Posted in Friendly, Scozia

Ho visto il mio primo Scozia v Inghilterra maschile ad Hampden Park

Hampden Park accoglie le squadre in campo

Il 12 settembre sono finalmente riuscito, dopo quasi undici anni quassù, a vedere il primo Scozia v Inghilterra maschile, e l’occasione era davvero speciale.

La gara “amichevole”, infatti, era stata organizzata per celebrare i 150 anni della SFA (fondata nel 1873) e, sfidando l’Auld Enemy ad Hampden Park, la Scozia celebrava anche la prima gara internazionale di football, giocatasi proprio tra le due squadre il 30 novembre 1872 a Partick (Glasgow).

Insomma, un vero e proprio evento, che lasciava il risultato sul campo in secondo piano (e non dico questo perché, spoiler alert, l’Inghilterra ha vinto 1-3!) e che si inseriva in un programma di festeggiamenti del calcio scozzese che si è davvero prolungato per tutto il 2023 – l’ultima gara casalinga, in programma il 19 novembre contro la Norvegia, sarà infatti occasione per il quinto e ultimo “match programme celebrativo” e per un ulteriore festeggiamento, con la Scozia maschile già qualificata per EURO2024 con due gare ancora da giocare!

Il match programme ufficiale della gara

Insomma, la mia membership allo Scotland Supporters Club mi aveva consentito di assicurarmi i biglietti per tutte le gare casalinghe e questa era, da tempo, segnata sul mio calendario personale. Avevo già visto una gara di calcio tra le due nazionali maschili, a livello U21, al Tynecastle qualche anno fa e avevo avuto la fortuna di vedere ben 4 sfide al Murrayfield nel 6 Nations maschile di rugby (oltre ad una mezza dozzina di incontri delle selezioni maggiori femminili), ma non ero mai riuscito a vedere LA partita di calcio.

La Glasgow Cathedral vista dalla Necropolis

Vado a Glasgow in pullman e passo il pre-partita alla Glasgow Necropolis, arrivando fino in cima alla collina per godermi il panorama in una giornata di tempo ancora estivo, poi prendo un bus di linea e arrivo ad Hampden con poco meno di un’ora di anticipo sul kick-off, fissato per le 7.45pm.

L’atmosfera è “elettrica’, l’inno avversario viene letteralmente subissato di fischi tanto che non sentirò nemmeno una nota, e la rendition di Flower of Scotland è davvero da brividi, ma in campo va ammesso che l’Inghilterra ha, fin da subito, una marcia in più e si prende, con merito, la vittoria finale.

Sempre un privilegio esserci…

La Scozia, che pochi giorni prima aveva vinto senza problemi in trasferta contro Cipro, portandosi a casa tre punti rivelatisi, solo un mese dopo, fondamentali nella strada verso la qualificazione per il secondo europeo consecutivo, non ha impressionato quella sera ma, come detto, il contorno era davvero più importante di tutto il resto – anche se, ovviamente, perdere contro l’Auld Enemy non fa mai piacere.

Verso i tornelli, a poco meno di un’ora dal kick-off

Steve Clarke ha fatto un’altra impresa, dopo quella di Belgrado nel 2020 e la promozione nella Nations League A. Vediamo come riusciremo a chiudere il girone di qualificazione – ci sono ancora due gare, in trasferta contro la Georgia e in casa, come detto, contro la Norvegia, entrambe ininfluenti ai fini della qualificazione ma comunque importanti per vedere se riusciremo a chiudere il girone al primo posto.

Posted in 500 miles, Friendly, Scozia

La Scozia batte le Matildas a Wimbledon!

Scozia in attacco nel primo tempo

Un gran goal di Nicola Docherty in avvio di secondo tempo regala ad una bella Scozia una vittoria meritata e prestigiosa contro l’Australia nella prima delle due amichevoli in programma per la SWNT a cavallo tra le festività di pasqua.

L’annuncio del match contro le CommBank Matildas (come viene chiamata la nazionale australiana femminile di calcio) a Wimbledon era arrivato, almeno per me, come clamorosa e graditissima sorpresa e quando ho visto l’orario per cui era stato fissato il calcio d’inizio (1.15pm) ho realizzato che un day-trip a Londra era non solo fattibile, ma a quel punto davvero imperdibile.

