Posted in 500 miles, il calcio delle altre - il calcio degli altri, Memories

Genoa Women al “Gambino” di Arenzano, quasi come essere ad Arbroath

Il Genoa Women a fine partita sotto la tribuna a ringraziare i tifosi

Nel febbraio scorso ho realizzato un paio di “sogni” che avevo nel mio personale cassetto calcistico. Uno era quello di vedere una partita dell’Inter (Women) all’Arena Civica di Milano, l’altro ero quello di vedere almeno una gara del Genoa Women.

La gara scelta per l’occasione era quella tra le padrone di casa e l’Hellas Verona Women, entrambe le squadre navigavano nella metà alta della classifica della Serie B Femminile e quella era la gara che, durante il mio ultimo viaggio in Italia, le Grifone giocavano tra le mura amiche del “Gambino” di Arenzano.

Un momento della sfida e, sullo sfondo, il mare

Ora, sinceramente io preferirei veder giocare sempre il Genoa (qualunque squadra) a Genova, ma considerando che Arenzano ha un rapporto particolare coi colori rossoblu e che lo Stadio Gambino è uno dei più vicini al mare che io conosca, per questa volta ho fatto un’eccezione e mi sono messo in viaggio verso la cittadina del Ponente nella tarda mattinata di domenica 18 febbraio.

Il kick off era in programma per le 14:30 ma, considerando il clima clamorosamente (e, direi, pericolosamente) mite per metà febbraio, oltre alla location dello stadio (che sorge proprio sulla passeggiata che unisce Arenzano a Cogoleto), siamo arrivati con un po’ di anticipo per riuscire a parcheggiare l’auto nelle vicinanze e goderci anche il pre-partita.

Tra Genoa e Verona c’è da sempre una grandissima rivalità che, però, non è stata esportata al calcio femminile. Il match si gioca di fronte ad un buon pubblico, con molti tifosi che si fanno anche sentire con cori per tutta la partita, e come detto in condizioni climatiche davvero inusuali, anche a queste latitudini.

Avevo voglia, come detto, di vedere dal vivo una gara del Genoa Women ma non ero pronto per lo spettacolo che la location dello stadio offriva, nonostante veda costantemente gli highlights delle partite. Il “Gambino” sorge a pochissimi metri dalla scogliera e mi dà subito delle sensazioni che ricordano quelle del Gayfield Park di Abroath, lo stadio (fino a quel giorno) più vicino al mare in cui avevo visto una partita di calcio (due, ad esser pignoli, ed entrambe due amichevoli tra l’Arbroath e gli Hearts).

Bargi festeggia il goal

La gara è molto bella e combattuta, con le squadre che chiudono sull’1-1 (il Genoa passa in vantaggio nel primo tempo grazie ad un rigore di Bargi, l’Hellas Verona pareggia in avvio di ripresa) e diciamo che il risultato, per come è andata la partita, è giusto.

La partita chiude il mio personale trittico italiano, apertosi mercoledì 14 febbraio all’Arena Civica di Milano per la sfida tra Inter Women e Juventus Women e proseguito, sempre a Milano (ma stavolta a San Siro) venerdì 16 con il match di Serie A maschile tra Inter e Salernitana. Una settimana molto intensa, sia dal punto di vista fisico (con diversi viaggi in treno) sia emotivo, ma che difficilmente dimenticherò e che la sfida di Arenzano ha reso ancora più speciale, se possibile.

Tutto il Genoa viene sotto la tribuna a ringraziare il pubblico presente per il sostegno, poi con calma ci incamminiamo verso la macchina e verso casa. Il traffico, dovendo attraversare Genova per tornare a Levante, è piuttosto intenso (la giornata, come detto, era perfetta sia per una partita, sia per una passeggiata sul mare e addirittura per un gelato, ma va anche considerato che quello era anche l’ultimo weekend di carnevale) ma niente riesce a rovinarmi l’esperienza e il ricordo di una giornata vissuta quasi “comme à Arbroath“.

Il sole a picco, lo scorcio del golfo alle spalle della porta e, un po’ al buio, il Genoa Women difende un calcio d’angolo nel primo tempo
Posted in SWPL Cup

Al Tynecastle Park è stato assegnato il primo major trophy della stagione femminile

Il tabellone luminoso del Tynecastle Park nel pre-partita

Ieri pomeriggio, con kick off fissato per la 1.30pm, si è giocata la finale della SkySports Cup (la SWPL Cup, la Coppa di Lega femminile scozzese).

Le Rangers Women, ancora in corsa per un clamoroso quadruple e strafavorite per la vittoria, hanno sfidato le Partick Thistle Women al Tynecastle Park in una gara che, se il pronostico dava a senso unico, aveva comunque molti motivi di interesse.

