Posted in Hearts, SWPL1

Vittoria col Partick Thistle, quarto posto finale garantito e un’altra pagina di storia per le Hearts Women

Il successo ottenuto domenica pomeriggio (3-2) ad Oriam contro le Partick Thistle Women (il quinto stagionale, in altrettante gare) ha regalato alle Hearts Women la certezza matematica del quarto posto finale nella classifica di SWPL1, con tre gare ancora da giocare – tra cui l’ultimo Edinburgh Derby, in programma a Meadowbank venerdì prossimo.

Se ad inizio anno l’entusiasmo generato dal risultato ottenuto lo scorso anno aveva anche fatto pensare ad una stagione da chiudere ‘migliorando il quarto posto dello scorso anno’, per come si è sviluppata l’annata della Jambos il quarto posto finale è davvero un risultato da festeggiare, un traguardo che, assieme alla prima finale di sempre di Women’s Scottish Cup, ha reso questa stagione ancora più speciale.

Un momento del match contro il Partick Thistle

L’infortunio, grave, occorso a capitan Georgia Hunter (rottura del crociato) nel match infrasettimanale di Cumbernauld (perso 3-0 contro le Rangers) aveva un po’ distolto l’attenzione dal campo ma le ragazze di coach Olid, domenica scorsa (con calcio d’inizio anticipato alla 1pm) ad Oriam sono riuscite a chiudere il discorso dominando il match dal primo minuto fino almeno al 75′, andando sul 3-0 salvo poi subire una rimonta, per fortuna non completata, delle Jags che hanno saputo confermare il loro ruolo di squadra sempre ostica da affrontare.

Venerdi, come detto, le Hearts Women scenderanno in campo, per la prima volta, al nuovo Meadowbank Stadium per sfidare le Hibs Women (lo scorso anno, entrambi i derby in trasferta si erano giocati a Easter Rd). In palio ci sarà ‘solo’ l’onore e, dopo aver perso i primi due scontri diretti ad inizio stagione, è sicuro che le Jambos avranno voglia di prendersi un’altra vittoria nello split, prima di godersi un fine settimana di meritato riposo.

La tote bag con gli autografi di molte delle giocatrici che hanno vestito la maglia delle Hearts Women nelle ultime due stagioni

Settimana prossima, invece, si chiude la stagione con le ultime due gare, in casa contro la capolista Celtic (Oriam, mercoledì alle 6.10pm) e al Petershill Park contro le Glasgow City che, dopo una sola stagione da campionesse di Scozia, saranno costrette ad abdicare. Chi vincerà, tra Celtic Women (che mai si sono aggiudicate il titolo) e Rangers Women, verrà deciso molto probabilmente all’ultima giornata dopo che l’ultimo old firm stagionale, giocatosi ieri all’ora di pranzo al Broadwood Stadium, si è chiuso sullo 0-0 e ha lasciato le due squadre a pari punti (ma le Hoops hanno una migliore differenza-reti).

Poi, sarà tempo di concentrarsi sulla finale di Women’s Scottish Cup. Comunque vada, quel giorno le Jambos scriveranno una nuova pagina di storia del club.

Posted in 500 miles, Hearts, Women's Scottish Cup

Le Hearts Women vincono ad Hampden e volano in finale di Women’s Scottish Cup

Hampden Park come si presentava ieri pomeriggio, al mio arrivo

Una serie cosi lunga di ‘prime volte‘ cosi importanti verrebbero raccontate, da uno più bravo, con un centinaio di pagine piene di riferimenti ad un passato più o meno ‘mitico’. Uno meno bravo, forse, riuscirebbe a cavarne fuori qualcosa di più succinto e, se si ricordasse che parliamo di calcio al femminile, magari tirerebbe fuori una polemica ‘acchiappa-like‘ sulla scelta (spoiler alert, che ovviamente sarebbe sbagliata) di giocare una partita tra due squadre di Edimburgo che attirano poco pubblico in un’altra città (Glasgow), ad un orario ‘improbabile’ (le 12.15pm di domenica) e in uno stadio (Hampden) con una capienza (poco oltre i 50mila spettatori) che renderebbe ridicolo l’afflusso di pubblico facilmente registrabile già in prevendita per questo tipo di gare, nonostante i grandi passi avanti fatti ultimamente eccetera eccetera.

Insomma, qualcuno potrebbe anche valutare la scelta di giocare la semifinale della Women’s Scottish Cup ad Hampden Park un po’ come Fantozzi, decenni fa, aveva valutato la ‘Corazzata Potiomkin‘ di Eisenstein in uno dei suoi film, e prendersi i like di quelli che di solito vanno a mettere la ‘faccina che ride‘ o a commentare ‘perché non interessa a nessuno!‘ sotto ogni post, di qualunque testata e a qualunque latitudine, parli di calcio al femminile.

Io non sono né bravo né un po’ meno bravo, quindi scrivo sul mio blog e (troppo) spesso evito di esprimere altrove i miei pensieri su tematiche che considero ‘sensibili’, proprio per evitare (ahimè, talvolta purtroppo m’è capitato di deviare dalla mia risoluzione, ma sto imparando dagli errori e mi prendo almeno questo positivo) di venire risucchiato in polemiche che definirei ‘asciuga-anima‘ e da cui non porti a casa nulla, se non il rischio di rovinarti la giornata.

Io, che come detto non sono tra ‘quelli là che hanno sempre l’opinione più popolare’, ieri mattina mi sono svegliato alle 8am, ho fatto colazione a casa, preso il primo bus verso Haymarket, mi sono incamminato verso la fermata vicina alla stazione, ho preso il bus numero 25 e sono andato ad Oriam, da dove sarebbe partito il supporters bus delle Hearts Women alla volta di Hampden Park, lo Scotland National Stadium, per sostenere la nostra squadra nella semifinal di Women’s Scottish Cup contro le Spartans.

Il match programme della sfida

Io ho un certo pensiero, su come si potrebbe organizzare meglio tutto quanto sta attorno a questa realtà, le Hearts Women, che da tre stagioni sono diventate la squadra che ho visto di più dal vivo e che, come e quando ho potuto, ho seguito un po’ ovunque in giro per le Lowlands scozzesi – dove tempo e mezzi pubblici me lo permettevano.

Per esempio, io non vorrei più che le Hearts Women giocassero nel campo di allenamento di Oriam ma che si trovasse modo di farle giocare più vicine possibile alla ‘casa’ del club, il Tynecastle Park – se non proprio AL Tynecastle Park, perché onestamente continuo a non capire il motivo per cui una squadra che si chiama Hearts ed è di fatto la ‘versione femminile’ degli Hearts che sono la ‘versione maschile’ del club, non possa giocare a casa propria.

Quelli bravi e un po’ più bravi mi guarderebbero con aria compassionevole ricordandomi che ‘il numero di spettatori presenti non giustificherebbe la decisione di giocare al Tynecastle Park‘ ma secondo questa mentalità, il calcio al femminile non avrebbe mai riempito Stamford Bridge, l’Emirates, il Camp Nou, esaurito il Philips Stadion di Eindhoven per la finale di UWCL e portato decine di migliaia di persone al recente Europeo inglese.

Le squadre schierate al centro del campo

In Scozia, certo, siamo ancora un po’ lontani dalla realtà che si vive south of the border, e non solo nel calcio al femminile – basti pensare che da oltre quarant’anni solo due club, l’Old Firm, vincono la Premiership – ma se non si tiene il passo coi vicini e coi tempi, si rischia davvero di non riuscire mai più a progredire.