Il Cherry Red Records stadium, part 1

Volo da Edimburgo alle 6am, arrivo a Gatwick e treno per London Bridge, poi rotta verso Warwick Avenue e prima mattinata tra Little Venice e Paddington Basin, prima di decidere di andare a Wimbledon con buon anticipo per darmi occasione di vedere una zona di Londra a me totalmente sconosciuta.

Decido di andare al Cherry Red Records Stadium, la casa dell’AFC Wimbledon (il nuovo Plough Lane) in bus e sono piacevolmente sorpreso di vedere molti tifosi scozzesi sia sul bus, sia poi attorno allo stadio. Saremo 2136 alla fine all’interno del piccolo impianto di SW19 (postcode conosciuto internazionalmente per un altro sport, il tennis) che, per una giornata, è casa del calcio australiano.

Football is for EVERYONE!

Le Matildas, che assieme alla Nuova Zelanda saranno padrone di casa alla prossima Coppa del Mondo (cui, purtroppo, la Scozia non parteciperà dopo la sconfitta patita nella finale playoff contro la Rep. d’Irlanda) hanno deciso di organizzare due gare amichevoli a Londra. Prima, “in casa” contro la Scozia, poi ospiti dell’Inghilterra campionessa d’Europa in carica al Brentford Community Stadium – gara in programma martedì prossimo, quando la Scozia ospiterà invece il Costa Rica di Priscila Chinchilla ad Hampden.

Il Cherry Red Records Stadium, part 2

Lo stadio è piccolo, tutto coperto, assolutamente funzionale per un club come i Dons che militano tra League One e League Two. Unica nota negativa, la poca altezza degli stand rende un po’ difficile capire cosa succede nel lato opposto del campo ed è per questo motivo che un po’ tutti, nel settore riservato ai tifosi scozzesi, abbiamo festeggiato con qualche attimo di ritardo il capolavoro di Nic Docherty, aspettando di vedere la rete muoversi dopo che il pallone, calciato dalla terzina delle Rangers da grande distanza, colpisse l’interno dell’incrocio dei pali alla sinistra della portiere australiana prima di terminare in rete nel lato opposto.

La parabola disegnata da Docherty regala il vantaggio ad una Scozia che venerdì mi ha, finalmente, impressionato per la grinta messa in campo, per la voglia di lottare su ogni pallone, in ogni zona del campo, per la voglia di non tirarsi mai indietro nei contrasti e per la voglia di cercare di giocare secondo il proprio game plan anche contro un’avversaria difficile come le Matildas che siedono ben più in alto della Scozia nel ranking FIFA.

A fine gara tutta la Scozia è venuta a raccogliere gli applausi dei tifosi, rimasti nel settore anche per salutare le ragazze e fare qualche foto con le giocatrici. Il mio viaggio di ritorno verso Bonnie Scotland sarà influenzato dal ritardo di due ore del mio volo (in programma alle 9pm ma partito attorno alle 10.50pm) che ha trasformato la trasferta in 21 ore in giro tra Edimburgo e Londra, ma il ricordo di questo viaggio rimarrà per sempre. Martedì si va a Glasgow per la seconda e ultima sfida, speriamo di poter raccontare della seconda vittoria consecutiva.

La Scozia sotto il settore ospiti a fine gara

Nel match contro il Costa Rica, la Scozia Femminile indosserà per la prima volta la maglia prodotta da SFA e adidas per celebrare i 150 anni della Federazione scozzese, una maglia davvero bellissima ma che ha creato polemiche tra i tifosi sia per il prezzo, ritenuto eccessivo (£90), sia per le grossissime difficoltà di trovarla, in store o online. Venerdì scorso, invece, le ragazze sono scese in campo con la nuova maglia away, disegnata esclusivamente per la SWNT. La maglia, lilla con inserti viola e numeri blu scuri, è davvero bella ed è già in vendita online – martedì scoprirò se si trova in qualche negozio a Glasgow, se ci fosse direi che farà parte d’onore nella mia piccola collezione.

Clare Emslie, capitana di giornata in assenza di Rachel Corsie, guida la Scozia in campo con la nuova divisa away disegnata appositamente per la SWNT
Posted in 500 miles, Friendly, Scozia

Weekend lunghissimo (e agrodolce) per la Scozia

“Football v Homophobia”, continua l’impegno della Scozia contro ogni forma di discriminazione

La Scozia Femminile ha chiuso ieri sera a Paisley il suo personale weekend “lunghissimo”, apertosi venerdi scorso ad Hampden Park contro l’Ungheria.