Anzitutto, assegnava il primo major trophy della stagione femminile scozzese. Le Rangers, che hanno visto con la sconfitta nel derby di settimana scorsa ridursi ad un solo punto il vantaggio su Celtic e Glasgow City nella classifica di SWPL1, avevano tutte le intenzioni di confermare il pronostico, difendere la coppa conquistata lo scorso anno (ancora al Tynecastle Park) e mettersi in bacheca il primo trofeo stagionale, per affrontare con rinnovata fiducia le prossime sfide in campionato ma anche per dare un segnale alle avversarie.

Ingresso in campo delle squadre

Il Partick Thistle, invece, era alla sua prima finale di sempre (parliamo, ovviamente, della squadra femminile) e arrivava nella capitale con l’unica pressione di giocare la miglior partita possibile, restando fedeli al proprio game plan e cercando di creare problemi alle avversarie.

La gara era trasmessa in diretta su SkySports ed era l’ideal curtain raiser di un pomeriggio interamente dedicato al calcio femminile – a seguire, il canale sportivo avrebbe trasmesso West Ham v Chelsea e Aston Villa v Arsenal di WSL – e dava occasione al calcio scozzese al femminile di avere, finalmente, un po’ di visibilità “oltre confine”, in una giornata in cui il calcio al maschile si era fermato per lasciare spazio alle Nazionali.

Squadre schierate al centro del campo

Nonostante la grande attenzione messa in fase di preparazione, mi ha stupito la decisione di non produrre un match programme cartaceo, ma solo una versione online ospitata sul sito di SkySports – occasione persa a mio avviso, perché sono convinto che molte persone presenti ieri alla partita avrebbero apprezzato la possibilità di leggersi il programma nel pre-gara (il link per il programma è questo, se vi interessa: https://www.skysports.com/football/story-telling/37371/13099129/rangers-vs-partick-thistle-read-the-free-sky-sports-cup-final-programme)

Anche considerando la diretta televisiva e il fatto che entrambe le finaliste sono club di Glasgow, il numero dei biglietti venduti in prevendita (oltre quattromila) era davvero di tutto rispetto. Io avevo acquistato il mio il giorno prima, decidendo di ritirarlo direttamente al ticket office del Tynecastle Park. Se il biglietto era “nominale” e, in accordo col regolamento dello stadio, andava rispettato settore/fila/posto assegnato, non erano previste divisioni delle tifoserie ma si incoraggiavano i tifosi a scegliere determinati settori. Io, da neutrale, avevo scelto il settore a lato di quelli assegnati ai tifosi del Partick Thistle – club per cui ho da sempre un grandissimo rispetto – e mi sono regalato un’atmosfera che difficilmente dimenticherò.

Tutto il Partick Thistle a salutare i propri tifosi a fine gara

Certo, siamo lontani anni luce da quello che sono stato abituato a vivere in uno stadio italiano ma considerando come si vive il calcio quassù, i sostenitori del Partick Thistle hanno cantato per tutto il primo tempo e alla fine del match, quando ormai l’esito del match era impossibile da invertire, hanno continuato a cantare e sono rimasti in gran numero anche durante la premiazione delle proprie giocatrici con la medaglia per il secondo posto.

Si, perché nonostante il gran goal di Donaldson al 18′ (che ha fatto letteralmente esplodere il settore dei Jags) a pareggiare il vantaggio di McAulay (brutto errore della difesa del Partick Thistle), le Rangers erano riuscite ad andare a riposo avanti 3-1 e a chiudere il match sul 4-1 con il goal di McLoughlin nella ripresa.

Il Partick Thistle riceve la medaglia per il secondo posto, mentre le Rangers si apprestano a festeggiare il successo

Pronostico confermato, dunque, con capitan Nicola Docherty che ha potuto alzare al cielo di Edimburgo la coppa, ma va detto che anche le mie aspettative per quanto riguarda la prestazione delle Partick Thistle (che avevo imparato ad apprezzare proprio in occasione di una semifinale di Scottish Cup, a Falkirk, un paio d’anni fa) sono state assolutamente confermate.

Domenica prossima, nel giorno di pasqua, si torna in campo e le Partick Thistle ospiteranno le Hearts Women al Petershill Park. Dopo la sconfitta patita settimana scorsa ad Oriam contro le Glasgow City (0-2) e la contemporanea vittoria delle Hibs Women (2-0 a Meadowbank proprio contro le Jags), per le Jambos è direi fondamentale un successo al The Peasy per tenere vive le speranze di quarto posto finale. Certo, il derby di venerdì 12 aprile avrà, sotto questo aspetto, un’importanza enorme ma bisogna arrivarci almeno a pari punti con le Hibs.