Insomma, se Hampden Park, come c’è scritto all’esterno del North Stand, è lo Scotland National Stadium, è giusto che li giochino le due rappresentative nazionali, maschile e femminile, e che semifinali e finale di Scottish Cup, maschile e femminile, si giochino proprio in quello stadio ubicato nel Southside di Glasgow. Al di là del numero di spettatori presenti.

Con buona pace dell’atmosfera (che, ammettiamolo, è una leggenda perché quassù si valuta l’esperienza in uno stadio non tanto per quello che vedi in campo ma per quanto sono comodi i seggiolini e per l’offerta di cibo e bevande nel concourse), dei Soloni sempre pronti ad acchiappare il ‘mi-piace’ della pancia di certe persone e anche al netto dell’attenzione che le sezioni femminili dei club ricevono – a mio parere, sempre troppo poca nonostante gli sforzi, a volte di facciata, fatti negli ultimi anni.

Le due squadre al termine della gara, chiusasi 0-3 per le Hearts Women che, per sorteggio, erano la squadra ‘ospite’

Tornando alla gara di ieri, le Hearts Women (che hanno lasciato Oriam una mezz’ora prima dei tifosi) arrivavano alla sfida con il favore del pronostico offerto dalla posizione di classifica e dalla forma attuale ma, guardando ai due scontri diretti in stagione (vittoria rocambolesca, in rimonta, per 3-4 ad Ainslie Park, successo risicato per 1-0 ad Oriam a mesi di distanza) e considerando che nessuna giocatrice della rosa delle Hearts Women aveva, prima di ieri pomeriggio, giocato ad Hampden Park, si capisce che il match sarebbe stato di lettura un po’ più complicata.

Arriviamo allo stadio con poco più di un’ora di anticipo sul kick off e il mio primo viaggio di sempre su un supporters bus, da quando ci siamo trasferiti spostato quassù, scorre veloce e tranquillo – direi addirittura troppo, per come ero abituato a fare le trasferte in Italia, ma tant’è – e poco dopo le 11am si aprono i tornelli di Hampden. Il match programme è gratuito (come capita per le gare della SWNT) e lo leggo mentre mi mangio la mia kebab pie, trovando numerosi svarioni e, soprattutto, notando che le fotografie all’interno sono quasi tutte di giocatrici che indossano la divisa dello scorso anno.

La partita inizia e per quarantacinque minuti si resta in equilibrio, con le Spartans chiaramente impostate sul contrattacco e le Hearts che provano a farsi andare bene l’etichetta di favorite, registrando numeri clamorosi in termini di possesso e territorio ma senza riuscire ad impensierire davvero la portiere avversaria. La pressione sale comunque, lenta ed inevitabile, e le Jambos vanno a riposo avanti nel punteggio grazie al goal di Kate Mooney, attaccante irlandese arrivata a gennaio, brava ad anticipare la diretta avversaria su un bel cross di Georgia Timms dalla destra d’attacco.

Nella ripresa le Hearts continuano a mantenere il possesso e trovano altri due goal, entrambi di testa, con la rientrante Kathleen McGovern che prima insacca un cross della player of the match, Monica Forsyth, poi a tempo scaduto crossa in area dalla sinistra trovando il guizzo di Carly Girasoli, capace di coronare con un goal ad Hampden un’altra prestazione da insostituibile.

Alla seconda semifinale di sempre (la prima la giocarono due stagioni fa a Falkirk, contro le Celtic Women), le Hearts riescono cosi a centrare un altro traguardo storico, regalandosi il pass per la finale – che si giocherà, sempre ad Hampden Park, domenica 26 maggio.

Prima di allora, e a partire da mercoledì 1 maggio, restano cinque gare di SWPL in cui servono punti per difendere il quarto posto (tra cui l’ultimo derby stagionale, con data, orario e sede ancora da confermare a poco meno di tre settimane) che sarebbe un risultato tutto sommato soddisfacente, considerando come la stagione si è evoluta.

Posted in 500 miles, SWPL1

Il Montrose non è il mio “nuovo Hamilton” – vi spiego perché

Il benvenuto ad Ainslie Park

Domenica 14 aprile, approfittando del fatto che le Hearts Women avevano già giocato (e vinto) il derby contro le Hibs il venerdì precedente, decido di regalarmi un breve viaggio in bus per tornare ad Ainslie Park, dove le Spartans Women ospitavano le Montrose Women in un match valido per il venticinquesimo turno di SWPL (e il mio primo tra due squadre nella bottom-six di classifica dopo lo split).

Spieghiamo velocemente cosa vuol dire il titolo che ho scelto per questo post: l’Hamilton Academicals FC è stato, fino all’agosto scorso, l’unica squadra (maschile e femminile) ad aver giocato nella top-tier del calcio scozzese da quando mi sono trasferito quassù a non aver mai visto in azione. Per la maschile ho avuto molte occasioni sprecate, per la femminile invece la scorsa stagione è stato impossibile (per una ragione o per l’altra) organizzarmi in modo da vedere le biancorosse in azione.

Il Montrose maschile ero riuscito a vederlo, a domicilio, nell’estate 2019 (qui trovate il resoconto di quella giornata) mentre invece la squadra femminile, neopromossa in SWPL, aveva fatto visita ad Oriam quando ero in Italia mentre non ero riuscito ad organizzarmi per seguire le Hearts in trasferta lo scorso ottobre.

Un momento del primo tempo del match tra Spartans Women e Montrose Women

Mi ero quindi fatto l’idea che il Montrose Women potesse diventare il mio “nuovo Hamilton” e volevo, allo stesso tempo, evitare di crearmi una “nuova ossessione”. Con queste basi, la partita di domenica scorsa a Pilton era davvero un appuntamento per me imperdibile.

Ero anche curioso di vedere il Montrose in azione perché, come detto, da neopromossa ha fatto una stagione davvero positiva e si presentava ad Ainslie Park con tre punti di vantaggio sulle padrone di casa e con la voglia di staccarsi definitivamente da uno degli ultimi due posti in classifica che portano “in regalo” la retrocessione diretta in SWPL2 (l’ultimo) o lo spareggio promozione/retrocessione con la seconda classificata di SWPL2 (il penultimo). Mentre lo scorso anno le Glasgow Women sono sempre rimaste nel fondo della classifica, dalla prima all’ultima giornata, in questa stagione ci sono almeno quattro squadre in lotta per la salvezza – oltre alle due avversarie di turno, ci sono il Dundee United Women e le Hamilton Accies (che lo scorso anno avevano vinto lo spareggio).

Le Spartans Women difendono un corner nel primo tempo

Insomma, non senza qualche problema (bus preso di corsa) arrivo allo stadio che manca poco più di mezz’ora al calcio d’inizio, quindi c’è tempo per una pie prima di prendere posto sulla tribuna in un altro pomeriggio influenzato dal forte (e gelido) vento che da qualche giorno sferza la Capitale – il giorno prima, sabato, ero all’Hive Stadium per Scozia Femminile v Inghilterra Femminile di Women’s 6 Nations e devo ammettere che il freddo patito quel giorno, con condizioni climatiche quasi “estreme” considerando anche che, tecnicamente, la primavera è già iniziata da un po’, è stato molto.