Le ragazze di coach Martinez Losa sono scese in campo venerdi sera per il terzo turno del torneo di qualificazione per la prossima Coppa del Mondo e, anche contro le magiare e come successo a Budapest ad inizio settembre, l’unico risultato a disposizione era una vittoria.

I match programme delle due gare del weekend “lunghissimo”

Con la Spagna come favoritissima per la vittoria del gruppo, la Scozia deve assolutamente cercare di vincere le sfide contro le altre avversarie (Faroer, Ucraina e, appunto, Ungheria) per garantirsi il secondo posto e il diritto di giocarsi gli spareggi. Contando che le tre migliori seconde dell’intero lotto passano direttamente allo spareggio “finale” (andata e ritorno), ogni punto è davvero fondamentale e venerdi la Scozia ha dovuto soffrire ben oltre il previsto per avere la meglio delle avversarie, arrivate a Glasgow con l’intento di rendere il compito a Rachel Corsie e compagne il più difficile possibile.

Per onestà, va detto che la Scozia non ha fatto molto per semplificarsi la vita, scendendo in campo un po’ troppo nervosa e faticando molto a mettere in campo il proprio game-plan. Martinez Losa sta cercando di dare una forma diversa alla Scozia e in queste prime uscite le ragazze stanno cercando di adattarsi ai nuovi moduli, anche perché sia l’head coach che il gruppo si stanno davvero conoscendo strada facendo, non avendo avuto modo di lavorare in allenamento e non avendo giocato, prima di ieri sera, nessuna gara amichevole.

Not your usual pre-game routine…

La partita di venerdi mi ha dato occasione di tornare, finalmente e dopo oltre due anni, nel mio pub preferito di Glasgow, il Waxy O’Connor’s. Pre-partita speciale, con pinta di Chieftain IPA e pacchetto di Tayto, prima di prendere il treno da Glasgow Central in direzione Mount Florida.

Avendo già il biglietto (compreso nella quota dello Scotland Supporters Club) sono arrivato allo stadio che mancava poco meno di un’ora al kick off, tempo sufficiente per leggersi il match programme e iniziare ad entrare in clima partita.

Nell’immediato pre-partita, dopo gli inni nazionali, la Scozia ha mostrato solidarietà con le colleghe della NWSL (la massima serie calcistica degli Stati Uniti) per lo scandalo emerso recentemente di abusi subiti dalle giocatrici negli anni, mettendosi in cerchio a bordo campo, prima di inginocchiarsi in campo contro ogni forma di discriminazione – un gesto che, in una gara che coinvolge una rappresentativa ungherese, assume al momento un significato particolare.

Scozia e Ungheria schierate per gli inni nazionali

Come detto, il primo tempo è stato davvero brutto ma nonostante questo la Scozia era riuscita a trovare il goal del vantaggio con la centrocampista offensiva del Milan, Christy Grimshaw, brava nel controllare un cross nell’area avversaria prima di infilare la portiere ungherese, davvero una delle migliori in campo.

La serata, che ha visto la Scozia Femminile stabilire un nuovo record di pubblico per gare ufficiali (gli oltre 18,500 spettatori dell’amichevole contro la Jamaica restano davvero un numero incredibile) con 6,445 tifosi sugli spalti di Hampden Park, doveva ancora riservare sorprese. L’Ungheria, infatti, era riuscita – complice una ‘dormita’ della difesa scozzese – a trovare il pareggio e la Scozia non sembrava in grado di riuscire a prendersi tutta la posta in palio.

La Scozia festeggia la vittoria mentre le giocatrici ungheresi si disperano per la sconfitta arrivata nei minuti finali

Come successo con la nazionale maschile contro Israele, però, Hampden ha potuto ruggire tutto il suo entusiasmo a tempo scaduto, quando capitan Rachel Corsie (who else?) ha trovato il colpo di testa vincente, regalando tre punti potenzialmente fondamentali alla Scozia che resta cosi imbattuta e in scia alla Spagna.

Ieri sera, invece, la prima amichevole della gestione Martinez Losa (e la quarta uscita stagionale) ha segnato anche la prima sconfitta del nuovo corso.