Il calcio al femminile in Scozia continua a crescere
Posted in 500 miles, Hearts, Scottish Women's Cup, Women's Scottish Cup

Un goal di Lizzie Waldie regala alle Hearts Women il primo viaggio ad Hampden!

Le Hearts in attacco nel primo tempo

Un goal di testa di Lizzie Waldie, difensore centrale inglese arrivata in estate dal Crystal Palace e presasi subito la maglia da titolare, a quattro minuti dalla fine dei tempi regolamentari regala alle Hearts Women il successo nel quarto di finale di Women’s Scottish Cup, con annessa seconda semifinale e primo viaggio di sempre ad Hampden Park.

La prima semifinale, infatti, le Hearts Women l’avevano conquistata un paio di anni fa, quando la coppa nazionale si chiamava ancora Scottish Women’s Cup e la semifinale, anziché al National Stadium, si giocò (come double-header) al Falkirk Stadium.

Una fase del primo tempo del match

Questa, invece, è la seconda stagione che la Scottish Cup è la stessa, per uomini e donne (finalmente) e, quindi, le semifinali sono in programma, in aprile, ad Hampden Park (stasera conosceremo gli accoppiamenti, durante l’intervallo della sfida tra Greenock Morton e Hearts, ultimo quarto di finale della men’s Scottish Cup).

Dopo il viaggio ad est di settimana scorsa, con una bella vittoria a chiudere al meglio la prima fase della SWPL, ieri pomeriggio mi sono imbarcato in direzione ovest verso Glasgow. Le Hearts Women erano infatti attese dalle Partick Thistle Women, squadra sempre piuttosto ostica da affrontare soprattutto in trasferta, per il quarto di finale della Coppa di Scozia femminile e, come detto, per un posto ad Hampden Park. La sfida del Petershill Park era la terza, in ordine cronologico, del turno perché Livingston v Spartans e Hibs v Rangers avevano un kick off fissato per le 12pm mentre a Glasgow si giocava alla 1pm – il programma era chiuso dal match di Montrose tra le padrone di casa e le Celtic Women, calcio d’inizio alle 4pm.

Screenshot dal profilo twitter ufficiale delle Hearts Women

La gara del The Peasy era difficile da pronosticare perché nonostante le due nette vittorie raccolte nelle sfide di campionato, la gara secca e la posta in palio, giocata in condizioni climatiche tutt’altro che ideali (vento forte e pioggia nel primo tempo, freddo per tutta la gara) avevano di fatto mescolato le carte – senza contare il fattore-campo sfavorevole a Georgia Hunter e compagne.

Arrivo a Glasgow con un’ora e mezza di anticipo sul calcio d’inizio e dopo due passi in centro, prendo il bus verso lo stadio – i cui tornelli aprivano alle 12.15pm. Presa la pie d’ordinanza e una bottiglia d’acqua per evitare di muovermi per tutto il resto del pomeriggio, prendo posto e mi godo il pre-partita.

La gara inizia, puntuale, di fronte ad un centinaio di spettatori e qualche fellow Jambo che ha deciso di farsi il viaggio verso ovest. Il primo tempo non premia di certo la nostra dedizione, con entrambe le squadre più impegnate a capire come sfruttare i vantaggi (o evitare gli svantaggi) del vento che a costruire azioni degne di note. Si va a riposo sullo 0-0 che è davvero specchio fedele di quanto visto in campo, nonostante le Jags siano andate vicine al goal in un’occasione.

Screenshot dal profilo ufficiale twitter delle Partick Thistle Women con un momento del match

Nella ripresa la coach delle Hearts, Eva Olid, cambia tre elementi e le Jambos alzano il baricentro, ma non riescono mai ad impensierire la portiere avversaria. Almeno fino al minuto 86 quando Ciara Grant, su punizione conquistata da Georgia Timms sulla trequarti, pesca con un preciso pallonetto Waldie al centro dell’area. La centrale difensiva è potente nel colpo di testa, Cunningham (portiere del Partick Thistle) intercetta la palla ma non riesce ad impedirle di insaccarsi e le Hearts trovano il goal che cercavano.

Le Jambos riescono a difendere il vantaggio anche nei minuti di recupero e al fischio finale esplode la gioia: per la prima volta nella storia, le Hearts Women giocheranno ad Hampden Park!

Prima di allora, però, ci sarà da concentrarsi sulla seconda parte della stagione di SWPL, lo split, che inizia domenica prossima da Oriam contro le Glasgow City. Tra due settimane ci sarà una nuova pausa, per lasciare spazio alla finale di League Cup in programma al Tynecastle Park tra Rangers Women e Partick Thistle, poi a pasqua torna il campionato – e un nuovo viaggio al Petershill Park!