Il vento influenza le giocate delle squadre ma, onestamente, il primo tempo sarà difficilmente ricordato per lo spettacolo visto in campo. Il Montrose crea qualche occasione, soprattutto da palla ferma, ma costringe la portiere delle Spartans ad una sola parata degna di nota, con le squadre che vanno a riposo su uno dei più tipici scenari da 0-0.

Fun fact: nelle due occasioni in cui ho visto il Montrose (men o women) dal vivo, i match programme erano validi per due partite

Nella ripresa il Montrose scappa sullo 0-2, dominando il gioco, prima di chiudersi un po’ troppo in difesa e rischiare di gettare al vento il lavoro fatto. Le Spartans, infatti, sprecano una clamorosa occasione fallendo un calcio di rigore prima di accorciare le distanze a tempo quasi scaduto.

Finisce 1-2, il Montrose si prende i tre punti che voleva e allunga sulle dirette avversarie mentre le Spartans dovranno continuare a guardarsi le spalle se non vorranno rischiare di essere risucchiate in uno dei due posti in fondo alla classifica. Per loro, dopo lo scorso anno, una stagione sorprendentemente deludente ma che possono rendere magica tra meno di due settimane, quando sfideranno le Hearts Women a Hampden Park nella semifinale di Scottish Cup.

Posted in Hearts, SWPL1

Le Hearts Women centrano due risultati storici in meno di una settimana e ipotecano il quarto posto in classifica

Le squadre schierate prima del terzo Edinburgh Derby stagionale

La stagione 2023/24 delle Hearts Women verrà ricordata come un vero e proprio rollercoaster di emozioni, prestazioni e risultati e, molto probabilmente, quando si guarderà indietro a questa annata non si riuscirà ad evitare di farlo con qualche rammarico.

Si, perché le due straordinarie vittorie conquistate in meno di una settimana, tra venerdì 12 e mercoledì 17 aprile, hanno permesso alle Jambos di ipotecare il quarto posto finale ma la sensazione è che con un paio di innesti in ruoli-chiave, in modo da dare più profondità alla rosa e permettere a coach Olid di fare maggiore turnover nei momenti, come questo, in cui si gioca più spesso, questa squadra poteva davvero lottare per il terzo posto finale nella classifica di SWPL.

Cross di Jess Husband, goal di testa di Kathleen McGovern: Hearts 1 Hibs 0

Lasciando da parte queste considerazioni, la prima vittoria stagionale nell’Edinburgh Derby contro le Hibs arriva al termine di una gara giocata per oltre settanta minuti in inferiorità numerica ma dominata in lungo e in largo, tanto che per larghi tratti del match mi ero completamente dimenticato del cartellino rosso mostrato a McGovern (che col suo colpo di testa, a sfruttare il perfetto assist di Jess Husband, aveva poco prima portato avanti le Hearts) proprio a metà del primo tempo.

Il match, giocato ad Oriam finalmente sold-out un freddo venerdì sera di metà aprile, ha finalmente dato alle Hearts la possibilità di mettere in mostra tutte le proprie qualità, soprattutto in fase difensiva dove il trio di centrali, capitan Hunter, Carly Girasoli e una Lizzie Waldie a mio parere personale player of the match per distanza, hanno saputo tenere a bada le offensive (scombinate, va detto) delle avversarie, incapaci di far valere la superiorità numerica e sempre in difficoltà.

Tanto che nella ripresa, con una bella punizione di Megan Bell, le Hearts hanno trovato il goal del 2-0 con cui si è chiuso il match, un risultato che ha permesso alle Jambos di allungare il proprio vantaggio sulle rivali dirette per il quarto posto finale, a sei punti.

Un momento del primo tempo tra Hearts Women e Rangers Women

Che sarebbero, pochi giorni dopo, diventati addirittura nove, grazie a quello che non ho problemi a definire il capolavoro stagionale (almeno, della parte di stagione giocata finora) delle Hearts. Ovvero, il match casalingo contro le capoliste Rangers Women.

La gara è in programma mercoledì 17 aprile ad Oriam, con kick off fissato per le 7.45pm in modo da consentire la diretta televisiva su BBC ALBA. Oriam non è sold-out, stavolta, ma contando giornata, orario e temperatura (si, fa ancora piuttosto freddo quassù anche per chi è ormai abituato a questo clima) c’è una buona cornice di pubblico.

Katie Lockwood festeggia il goal che avrebbe regalato la prima vittoria alle Hearts Women su una squadra “top-three” in classifica

Eva Olid, head coach delle Hearts, cambia due elementi rispetto al derby di venerdì inserendo Adamolekun al posto della squalificata McGovern e dando spazio tra i pali a Rachel Johnstone, con Parker-Smith che si prende un turno di riposo.

Le Hearts segnano il goal decisivo nella ripresa grazie a Katie Lockwood, il quindicesimo di un’annata davvero positiva per la centrocampista offensiva arrivata in estate dalle Hibs, ma a mio modestissimo parere vincono il match nel primo tempo, in quarantasette minuti che per me sono i migliori giocati finora dalle Jambos.

Il tramonto ad Oriam, sempre spettacolare

Mi spiego: non ho avuto la possibilità di vedere le statistiche, ma credo che tra possesso, territorio, tiri in porta le Rangers abbiano registrato numeri incredibilmente superiori alle Hearts e anche coach Olid ha detto che nel primo tempo “abbiamo mostrato loro troppo rispetto e non siamo riuscite a tenere la palla, giocando il nostro calcio”.

Tutto vero, ma il fattore che per me va premiato è stata la straordinaria organizzazione mostrata in fase difensiva, dove tutte le giocatrici hanno dimostrato calma, capacità di adattamento, concentrazione. Insomma, un vero e proprio masterpiece difensivo che, per uno come me che nella sua “carriera” (fermatasi a quattordici anni, ma di cui vado estremamente fiero) di “stopper” (era il modo in cui decenni fa si indicava il centrale difensivo) è sempre un aspetto fondamentale.

È tutto vero!

Certo, poi là davanti Georgia Timms si è nuovamente sacrificata per ottantasette minuti (prima di fare spazio a Mooney) facendo a spallate con la difesa avversaria, Emma Brownlie nel suo “nuovo” ruolo di esterna alta ha dimostrato tutte le sue qualità, Monica Forsyth ha ancora una volta messo in scena una prestazione da “insostituibile” e il gruppo, in generale, ha voluto questa vittoria in maniera viscerale, ricordando le brutte sconfitte patite l’anno scorso in queste gare e volendo dimostrare, con determinazione, le proprie qualità.

Le Hearts cementano il proprio quarto posto in classifica di SWPL, quindi, con nove punti di vantaggio sulle Hibs (battute 1-0 ad Airdrie dalle Celtic Women, nuove capoliste e prossime avversarie delle Jambos), registrando un secondo clean-sheet consecutivo e dando l’impressione che, se in estate la società continuerà ad operare in questo modo in fase di mercato, davvero il prossimo anno si potranno fissare obiettivi ancora più ambiziosi.

Al momento, però, c’è un viaggio al Celtic Park da preparare prima di pensare a come affrontare la prima gara ad Hampden Park della nostra storia, per la semifinale di Women’s Scottish Cup contro le Spartans Women in un altro Edinburgh Derby che, non ho dubbi, ci farà divertire.

Posted in 500 miles, Scozia

La SWNT ha iniziato il cammino verso EURO2025

Le squadre schierate a centrocampo per gli inni nazionali

La Scozia Femminile ha iniziato, non senza qualche difficoltà, il proprio cammino verso la fase finale dell’Europeo 2025, in programma in Svizzera l’estate del prossimo anno.