L’esterno dello SMiSA Stadium di Paisley

A Paisley contro la Svezia, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo 2020, la Scozia ha dovuto cedere (0-2) di fronte ad un’avversaria, al momento, ancora troppo più forte. Anche schierando una squadra lontana da quella ideale, la Svezia è riuscita a chiudere la Scozia nella propria area per larghi tratti del match, trovando il goal del vantaggio solo nella ripresa e raddoppiando grazie ad uno sfortunato autogoal.

Squadre schierate per il minuto di silenzio

Sono arrivato in treno da Glasgow (la stazione, Paisley St James, è davvero distante solo un centinaio di metri dagli ingressi dello stadio) e sono riuscito a vedere tutta la preparazione pre-gara della Svezia, davvero molto interessante notare che le ragazze non si allenano solo per riscaldare i muscoli ma nell’immediato pre-partita hanno giocato per una decina di minuti provando soluzioni offensive con tutte le dieci titolari in campo.

La gara è stata tutto sommato piacevole, nonostante il vento (cui si è aggiunta una pioggia battente a fine primo tempo) con Martinez Losa che ha provato diverse soluzioni – come schierare Erin Cuthbert ‘volante central’ per larghi tratti del match – e ha avuto soprattutto occasione di dare spazio a giocatrici che, nelle gare ufficiali, non avevano avuto modo di mettersi in mostra.

Un momento del match tra Scozia e Svezia

La Scozia non è riuscita a tenere aperta la propria striscia positiva a Paisley, dove battendo la Svizzera nell’agosto 2018 aveva compiuto un passo decisivo verso la qualificazione per la Coppa del Mondo del 2019.

Anche ieri sera, prima della gara, la Scozia ha mostrato solidarietà con le colleghe americane, oltre a rendere omaggio, con un minuto di silenzio, a Walter Smith, ex manager della Scozia maschile scomparso ieri.

Pioggia e vento hanno influenzato le prestazioni delle atlete ieri sera

La Svezia conoscerà domani pomeriggio i nomi delle avversarie al prossimo Europeo inglese, per la Scozia invece adesso testa alla prossima avversaria. Le Blues sfideranno l’Ucraina ad Hampden Park (ieri si è giocato al SMiSA Stadium di Paisley perché Glasgow si sta preparando per ospitare il COP26) il 26 novembre in un’altra gara da vincere a tutti i costi, sulla strada verso la qualificazione per il Mondiale 2023 che si giocherà in Australia e Nuova Zelanda.

Posted in 500 miles, Friendly, Hearts, Memories

Calcio popolare nel regno di Fife

L’East Stand dell’East End Park gremito dai tifosi degli Hearts

Anche oggi parliamo della stagione 2013/14 degli Hearts, e stavolta il motivo è la gara amichevole giocata all’East End Park di Dunfermline contro la squadra locale, il DAFC, nel luglio 2013.

L’East End Park è un bello stadio che sorge nella parte est di Dunfermline. Dietro il North Stand, che corre parallelo al Main Stand, si trova il grande cimitero della cittadina che si può vedere proprio dal Main Stand. Lo stadio è stato aperto nel 1885 (anno di fondazione del DAFC) ma è diventato uno stadio con tutti posti a sedere solo negli anni novanta, con una capienza nominale di 11,480 spettatori.

Il North Stand dell’East End Park

Quel giorno erano presenti 4,538 spettatori e la stragrande maggioranza erano tifosi degli Hearts. L’ingresso della gara era stato fissato in £10 e la gara amichevole era la prima edizione della Fans’ Cup 2013 (la seconda e finora ultima si giocò nel 2015 tra Albion Rovers e Hearts), un torneo organizzato da Supporters Direct Scotland con l’intento di celebrare il coinvolgimento dei tifosi nella gestione dei club.

Quella stagione, che come ormai saprete si aprí con gli Hearts in amministrazione, penalizzati con -15 punti in classifica e di fatto già retrocessi ancora prima che la palla iniziasse a rotolare, si era aperta il 9 luglio con una sconfitta (5-1) contro la Dinamo Bucarest al Leigh Sport Village, centro sportivo situato nella Greater Manchester e che il prossimo anno ospiterà gare dell’Europeo femminile di calcio.

Ingresso in campo delle squadre

La seconda gara amichevole della pre-season era invece in programma quattro giorni più tardi, sabato 13 luglio, contro il Dunfermline Athletic FC la cui situazione finanziaria era, in quel periodo, non molto diversa da quella dei Jambos.

