sarei stato cosi fortunato al ritorno, ma poco importa).

Come spesso capita, anche allora avevo deciso di affrontare la trasferta da solo. Arrivato in stazione a Motherwell, mi sono orientato col cellulare per trovare il Fir Park e dopo una ventina di minuti, a piedi, ho iniziato a vedere le luci dello stadio.

Avevo voglia di togliere il Fir Park dalla mia lista, uno stadio che avevo visto spesso in tv e che mi aveva sempre dato l’impressione di essere un bel posto dove godersi una partita, ed effettivamente non mi sbagliavo.

Stadium information

Ogni stand è diverso, il settore ospiti è il settore più grande di tutto lo stadio (per contenere il seguito delle ‘due di Glasgow’, ma non solo) e il Main Stand non è stato completato per, pare, una diatriba con i vicini che non volevano avere la luce del sole ostruita dallo stadio.

Sono arrivato al Fir Park che mancava meno di un’ora al calcio d’inizio e non avevo il biglietto, che si poteva però acquistare al tornello (pagamento in contanti).

Up you go…

La parte bassa del settore ospiti era già tutta piena quindi io e gli altri Jambos senza biglietto in prevendita siamo stati mandati nella parte superiore. Scelta felice, nonostante tutto, perché non solo mi ha dato occasione di vedere bene la gara ma anche di avere un punto di osservazione privilegiato di buona parte del North Lanarkshire!

Erano anni che non vivevo più una trasferta simile, con tifo costante per tutti i novanta minuti, entusiasmo tra i tifosi di tutte le età, e un viaggio di ritorno in treno culminato con l’esplosione di gioia quando siamo passati davanti al Tynecastle Park.

La gara si chiuse con la vittoria (0-1, goal di Steven Naismith) degli Hearts, quinto successo consecutivo. La striscia si sarebbe interrotta una settimana più tardi col pareggio casalingo (0-0) contro il Livingston, ma la gara del quarto di finale di Betfred Cup ancora contro il Motherwell al Tynie sarebbe entrata, anche lei, di diritto nell’elenco delle partite ‘indimenticabili’.

La vittoria, arrivata quando ormai tutti eravamo pronti ai tempi supplementari, con goal di Olly Lee (uno dei preferiti del pubblico del Tynecastle) al minuto 88 e col sigillo di capitan Naismith al 91′ aveva fatto esplodere d’entusiasmo lo stadio e, come detto, mi ha regalato una delle serate calcistiche che ricorderò per sempre con particolare affetto.

Il match programma del quarto di finale di Betfred Cup tra Hearts e Motherwell
Posted in 500 miles, Lowland League

It’s good to be back

Il cancello principale del New Dundas Park

E cosi dopo diciassette lunghi mesi, sabato 31 luglio 2021 verrà ricordato, da me, come il giorno in cui sono finalmente tornato a vedere una gara di calcio dal vivo, in uno stadio, in mezzo ad altri tifosi.

L’ultima volta che avevo avuto occasione di vedere una partita dal vivo era stata il 23 febbraio 2020, all’Estadio de Vallecas, quando il Rayo Vallecano si era imposto 2-0 sull’Huesca del “figliol prodigo” Michel, tornato da avversario a casa sua.

Andando a guardare i programmi, l’ultima gara vista dal vivo in Scozia era addirittura in gennaio 2020, ad Easter Road (of all the places! ha, the irony) per il replay del quarto turno di Scottish Cup tra Hibernian e Dundee United.

La shed del New Dundas Park

Insomma, dopo diciassette lunghissimi mesi (in cui sono riuscito a vedere una sola gara dal vivo, di rugby, tra Fiji e Georgia al BT Murrayfield nella Autumn Nations Cup) sono finalmente riuscito a tornare a vedere calcio dal vivo.

Per l’occasione, la scelta è caduta sul New Dundas Park di Bonnyrigg, dove i padroni di casa del Bonnyrigg Rose Athletic FC ospitavano il Gretna 2008 nel quinto turno di Scottish Lowland Football League, la quinta serie della piramide del calcio scozzese.

Un momento della sfida tra Rose e Gretna

Ero già stato una volta al New Dundas Park, per la sfida tra la Rosey Posey (soprannome dei biancorossi) e l’East Kilbride, nell’ottobre 2019 (time flies) e l’atmosfera, allora, mi aveva davvero sorpreso in maniera positiva.

La scelta non è stata del tutto “libera” perché, al livello 0 della strada verso l’uscita da questa maledetta pandemia gli stadi sono si riaperti, ma con un livello minimo di capienza che rende, de facto, impossibile accedere a gare di SPFL – va considerato che sabato scorso, per la gara tra Hearts e Celtic (che i Jambos hanno vinto 2-1) solo poco più di 5,300 spettatori erano ammessi al Tynecastle Park. Gli Hearts hanno oltre dodicimila abbonati, quindi tra questi sono stati sorteggiati i nomi dei fortunati cui è stato concesso di accedere alla gara.

Bonnyrigg Rose-East Kilbride, 5 ottobre 2019

Insomma, tra le gare “rimanenti” quella del NDP era la più interessante, anche perché l’ospite di giornata, il Gretna 2008, era da tempo sulla mia lista di squadre da vedere.

Il Gretna 2008 ha preso il posto del Gretna FC, squadra che quindici anni fa aveva culminato la sua meteorica ascesa centrando la finale di Scottish Cup (poi persa, ma solo ai rigori) contro gli Hearts (con Rudi Skacel che aveva segnato l’unico goal dei Jambos durante i 120 minuti di gioco) prima di dichiarare bancarotta un paio d’anni dopo, nell’estate 2008.

“Questo” Gretna non è il diretto successore di “quel” Gretna (non avendone preso il titolo sportivo, contando anche che il vecchio Gretna è stato lasciato fallire), ma lo è di fatto perché, dopo un paio d’anni d’esilio ad Annan, gioca adesso al Raydale Park.

Insomma, siccome “quel” Gretna non tornerà più, mi sono accontentato di veder giocare il “nuovo” Gretna, sceso in campo con una divisa “hoops” bianconera e “costringendo” il Bonnyrigg Rose a giocare con maglia rossa (Macron), pantaloncini bianchi e calzettoni rossi (Puma, attuale fornitore tecnico).

I programmi delle due gare viste al New Dundas Park

Dopo la heatwave che ha colpito la Scozia si è attenuata, sabato il meteo diceva cielo coperto, showers a tratti e temperatura fissata sui 15C. Condizioni perfette per il mio ritorno, perché prediligo gare di questo livello giocate su un terreno di gioco imperfetto.

La cornice di pubblico è davvero sorprendente, ho acquistato il mio ingresso al tornello (pagando in contanti, £7) e il programma (£2) è come lo ricordavo, semplice ma davvero dettagliato. All’ingresso ho dovuto registrare la mia presenza allo stadio nel sistema “Checkin Scot”, per il track&trace in caso di positività, ma per il resto direi che per 90 minuti mi sono quasi dimenticato che, dal marzo 2020, le nostre vite sono state sconvolte.

La gara è anche stata piuttosto interessante: Gretna apparso la squadra migliore in avvio, ma andato a riposo sotto 3-1, con il Rose che ha dominato poi la ripresa chiudendo il match con un rotondo 6-2, e col Gretna che ha davvero dovuto ringraziare il suo portiere che ha evitato che il punteggio diventasse ancora più imbarazzante con almeno tre interventi decisivi.

Bonnyrigg Rose-Gretna 2008