Dopo aver fallito la qualificazione alla fase finale di EURO2022 e della Coppa del Mondo 2023 ed essere retrocessa, come ultima del suo girone, nel Gruppo B di UEFA Nations League, la SWNT vuole interrompere la striscia negativa e tornare ad esibirsi sui maggiori palcoscenici del calcio femminile.

Per farlo, Rachel Corsie e compagne dovranno superare diversi ostacoli, posti dal processo di qualificazione. La Scozia, inserita in fascia B, dovrà cercare il miglior piazzamento possibile nel proprio gruppo prima di cominciare i playoffs e la rincorsa ad un posto ad EURO2025 è cominciata venerdì 5 aprile dal Gradski stadio Dubočica di Leskovac, dove le ragazze di coach Pedro Martinez Losa hanno sfidato le padrone di casa della Serbia nella prima giornata.

La gara, giocata in condizioni climatiche decisamente diverse da quelle cui siamo abituati quassù, ha posto la Scozia di fronte a diverse sfide ma la prestazione messa in campo, al netto di numerose attenuanti (tra le altre, le numerose assenze per infortuni più o meno gravi), non può definirsi soddisfacente.

Il match si chiude sullo 0-0, al termine di oltre novanta minuti in cui la Serbia ha forse il diritto di nutrire un certo rammarico per le occasioni sprecate ma che, in generale, sono stati davvero avari di emozioni.

Il secondo match di questa finestra internazionale vedeva la Scozia tornare ad Hampden Park, per la prima volta nel 2024, contro la Slovacchia. In Nations League la SWNT ha chiuso con due pareggi (uno dei quali ottenuto in casa, contro il Belgio) e quattro sconfitte e l’aspettativa di tutti era di tornare alla vittoria – anche cercando di dimenticare una Pinatar Cup tutt’altro che entusiasmante, più per le prestazioni messe in campo che per i risultati ottenuti.

Il match programme della gara, con Jenna Clark in copertina

Parto da Edimburgo verso le 3.30pm per un calcio d’inizio fissato, con davvero scarsa considerazione dei mezzi pubblici che portano dal centro di Glasgow ad Hampden, per le 7.35pm. Arrivo a Glasgow verso le 5.30pm e decido di andare direttamente allo stadio, mangiandomi un panino tra il viaggio in treno e il percorso a piedi che separa la stazione di Mount Florida dalla casa del calcio scozzese.

Entro che manca poco meno di un’ora al calcio d’inizio, prendo posto e aspetto, leggendo il programma e guardando il riscaldamento delle squadre. Quando le formazioni entrano in campo per gli inni nazionali devo ammettere che il pubblico presente sugli spalti è più numeroso di quanto mi aspettassi. Capitan Rachel Corsie oggi festeggia un grande traguardo, il cap numero 150 di una carriera davvero da incorniciare e le sue compagne vogliono darle, in regalo, una vittoria.

Nel primo tempo, però, la prestazione della Scozia è molto simile a quella, incolore, vista in Serbia settimana scorsa. Troppe difficoltà in fase di costruzione, parecchia confusione e portiere avversaria mai chiamata in cause. L’head coach della SWNT conferma l’undici iniziale anche nella ripresa e, nonostante continuino le difficoltà, un colpo di testa di Sophie Howard al 62′ sblocca il risultato – che non sarebbe più cambiato.

La Scozia, al termine di un match che andrà nella storia per il traguardo personale di Corsie più che per il suo andamento, conquista la vittoria che cercava e si issa in vetta al girone a pari punti con la Serbia, prima del back-to-back contro Israele in programma tra fine maggio ed inizio giugno, in cui per la SWNT dovranno arrivare sei punti, prestazioni convincenti e parecchi goal a referto per mettersi davvero sulla strada giusta.

Per il momento, considerando la situazione, va bene anche cosi.

Posted in 500 miles, Hearts, SWPL1

Pasqua al Petershill Park (make it a double, please!)

Hearts Women in attacco nel primo tempo

Pasqua con chi vuoi, dice l’antico proverbio e io quest’anno ho deciso di passarla al Petershill Park, approfittando del calendario più che favorevole di SWPL1 che offriva un clamoroso double-header nella casa (tra le altre) di Glasgow City e Partick Thistle Women.

Come accaduto un paio di anni fa, in occasione della semifinale dell’allora Scottish Women’s Cup a Falkirk, riesco a vedermi due gare nello stesso pomeriggio e, per assoluta coincidenza, si tratta delle stesse quattro squadre che si sono sfidate in quel pomeriggio tardo primaverile.

Parto con buon anticipo al mattino da Edimburgo, perché il kick off della prima partita, che vede impegnate le Hearts Women contro le Jags nel replay del quarto di finale di Women’s Scottish Cup di un paio di settimane fa (oltre che essere, finora, il quarto scontro diretto stagionale tra le squadre) è fissato per le 12.10pm per consentire la diretta tv su BBC ALBA.

Il pullman (900) arriva un po’ in ritardo ma ho comunque tutto il tempo necessario per una breve passeggiata in centro a Glasgow, per prendere il bus locale (87) verso Springburn e trovare posto nell’unica tribuna del The Peasy.

Una fase del primo tempo tra Partick Thistle Women e Hearts Women

Il meteo è davvero d’aiuto, perché al vento (non troppo fastidioso e, per una volta, nemmeno troppo freddo) fa da contraltare il sole che splende alto nel cielo, fatta eccezione per il passaggio temporaneo di qualche nuvola.

Le Jambos si presentano alla sfida con una settimana di riposo in più rispetto alle avversarie, che settimana scorsa avevano giocato (e perso) la finale di SkySports Cup contro le Rangers Women al Tynecastle Park, e con la giovanissima esterna sinistra, Jess Husband, al debutto dal primo minuto in maroon. Prestazione superba, per lei, in una gara sempre difficile nonostante, alla fine, le Hearts si siano imposte con un netto 0-3 grazie ai goal di Findley (nel primo tempo) e alla doppietta della rientrante Kathleen McGovern.

La vittoria consente alle Jambos di restare al quarto posto in classifica ma, adesso, in solitaria e con tre punti di vantaggio sulle Hibs, battute (1-2) dalle Rangers Women che continuano a guidare la classifica.

Break in George Square tra le due partite

Al termine della gara, con poco più di un’ora libera prima della seconda partita, torno in centro a Glasgow e mi godo la pausa su una panchina in George Square, il cuore della città, prima di tornare in direzione nord-ovest e coprire il miglio e mezzo scarso che separa il centro dallo stadio.

La seconda parte del mio personale “Easter double-header” è lo scontro diretto tra le due squadre che siedono, a pari punti, al secondo posto in classifica ad un punto di distacco dalle Rangers Women (ma, quando scendono in campo, i punti di distacco sono quattro perché le Gers avevano, come detto sopra, già giocato e vinto nella Capitale contro l’Hibernian Women).

Il match programme della sfida tra Glasgow City e Celtic Women

Glasgow City e Celtic Women, infatti, hanno saputo approfittare di un temporaneo calo di forma della capolista per ridurre lo svantaggio, anche (e forse soprattutto) grazie alla vittoria delle Hoops nell’Old Firm giocatosi due settimane fa ad Airdrie.