Una settimana prima della gara, il 5 luglio, Pars United (organizzazione di tifosi formatasi con l’intento di salvare il club dalla liquidazione, obiettivo centrato poi nell’ottobre di quell’anno) era stato designato come la scelta preferita dall’amministratore (KPMG) cui affidare le sorti del club.

Il muro dei tifosi dietro il Norrie McCathie Stand, lo stand dei tifosi del DAFC

Il tentativo di Pars United di salvare il club andò a buon fine ma l’essere entrati in amministrazione nel marzo 2013, a stagione in corso, costò ai Pars 15 punti di penalizzazione da scontare nella stagione 2012/13 che si chiuse con la retrocessione nell’allora Scottish Division Two dopo i playoffs (quella che, nella stagione 2013/14, sarebbe stata conosciuta come League 1).

Per gli Hearts, invece, era la Foundation of Hearts la protagonista del tentativo di salvataggio del club. Anche quel tentativo andò a buon fine e dopo otto anni, il 30 agosto, Ann Budge (attuale proprietaria dei Jambos) passerà alla Foundation of Hearts la maggioranza delle quote del club, rendendo gli Heart of Midlothian FC il più grande “fan owned based club in Britain”.

Una fase di gioco del match vinto dagli Hearts (1-2 risultato finale)

Tornando indietro nel tempo, in quel luglio 2013 la situazione per i Jambos, come detto, era tutt’altro che allegra. La rosa, ridotta davvero all’osso, era scesa in campo agli ordini di Gary Locke ed era riuscita a strappare una buona vittoria (1-2) ma era chiaro a tutti i presenti (coi tifosi degli Hearts che avevano riempito il settore ospiti) che la gara più importante si stava ancora giocando al di fuori del rettangolo di gioco.

I tifosi degli Hearts al termine della gara

Sono contento di poter raccontare una storia andata a buon fine per entrambe le protagoniste. Il DAFC gioca adesso in Championship e ha tutte le carte in regola per fare una stagione interessante, mentre gli Hearts hanno raccolto due vittorie consecutive in Premiership e, nonostante la loro avventura in League Cup sia già terminata, domenica contro l’Aberdeen possono puntare al terzo successo di fila.

Il programma della gara tra Dunfermline Athletic FC e Hearts

Dunfermline è una cittadina che sorge nel “Kingdom of Fife”, ad una mezz’ora di treno da Edimburgo e facilmente raggiungibile anche con pullman locali. La stazione di riferimento per il centro cittadino e per lo stadio è Dunfermline Town e non Dunfermline Queen Margaret, che si trova più ad est ed è di fatto la stazione per l’ospedale.

Se si sceglie di viaggiare in treno, approfittando del fatto che si passa sul meraviglioso Forth Bridge, quando si scende alla stazione bisogna attraversare il parco pubblico per arrivare in centro o allo stadio, mentre la stazione dei bus (arrivando in bus/pullman da Edimburgo, si passa sul ponte carrabile sul fiordo e si può comunque ammirare il Forth Bridge da fuori) è di fatto in centro.

Uno scorcio della Dunfermline Abbey

L’attrazione del posto è la Abbey, costruita nel XVI secolo e, seppur in rovina, davvero merita una visita. Nella zona attorno alla Abbey era stato sepolto anche Robert The Bruce, il re scozzese entrato nella leggenda con la vittoria di Bannockburn.

Il Palace adiacente alla Abbey è spesso chiuso, anche quando siamo riusciti a visitare la Abbey approfittando di biglietti gratuiti emessi in occasione della festività di St Andrew (il 30 novembre), non siamo riusciti a visitarlo.

Ci sono altri luoghi interessanti, come la St Margarets Cave e la casa-museo di Andrew Carnegie, milionario industriale e filantropo emigrato negli Stati Uniti e che ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo della sua città natale.

Nelle mie due visite a Dunfermline non ho avuto modo di visitare questi ultimi due luoghi ma ci sarà modo di colmare la lacuna una volta che questa maledetta pandemia sarà definitivamente un ricordo lontano e spiacevole.

Saluti da Dunfermline
Posted in 500 miles, Friendly

Welcome to Paradise

L’esterno del Jock Stein Stand nell’estate 2016

Prima di trasferirmi in Scozia, nell’ottobre 2012, le uniche squadre scozzesi che avevo visto giocare dal vivo erano Hearts, Hibs (nel derby, vinto 2-0 dai Jambos, dell’agosto 2011 al Tynecastle) e Celtic.

Il Celtic l’avevo visto addirittura due volte, sempre a San Siro e sempre contro il Milan in Champions League.

La prima volta in assoluto era in occasione dell’ottavo di finale, gara di ritorno, della stagione 2005/06 (annata chiusa col Milan vincitore del trofeo nella finale di Atene contro il Liverpool).

Brother Walfrid, il fondatore del Celtic FC

Il Celtic, quella sera, era arrivato vicinissimo a fare l’impresa, ma una magia di Kakà nei primi minuti dei tempi supplementari era bastata ai rossoneri per garantirsi il passaggio del turno.

La seconda volta era poco più di un anno dopo, nel dicembre 2007, per una gara sempre della fase a gironi. Quell’anno avevo il mini-pass per le tre gare casalinghe del Milan che ha affrontato, oltre ai Bhoys, il Benfica di Miccoli e lo Shakhtar Donetsk di Cristiano Lucarelli.

La gara era rimasta in bilico fino al goal di Pippo Inzaghi al 70′ e il Milan si era imposto, ancora, per 1-0.

John “Jock” Stein, il manager dei “Lisbon Lions” che nel 1967 vinsero la Coppa dei Campioni

Da quando mi sono trasferito qui la mia percezione di Celtic e Rangers è cambiata parecchio ma nel 2016, complice anche la visita del Leicester City neo-campione d’Inghilterra guidato da Claudio Ranieri (e con in squadra due giocatori, Okazaki e Ulloa, per cui ho un debole, oltre a Schmeichel) avevo colto l’occasione di andare a vedere una gara al Celtic Park. Ironia della sorte, il manager del Celtic allora era Brendan Rodgers, attuale manager del City.

Ci sarei tornato un’altra volta, al Paradise, ma per una gara di rugby – la finale di Guinness PRO14 del 2019 tra Glasgow Warriors e Leinster – ma quella tra Bhoys e Foxes resta l’unica gara di calcio che ho visto nell’East End di Glasgow.

Il Celtic Park nell’immediato pre-gara della finale di Guinness PRO14, 25.05.2019

Quel giorno, col kick off della gara fissato per le 5.30pm, ho approfittato per un de-tour nel West End per visitare la Kelvingrove Art Gallery, un museo che sorge sul fiume Kelvin e che merita davvero di essere visto. Avrei scoperto poi, con gli anni, che la zona del Glasgow Green col suo People’s Palace (e la WEST Brewery) è altrettanto bella, ma allora non conoscevo davvero per nulla l’East End.

Uno scorcio della Kelvingrove Art Gallery and Museum

Avevo solo sentito parlare della Barrowland Ballroom, luogo ormai entrato nel mito del panorama musicale scozzese, e sapevo della Barras e del suo Market. Avevo sentito nominare Gallowgate ma non ci ero mai stato e cosi, armato di pazienza, dopo essere tornato in centro, ero partito a piedi verso il Celtic Park.

Credo di aver sottovalutato la distanza da percorrere perché quando ho visto lo stadio all’orizzonte, ho davvero per un attimo avuto l’impressione di essere arrivato in paradiso tanto ero stanco (da George Square, contate male, sono poco meno di 2.5 miglia).

Il Celtic Park visto dal Main Stand

Sono arrivato allo stadio con largo anticipo (come spesso capita) e ho potuto fotografare lo stadio praticamente vuoto (poco più di 32,600 spettatori sarà il dato ufficiale). La gara era un’amichevole ma inserita all’interno del torneo noto come International Champions Cup, inventato nel 2013 e che si disputava in vari continenti con diverse squadre (tra cui Juventus, Barcelona, Inter, PSG e Manchester United).

La gara si chiuse sull’1-1 (al goal di Mahrez al 49′ aveva risposto O’Connell al 59′) e il regolamento prevedeva che una vincente andava trovata ai calci di rigore. Le Foxes si imposero 4-5 grazie al salvataggio di Kasper Schmeichel su Forrest.

Il match programme della partita
Posted in 500 miles, Friendly, Hearts

Elephant and Castle in West Scotland

The Castle and The Rock

Avevo già citato Alan nel post sul Cappielow e avevo già detto, in quel post, che proprio lui mi aveva consigliato di andare a vedere due ‘gemme’ nell’ovest di Scozia: una era appunto la casa del Greenock Morton, l’altra era The Rock, lo stadio del Dumbarton FC.