Nel novembre scorso avevo visto le Glasgow City in casa contro le Rangers e, allora, le ospiti avevano messo in campo una vera e propria dimostrazione di forza, consentendo il primo tiro in porta alle Campionesse di Scozia solo nei minuti di recupero del secondo tempo.

Le Celtic Women, che hanno cambiato guida tecnica a cavallo delle vacanze invernali (con Fran Alonso volato negli USA e sostituito dalla head coach svedese Elena Sadiku) arrivano allo scontro diretto, come detto, per prolungare la striscia positiva e cercare di stare il più vicine possibile alle Rangers Women, sperando in un passo falso delle avversarie o, come sarà più probabile, tenendosi aperta la possibilità del sorpasso nel prossimo scontro diretto.

Glasgow City in attacco nel primo tempo

La gara, che comincia alle 4.10pm ed è anch’essa in diretta su BBC ALBA, è molto aperta ma le Celtic riescono subito a prenderne il controllo. Le Hoops vanno a riposo avanti (0-1) grazie al colpo di testa, su calcio d’angolo, di capitan Hayes e raddoppiano in avvio di ripresa col goal di Natasha Flint, vero e proprio valore aggiunto della rosa e tornata a Glasgow a stagione inoltrata dopo aver giocato la prima parte dell’annata in WSL col Liverpool Women.

A differenza della sfida di novembre contro le Rangers, però, le City riescono a scuotersi, accorciando le distanze a tempo quasi scaduto con il bel goal di Giammona in girata ma, come in autunno, uscendo dal campo sconfitte in un altro scontro diretto.

Il calcio d’angolo a seguito del quale le Celtic Women sono passate in vantaggio

La SWPL si ferma ancora, stavolta per lasciare spazio alla finestra internazionale (la Scozia inizierà il suo cammino verso EURO2025 in Serbia, venerdì pomeriggio, prima di debuttare ad Hampden Park martedì prossimo contro la Slovacchia). Venerdì 12 aprile si torna in campo con l’Edinburgh Derby, in programma ad Oriam, uno scontro diretto che potrebbe essere, a questo punto della stagione, quasi decisivo: una vittoria delle Hearts, che finora hanno perso entrambi i derby giocati quest’anno, manderebbe le Jambos a +6 sulle rivali cittadine.

Per le Glasgow City, invece, un altro scontro diretto da non fallire: al Broadwood Stadium di Cumbernauld faranno visita alle Rangers Women con l’imperativo di prendersi una vittoria (o, almeno, di non perdere) per riportarsi sotto. Le Celtic Women saranno pronte ad approfittare di un passo falso delle rivali e torneranno al Petershill Park, stavolta ospiti delle Partick Thistle Women.

La classifica aggiornata di SWPL1 (fonte: https://swpl.uk/match-centre/swpl/)

Nella lotta per la salvezza, Spartans (che hanno espugnato il Foundation Park di Dundee battendo 2-4 lo United) e Montrose (vincitrici 2-1 in casa sull’Hamilton) lasciano le rispettive avversarie di giornata sul fondo della classifica e si sfideranno ad Ainslie Park domenica 14 all’ora di pranzo. A chiudere la giornata numero 24 arriva la vittoria casalinga per il Motherwell (3-0 sull’Aberdeen) che accorcia le distanze sul settimo posto, occupato proprio dalle Dons e, con quindici punti di vantaggio sul penultimo posto, si mette nelle migliori condizioni possibili per le restanti otto gare stagionali.

Posted in 500 miles, il calcio delle altre - il calcio degli altri, Memories

Genoa Women al “Gambino” di Arenzano, quasi come essere ad Arbroath

Il Genoa Women a fine partita sotto la tribuna a ringraziare i tifosi

Nel febbraio scorso ho realizzato un paio di “sogni” che avevo nel mio personale cassetto calcistico. Uno era quello di vedere una partita dell’Inter (Women) all’Arena Civica di Milano, l’altro ero quello di vedere almeno una gara del Genoa Women.

La gara scelta per l’occasione era quella tra le padrone di casa e l’Hellas Verona Women, entrambe le squadre navigavano nella metà alta della classifica della Serie B Femminile e quella era la gara che, durante il mio ultimo viaggio in Italia, le Grifone giocavano tra le mura amiche del “Gambino” di Arenzano.

Un momento della sfida e, sullo sfondo, il mare

Ora, sinceramente io preferirei veder giocare sempre il Genoa (qualunque squadra) a Genova, ma considerando che Arenzano ha un rapporto particolare coi colori rossoblu e che lo Stadio Gambino è uno dei più vicini al mare che io conosca, per questa volta ho fatto un’eccezione e mi sono messo in viaggio verso la cittadina del Ponente nella tarda mattinata di domenica 18 febbraio.

Il kick off era in programma per le 14:30 ma, considerando il clima clamorosamente (e, direi, pericolosamente) mite per metà febbraio, oltre alla location dello stadio (che sorge proprio sulla passeggiata che unisce Arenzano a Cogoleto), siamo arrivati con un po’ di anticipo per riuscire a parcheggiare l’auto nelle vicinanze e goderci anche il pre-partita.

Tra Genoa e Verona c’è da sempre una grandissima rivalità che, però, non è stata esportata al calcio femminile. Il match si gioca di fronte ad un buon pubblico, con molti tifosi che si fanno anche sentire con cori per tutta la partita, e come detto in condizioni climatiche davvero inusuali, anche a queste latitudini.

Avevo voglia, come detto, di vedere dal vivo una gara del Genoa Women ma non ero pronto per lo spettacolo che la location dello stadio offriva, nonostante veda costantemente gli highlights delle partite. Il “Gambino” sorge a pochissimi metri dalla scogliera e mi dà subito delle sensazioni che ricordano quelle del Gayfield Park di Abroath, lo stadio (fino a quel giorno) più vicino al mare in cui avevo visto una partita di calcio (due, ad esser pignoli, ed entrambe due amichevoli tra l’Arbroath e gli Hearts).

Bargi festeggia il goal

La gara è molto bella e combattuta, con le squadre che chiudono sull’1-1 (il Genoa passa in vantaggio nel primo tempo grazie ad un rigore di Bargi, l’Hellas Verona pareggia in avvio di ripresa) e diciamo che il risultato, per come è andata la partita, è giusto.

La partita chiude il mio personale trittico italiano, apertosi mercoledì 14 febbraio all’Arena Civica di Milano per la sfida tra Inter Women e Juventus Women e proseguito, sempre a Milano (ma stavolta a San Siro) venerdì 16 con il match di Serie A maschile tra Inter e Salernitana. Una settimana molto intensa, sia dal punto di vista fisico (con diversi viaggi in treno) sia emotivo, ma che difficilmente dimenticherò e che la sfida di Arenzano ha reso ancora più speciale, se possibile.

Tutto il Genoa viene sotto la tribuna a ringraziare il pubblico presente per il sostegno, poi con calma ci incamminiamo verso la macchina e verso casa. Il traffico, dovendo attraversare Genova per tornare a Levante, è piuttosto intenso (la giornata, come detto, era perfetta sia per una partita, sia per una passeggiata sul mare e addirittura per un gelato, ma va anche considerato che quello era anche l’ultimo weekend di carnevale) ma niente riesce a rovinarmi l’esperienza e il ricordo di una giornata vissuta quasi “comme à Arbroath“.

Il sole a picco, lo scorcio del golfo alle spalle della porta e, un po’ al buio, il Genoa Women difende un calcio d’angolo nel primo tempo
Posted in SWPL Cup

Al Tynecastle Park è stato assegnato il primo major trophy della stagione femminile

Il tabellone luminoso del Tynecastle Park nel pre-partita

Ieri pomeriggio, con kick off fissato per la 1.30pm, si è giocata la finale della SkySports Cup (la SWPL Cup, la Coppa di Lega femminile scozzese).

Le Rangers Women, ancora in corsa per un clamoroso quadruple e strafavorite per la vittoria, hanno sfidato le Partick Thistle Women al Tynecastle Park in una gara che, se il pronostico dava a senso unico, aveva comunque molti motivi di interesse.

Anzitutto, assegnava il primo major trophy della stagione femminile scozzese. Le Rangers, che hanno visto con la sconfitta nel derby di settimana scorsa ridursi ad un solo punto il vantaggio su Celtic e Glasgow City nella classifica di SWPL1, avevano tutte le intenzioni di confermare il pronostico, difendere la coppa conquistata lo scorso anno (ancora al Tynecastle Park) e mettersi in bacheca il primo trofeo stagionale, per affrontare con rinnovata fiducia le prossime sfide in campionato ma anche per dare un segnale alle avversarie.

Ingresso in campo delle squadre

Il Partick Thistle, invece, era alla sua prima finale di sempre (parliamo, ovviamente, della squadra femminile) e arrivava nella capitale con l’unica pressione di giocare la miglior partita possibile, restando fedeli al proprio game plan e cercando di creare problemi alle avversarie.

La gara era trasmessa in diretta su SkySports ed era l’ideal curtain raiser di un pomeriggio interamente dedicato al calcio femminile – a seguire, il canale sportivo avrebbe trasmesso West Ham v Chelsea e Aston Villa v Arsenal di WSL – e dava occasione al calcio scozzese al femminile di avere, finalmente, un po’ di visibilità “oltre confine”, in una giornata in cui il calcio al maschile si era fermato per lasciare spazio alle Nazionali.

Squadre schierate al centro del campo

Nonostante la grande attenzione messa in fase di preparazione, mi ha stupito la decisione di non produrre un match programme cartaceo, ma solo una versione online ospitata sul sito di SkySports – occasione persa a mio avviso, perché sono convinto che molte persone presenti ieri alla partita avrebbero apprezzato la possibilità di leggersi il programma nel pre-gara (il link per il programma è questo, se vi interessa: https://www.skysports.com/football/story-telling/37371/13099129/rangers-vs-partick-thistle-read-the-free-sky-sports-cup-final-programme)

Anche considerando la diretta televisiva e il fatto che entrambe le finaliste sono club di Glasgow, il numero dei biglietti venduti in prevendita (oltre quattromila) era davvero di tutto rispetto. Io avevo acquistato il mio il giorno prima, decidendo di ritirarlo direttamente al ticket office del Tynecastle Park. Se il biglietto era “nominale” e, in accordo col regolamento dello stadio, andava rispettato settore/fila/posto assegnato, non erano previste divisioni delle tifoserie ma si incoraggiavano i tifosi a scegliere determinati settori. Io, da neutrale, avevo scelto il settore a lato di quelli assegnati ai tifosi del Partick Thistle – club per cui ho da sempre un grandissimo rispetto – e mi sono regalato un’atmosfera che difficilmente dimenticherò.

Tutto il Partick Thistle a salutare i propri tifosi a fine gara

Certo, siamo lontani anni luce da quello che sono stato abituato a vivere in uno stadio italiano ma considerando come si vive il calcio quassù, i sostenitori del Partick Thistle hanno cantato per tutto il primo tempo e alla fine del match, quando ormai l’esito del match era impossibile da invertire, hanno continuato a cantare e sono rimasti in gran numero anche durante la premiazione delle proprie giocatrici con la medaglia per il secondo posto.

Si, perché nonostante il gran goal di Donaldson al 18′ (che ha fatto letteralmente esplodere il settore dei Jags) a pareggiare il vantaggio di McAulay (brutto errore della difesa del Partick Thistle), le Rangers erano riuscite ad andare a riposo avanti 3-1 e a chiudere il match sul 4-1 con il goal di McLoughlin nella ripresa.

Il Partick Thistle riceve la medaglia per il secondo posto, mentre le Rangers si apprestano a festeggiare il successo

Pronostico confermato, dunque, con capitan Nicola Docherty che ha potuto alzare al cielo di Edimburgo la coppa, ma va detto che anche le mie aspettative per quanto riguarda la prestazione delle Partick Thistle (che avevo imparato ad apprezzare proprio in occasione di una semifinale di Scottish Cup, a Falkirk, un paio d’anni fa) sono state assolutamente confermate.

Domenica prossima, nel giorno di pasqua, si torna in campo e le Partick Thistle ospiteranno le Hearts Women al Petershill Park. Dopo la sconfitta patita settimana scorsa ad Oriam contro le Glasgow City (0-2) e la contemporanea vittoria delle Hibs Women (2-0 a Meadowbank proprio contro le Jags), per le Jambos è direi fondamentale un successo al The Peasy per tenere vive le speranze di quarto posto finale. Certo, il derby di venerdì 12 aprile avrà, sotto questo aspetto, un’importanza enorme ma bisogna arrivarci almeno a pari punti con le Hibs.

Il calcio al femminile in Scozia continua a crescere
Posted in 500 miles, Hearts, Scottish Women's Cup, Women's Scottish Cup

Un goal di Lizzie Waldie regala alle Hearts Women il primo viaggio ad Hampden!

Le Hearts in attacco nel primo tempo

Un goal di testa di Lizzie Waldie, difensore centrale inglese arrivata in estate dal Crystal Palace e presasi subito la maglia da titolare, a quattro minuti dalla fine dei tempi regolamentari regala alle Hearts Women il successo nel quarto di finale di Women’s Scottish Cup, con annessa seconda semifinale e primo viaggio di sempre ad Hampden Park.

La prima semifinale, infatti, le Hearts Women l’avevano conquistata un paio di anni fa, quando la coppa nazionale si chiamava ancora Scottish Women’s Cup e la semifinale, anziché al National Stadium, si giocò (come double-header) al Falkirk Stadium.

Una fase del primo tempo del match

Questa, invece, è la seconda stagione che la Scottish Cup è la stessa, per uomini e donne (finalmente) e, quindi, le semifinali sono in programma, in aprile, ad Hampden Park (stasera conosceremo gli accoppiamenti, durante l’intervallo della sfida tra Greenock Morton e Hearts, ultimo quarto di finale della men’s Scottish Cup).

Dopo il viaggio ad est di settimana scorsa, con una bella vittoria a chiudere al meglio la prima fase della SWPL, ieri pomeriggio mi sono imbarcato in direzione ovest verso Glasgow. Le Hearts Women erano infatti attese dalle Partick Thistle Women, squadra sempre piuttosto ostica da affrontare soprattutto in trasferta, per il quarto di finale della Coppa di Scozia femminile e, come detto, per un posto ad Hampden Park. La sfida del Petershill Park era la terza, in ordine cronologico, del turno perché Livingston v Spartans e Hibs v Rangers avevano un kick off fissato per le 12pm mentre a Glasgow si giocava alla 1pm – il programma era chiuso dal match di Montrose tra le padrone di casa e le Celtic Women, calcio d’inizio alle 4pm.