Il nome dello stadio, quando è stato inaugurato nel 2000, era Strathclyde Homes Stadium, ma nel 2012 divenne il Dumbarton Football Stadium. Attualmente, per ragioni di sponsor, si chiama C&G Systems Stadium. Nel corso degli anni ha cambiato nome parecchie volte.

Tutti, però, lo conoscono come The Rock.

Lo stadio visto dalla cima della rocca

La ragione è anche piuttosto semplice da spiegare: questo stadio, con una capienza di poco superiore alle duemila unità e con un unico stand che corre laterale al terreno di gioco, sorge infatti ai piedi della rocca su cui è stato costruito il Dumbarton Castle.

Dumbarton, in sè, non è propriamente una località che definirei “turistica” ma il viaggio in treno da Glasgow Queen St, costeggiando la Clyde, e la visita alla rocca sono davvero qualcosa che mi sento di consigliare a chiunque. Possibilmente, già che siete qui, cercate di combinare di vedere una partita dei Sons e il vostro viaggio sarà completo!

Il poster della gara

Il Dumbarton FC è stato fondato nel 1872 e presenta, nel suo stemma, un elefante con una torre stilizzata sulle spalle ad identificare la rocca, di origine vulcanica (che, secondo tradizione, avrebbe la forma di un elefante) con il castello costruito sopra e riprende l’antico simbolo della cittadina. Il soprannome del club, Sons, deriva anch’esso dal soprannome degli abitanti di Dumbarton, “Sons of the Rock”.

Altra vista dello stadio dalla rocca

La stazione dei treni di Dumbarton East dista davvero pochi passi dallo stadio e dalla rocca e ci si arriva, come detto, da Glasgow Queen St – ma ci sono anche alcuni treni “locali” diretti da Edimburgo (entrambe le stazioni, Waverley ed Haymarket, sono sulla linea per Glasgow).

Consiglio di sedersi lato sinistro del treno in modo da godersi il panorama del fiume Clyde in tutto il suo splendore e consiglio di prendersi un paio d’ore per visitare, con tutta calma, la rocca e il castello. L’ascesa può essere impegnativa e vale la pena avere tempo per godersi il panorama da lassù.

Dall’interno della rocca

Per quanto riguarda lo stadio, se non fosse collocato in una posizione ‘coreografica’, dubito che meriterebbe una menzione – a meno che, ovviamente, non abbiate come me la voglia di fare tutti i 42 (ed oltre) stadi di SPFL.

Sono andato a Dumbarton nel luglio 2018, precisamente il 7 luglio, quattro giorni dopo essere andato, per la prima volta, al Gayfield Park di Arbroath. In entrambe le occasioni, ero andato a vedere una gara di pre-season degli Hearts e avevo avuto la fortuna di avere occasione di vedere molte gare di quella che, col senno di poi, si è rivelato uno degli inizi di stagione più entusiasmanti dell’ultimo periodo.

Il Dumbarton era, allora come oggi, un club di League 1 senza particolari ambizioni di classifica e che, come molti club nell’area attorno a Glasgow, paga necessariamente pegno in termini di seguito alle ‘due di Glasgow’.

Riscaldamento pre-gara degli Hearts

Quel giorno c’era un buon pubblico sugli spalti e Uche Ikpeazu si era presentato ai suoi nuovi tifosi con una doppietta e una prestazione davvero convincente. Naismith aveva fatto il suo debutto stagionale dopo aver firmato il contratto con gli Hearts (la stagione precedente era arrivato in Gorgie in prestito) e in generale, come ho già avuto modo di dire in altri post, la stagione 2018/19 verrà ricordata dai Jambos per un inizio travolgente che ha visto gli Hearts in vetta alla classifica fino a metà ottobre, prima che gli infortuni occorsi a uomini-chiave mettessero, purtroppo, in evidenza quanto fosse corta la coperta che Levein aveva a disposizione.

Poco male, nonostante tutto quella squadra riuscí a chiudere l’annata nella top-six e ad arrivare alla semifinale di League Cup e all finale di Scottish Cup contro il Celtic, passando in vantaggio ma dovendosi arrendere al termine di novanta minuti combattuti e influenzati anche da certe decisioni arbitrali piuttosto discutibili.

Il match programme della gara