Screenshot dal profilo twitter ufficiale delle Hearts Women

La gara del The Peasy era difficile da pronosticare perché nonostante le due nette vittorie raccolte nelle sfide di campionato, la gara secca e la posta in palio, giocata in condizioni climatiche tutt’altro che ideali (vento forte e pioggia nel primo tempo, freddo per tutta la gara) avevano di fatto mescolato le carte – senza contare il fattore-campo sfavorevole a Georgia Hunter e compagne.

Arrivo a Glasgow con un’ora e mezza di anticipo sul calcio d’inizio e dopo due passi in centro, prendo il bus verso lo stadio – i cui tornelli aprivano alle 12.15pm. Presa la pie d’ordinanza e una bottiglia d’acqua per evitare di muovermi per tutto il resto del pomeriggio, prendo posto e mi godo il pre-partita.

La gara inizia, puntuale, di fronte ad un centinaio di spettatori e qualche fellow Jambo che ha deciso di farsi il viaggio verso ovest. Il primo tempo non premia di certo la nostra dedizione, con entrambe le squadre più impegnate a capire come sfruttare i vantaggi (o evitare gli svantaggi) del vento che a costruire azioni degne di note. Si va a riposo sullo 0-0 che è davvero specchio fedele di quanto visto in campo, nonostante le Jags siano andate vicine al goal in un’occasione.

Screenshot dal profilo ufficiale twitter delle Partick Thistle Women con un momento del match

Nella ripresa la coach delle Hearts, Eva Olid, cambia tre elementi e le Jambos alzano il baricentro, ma non riescono mai ad impensierire la portiere avversaria. Almeno fino al minuto 86 quando Ciara Grant, su punizione conquistata da Georgia Timms sulla trequarti, pesca con un preciso pallonetto Waldie al centro dell’area. La centrale difensiva è potente nel colpo di testa, Cunningham (portiere del Partick Thistle) intercetta la palla ma non riesce ad impedirle di insaccarsi e le Hearts trovano il goal che cercavano.

Le Jambos riescono a difendere il vantaggio anche nei minuti di recupero e al fischio finale esplode la gioia: per la prima volta nella storia, le Hearts Women giocheranno ad Hampden Park!

Prima di allora, però, ci sarà da concentrarsi sulla seconda parte della stagione di SWPL, lo split, che inizia domenica prossima da Oriam contro le Glasgow City. Tra due settimane ci sarà una nuova pausa, per lasciare spazio alla finale di League Cup in programma al Tynecastle Park tra Rangers Women e Partick Thistle, poi a pasqua torna il campionato – e un nuovo viaggio al Petershill Park!

Posted in 500 miles, il calcio delle altre - il calcio degli altri, Memories

L’Europeo che ha cambiato la mia percezione del football per sempre

Il trofeo di Euro2022 fatto coi mattoncini LEGO esposto nel fan village di Old Trafford

Ieri mancavano 100 giorni esatti al calcio d’inizio del primo match (tra Germania e Scozia) dell’Europeo maschile e, inevitabilmente, tutta l’attesa per l’evento (che io mi godrò in tv dal mio divano) mi ha fatto ricordare le emozioni vissute in prima persona un anno e mezzo fa, quando nell’estate del 2022 mi apprestavo a vivere il mio primo Europeo (femminile) di sempre, un torneo che avrebbe cambiato la mia percezione del football facendomi innamorare di nuovo, perdutamente, di questo sport.

Un momento di Inghilterra v Austria ad Old Trafford

Quel torneo, infatti, mi ha portato in giro, in solitaria, per l’Inghilterra, fatto scoprire posti nuovi e definitivamente rotto gli indugi sul mio amore per the beautiful game. Anzitutto, il torneo mi ha fatto conoscere Manchester, una città che fino al luglio 2022 conoscevo solo grazie agli Oasis e poco altro e che, immediatamente, è diventata uno dei miei “luoghi dell’anima”.

Come il centro di Manchester mi ha accolto

Sono arrivato a Manchester in treno, da Edinburgh Waverley, per la gara d’esordio di Euro2022, tra l’Inghilterra padrona di casa e l’Austria. Quella sarebbe stata l’unica gara disputatasi ad Old Trafford, con l’Academy Stadium (casa del Manchester City Women) come altra sede delle gare in città. Non potevo, quindi, perdere l’occasione di vedermi la gara di esordio di un torneo internazionale a poco più di tre ore di treno di distanza.

Mi sono organizzato con trasferimenti e alloggio quasi con un anno di anticipo e non potevo prevedere, a quel tempo, che le condizioni meteo sull’isola sarebbero state quasi “estreme”, per colpa di un’ondata di calore clamorosa che mi avrebbe complicato, non poco, i piani.

Welcome to Manchester

Partiamo con ordine, però. Il primo capitolo del mio Euro2022 inizia, come detto, da Manchester – precisamente da Old Trafford – il 6 luglio, con la sfida inaugurale. Le Lionesses soffrono molto la pressione e non riescono a dare il meglio di se stesse, ma va dato anche merito all’Austria di riuscire a mettere in difficoltà le padrone di casa. Finisce comunque 1-0, grazie al goal di Beth Mead nel primo tempo.

Il giorno dopo torno a casa, e onestamente sarei già stato contento cosi, perché Manchester mi è entrata subito nel cuore, Old Trafford esaurito in ogni ordine di posti è stata un’esperienza incredibile e avrei avuto bisogno di tempo per rendermi conto esattamente di quanto era successo.

Le Oranje Leeuwinnen salutano i propri fans a fine gara

Il 17 luglio, invece, ero di nuovo in viaggio, di nuovo su un treno e stavolta diretto a Sheffield. Sosta forzata a Doncaster, per il cambio di treno, e poi via verso Bramhall Lane per la sfida tra Svizzera ed Olanda. Avevo già visto entrambe le nazionali in azione, anni addietro, contro la Scozia ma non ero mai riuscito a godermi lo spettacolo dei tifosi Oranje in azione, con la loro danza “links-recht” che resterà per sempre come uno degli highlight della mia esperienza.

Un momento di Svizzera v Paesi Bassi a Sheffield

Lo stadio in sé è stato una piacevolissima sorpresa, oltretutto, mentre la gara ha visto le olandesi dominare soprattutto nel secondo tempo e si è chiusa sul 4-1 per le leonesse arancioni, che sono però riuscite a fiaccare la resistenza svizzera solo con tre goal nei minuti finali. Quel giorno, Vivianne Miedema, una delle mie giocatrici preferite, non aveva potuto giocare perché era risultata, nella settimana precedente il match, positiva al covid-19 (si, c’erano ancora i controlli all’epoca anche se, adesso che scrivo, mi sembra di parlare di un secolo fa) e la scena se l’era presa Leuchter, autrice di una doppietta dopo essere entrata in campo nell’ultimo quarto di gara al posto di Beerensteyn.

Italia v Belgio all’Academy Stadium di Manchester

Il giorno dopo sono tornato a Manchester, stavolta ad est della città e per la mia prima gara di sempre della Nazionale Italiana femminile. Le Azzurre si giocavano le ultime speranze di qualificazione nello scontro diretto col Belgio, uscendo però sconfitte (1-0) e di conseguenza eliminate dal torneo già nella fase a gironi. L’Europeo delle Azzurre, però, era già stato compromesso all’esordio con la pesante sconfitta (5-1) subita contro la Francia a Rotherham.

Il giorno seguente, 19 luglio, era libero da gare e vedeva il mio tentativo di spostarmi da Manchester a Brighton. Con temperature vicine ai 40C, che avevano creato disagi importanti e cancellazioni di treni, ho avuto la fortuna di vedere il mio treno da Manchester a Londra (dove avrei poi cambiato, spostandomi da Euston Station a London Bridge) confermato. Ovviamente, a causa di tutte le altre cancellazioni, il treno era davvero pieno ed è anche stato costretto a ridurre la velocità in alcuni tratti, soggetti a problemi alle rotaie causate dall’ondata di calore anomala.

Brighton

Insomma, in qualche modo sono riuscito ad arrivare a Brighton, il punto estremo del mio viaggio attraverso l’Inghilterra, e mi ero premiato (nonostante il forte caldo che si percepiva anche lì, e soprattutto il caldo terrificante che mi aspettava al ritorno in camera) con una passeggiata sul molo (il mitico Brighton Pier), un giro per i luoghi divenuti famosi anche grazie a Quadrophenia e un fish&chips con vista mare.

In spiaggia a Brighton, in attesa delle gara

Il giorno dopo iniziavano i quarti di finale e, all’Amex Stadium, l’Inghilterra sfidava la Spagna. Lo stadio, casa del Brighton&Hove Albion, è davvero bellissimo e l’atmosfera quella sera era elettrica. La Spagna sarebbe passata in vantaggio per prima, con un bel goal di Esther González, mai goal di Toone (a pochi minuti dalla fine dei tempi regolamentari) e Georgia Stanway, nel primo tempo supplementare, avrebbero garantito alle Lionesses la vittoria e il passaggio in semifinale, dove avrebbero affrontato la Svezia a Sheffield.

L’Amex Stadium

Il giorno seguente ho lasciato Brighton, dove ho anche lasciato un pezzetto di cuore (città davvero stupenda a mio parere, dove spero di tornare il prima possibile) perché il mio Europeo proseguiva, in condizioni climatiche non più “estreme”, a Londra per il secondo quarto di finale tra Germania e Austria.

La gara era in programma nel nuovo stadio del Brentford, un piccolo gioiello incastonato tra nuovi edifici a due passi dalla stazione dei treni di Kew Bridge – dove sarei arrivato e ripartito verso il mio hotel.

Il Brentford Community Stadium a poco meno di due ore dal kickoff

La mia quinta e penultima gara di Euro2022 si chiuse col successo della Germania (2-0) grazie ai goal di Lina Magull e Alexandra Popp, che assieme e Svenja Huth formano il trio delle mie giocatrici tedesche preferite. L’Austria, come contro l’Inghilterra ad Old Trafford, aveva disputato un’ottima partita dimostrando che la qualificazione ai quarti (ai danni delle Norvegia) non era stata frutto del caso, ma le tedesche quella sera erano davvero superiori in tutti i reparti.

Il viaggio di ritorno, in treno da London King’s Cross (non prima della tappa all’Emirates Stadium per farmi mettere nome/numero di Jen Beattie sulla maglia dell’Arsenal Women che avevo acquistato un anno prima) verso Waverley è stato, for a change, tranquillo.

Un po’ di Scozia non guasta mai!

Non riuscendo ad organizzarmi col lavoro per vedere almeno una delle due semifinali, la mia attenzione era ormai proiettata alla finalissima di Wembley, in programma il 31 luglio. Una doppietta di Popp aveva consentito alla Germania di superare, non senza fatica, la Francia a Milton Keynes e ci aveva regalato una finale clamorosa, perché le padrone di casa dell’Inghilterra, la sera prima a Sheffield, avevano battuto senza appello (4-0) la Svezia.

Il programma ufficiale del torneo

Sabato 30 luglio arrivo a Londra in aereo, perché se ricordo bene uno sciopero dei treni aveva messo a rischio i viaggi in quel weekend – non c’era solo il meteo a rendere problematici i miei spostamenti! – e, potendo fare il check-in anticipato, riesco anche ad organizzarmi per andare a vedere, finalmente, una gara del Leyton Orient in casa (prima giornata della stagione 2022/23 di League Two, con gli O’s che ospitavano il Grimsby Town neopromosso dal Vanarama). Ho un legame particolare con il Leyton Orient, squadra che spesso sceglievo a FIFA (quando ancora giocavo con la PS2) e che quindi avevo sempre sognato, almeno una volta, di vedere giocare dal vivo.

Brisbane Road, la casa del Leyton Orient nel pre-partita

Il giorno dopo aver realizzato un piccolo sogno, ne avrei realizzato un altro ancora più grande: la finale di un torneo internazionale al Wembley Stadium.

Ci ero già stato una volta, a Wembley, a vedere una partita di rugby tra i Saracens e i Northampton Saints, ma quell’esperienza non mi aveva preparato alle emozioni vissute quel 31 luglio 2022.

L’Olympic Way vista dall’uscita della fermata della Tube, Wembley Park

Anzitutto, Wembley era sold-out e questo dato, per una gara di calcio “femminile”, era davvero qualcosa di storico (sarebbero seguiti altri sellout e altri record infranti, ma quel giorno davvero si è scritta una pagina di storia del calcio). L’Inghilterra aveva occasione di vincere l’Europeo (maschile o femminile) per la prima volta nella sua storia e quindi “it’s coming home”, ahimè, mi usciva dalle orecchie da tante volte l’ho sentita in quei giorni! Mentre la Germania aveva la possibilità di mettersi, per la nona volta (!) in bacheca il trofeo.

Era difficile dire chi fossero le favorite, alla vigilia, ma l’infortunio di Popp durante il riscaldamento ha davvero inferto un colpo duro alle speranze di titolo delle tedesche. Le Lionesses arrivavano alla finale, nonostante il vantaggio di giocare in casa e i risultati ottenuti sulla strada verso Wembley, con qualche punto di domanda sulla loro abitudine a gare cosi importanti e con il precedente dell’esordio del torneo, ad Old Trafford, dove la pressione aveva giocato loro qualche scherzo.

Il Wembley Stadium col tabellone luminoso ad indicare il record di spettatori

Il pre-partita è davvero bello, mi regalo la camminata dalla stazione della metropolitana verso lo stadio, intravedendo la struttura e l’arco fin dai primi gradini, prendo il programma e mi avvio verso il mio posto, nell’ultimo anello dello stadio ma con un’ottima visuale sul campo.

Il match è intenso. Il pubblico spinge le Lionesses che passano per prime in vantaggio con Toone, prima che Magull pareggi per la Germania.

Il match resta in bilico fino al minuto 110, quando Chloe Kelly, in mischia, riesce a spedire la palla in rete prima di correre verso la panchina e togliersi la maglia per festeggiare il goal diventando, immediatamente, un’icona del calcio mondiale grazie alla sua celebrazione.

Il match programme della finale

Finisce 2-1 e l’Inghilterra riesce a vincere il suo primo Europeo, per la gioia della maggior parte dei presenti a Wembley. Il giorno dopo, a Trafalgar Square, la squadra avrebbe festeggiato con un’altra cerimonia il trionfo nel cuore di Londra, ma mentre Leah Williamson e compagne salivano sul palco, io tornavo in Scozia.

Certo, il rammarico più grande della mia avventura è stato quello di non poter vedere la Scozia in azione ma, allo stesso tempo, le emozioni provate mi hanno convinto che devo fare di tutto per mettermi nelle condizioni di vivere, di nuovo, un Torneo cosi in prima persona, il prima possibile.

Fuori dal Sir Alex Ferguson Stand, prima dell’esordio del Torneo