Posted in 500 miles, il calcio delle altre - il calcio degli altri, Memories

L’Europeo che ha cambiato la mia percezione del football per sempre

Il trofeo di Euro2022 fatto coi mattoncini LEGO esposto nel fan village di Old Trafford

Ieri mancavano 100 giorni esatti al calcio d’inizio del primo match (tra Germania e Scozia) dell’Europeo maschile e, inevitabilmente, tutta l’attesa per l’evento (che io mi godrò in tv dal mio divano) mi ha fatto ricordare le emozioni vissute in prima persona un anno e mezzo fa, quando nell’estate del 2022 mi apprestavo a vivere il mio primo Europeo (femminile) di sempre, un torneo che avrebbe cambiato la mia percezione del football facendomi innamorare di nuovo, perdutamente, di questo sport.

Un momento di Inghilterra v Austria ad Old Trafford

Quel torneo, infatti, mi ha portato in giro, in solitaria, per l’Inghilterra, fatto scoprire posti nuovi e definitivamente rotto gli indugi sul mio amore per the beautiful game. Anzitutto, il torneo mi ha fatto conoscere Manchester, una città che fino al luglio 2022 conoscevo solo grazie agli Oasis e poco altro e che, immediatamente, è diventata uno dei miei “luoghi dell’anima”.

Come il centro di Manchester mi ha accolto

Sono arrivato a Manchester in treno, da Edinburgh Waverley, per la gara d’esordio di Euro2022, tra l’Inghilterra padrona di casa e l’Austria. Quella sarebbe stata l’unica gara disputatasi ad Old Trafford, con l’Academy Stadium (casa del Manchester City Women) come altra sede delle gare in città. Non potevo, quindi, perdere l’occasione di vedermi la gara di esordio di un torneo internazionale a poco più di tre ore di treno di distanza.

Mi sono organizzato con trasferimenti e alloggio quasi con un anno di anticipo e non potevo prevedere, a quel tempo, che le condizioni meteo sull’isola sarebbero state quasi “estreme”, per colpa di un’ondata di calore clamorosa che mi avrebbe complicato, non poco, i piani.

Welcome to Manchester

Partiamo con ordine, però. Il primo capitolo del mio Euro2022 inizia, come detto, da Manchester – precisamente da Old Trafford – il 6 luglio, con la sfida inaugurale. Le Lionesses soffrono molto la pressione e non riescono a dare il meglio di se stesse, ma va dato anche merito all’Austria di riuscire a mettere in difficoltà le padrone di casa. Finisce comunque 1-0, grazie al goal di Beth Mead nel primo tempo.

Il giorno dopo torno a casa, e onestamente sarei già stato contento cosi, perché Manchester mi è entrata subito nel cuore, Old Trafford esaurito in ogni ordine di posti è stata un’esperienza incredibile e avrei avuto bisogno di tempo per rendermi conto esattamente di quanto era successo.

Le Oranje Leeuwinnen salutano i propri fans a fine gara

Il 17 luglio, invece, ero di nuovo in viaggio, di nuovo su un treno e stavolta diretto a Sheffield. Sosta forzata a Doncaster, per il cambio di treno, e poi via verso Bramhall Lane per la sfida tra Svizzera ed Olanda. Avevo già visto entrambe le nazionali in azione, anni addietro, contro la Scozia ma non ero mai riuscito a godermi lo spettacolo dei tifosi Oranje in azione, con la loro danza “links-recht” che resterà per sempre come uno degli highlight della mia esperienza.

Un momento di Svizzera v Paesi Bassi a Sheffield

Lo stadio in sé è stato una piacevolissima sorpresa, oltretutto, mentre la gara ha visto le olandesi dominare soprattutto nel secondo tempo e si è chiusa sul 4-1 per le leonesse arancioni, che sono però riuscite a fiaccare la resistenza svizzera solo con tre goal nei minuti finali. Quel giorno, Vivianne Miedema, una delle mie giocatrici preferite, non aveva potuto giocare perché era risultata, nella settimana precedente il match, positiva al covid-19 (si, c’erano ancora i controlli all’epoca anche se, adesso che scrivo, mi sembra di parlare di un secolo fa) e la scena se l’era presa Leuchter, autrice di una doppietta dopo essere entrata in campo nell’ultimo quarto di gara al posto di Beerensteyn.

Italia v Belgio all’Academy Stadium di Manchester

Il giorno dopo sono tornato a Manchester, stavolta ad est della città e per la mia prima gara di sempre della Nazionale Italiana femminile. Le Azzurre si giocavano le ultime speranze di qualificazione nello scontro diretto col Belgio, uscendo però sconfitte (1-0) e di conseguenza eliminate dal torneo già nella fase a gironi. L’Europeo delle Azzurre, però, era già stato compromesso all’esordio con la pesante sconfitta (5-1) subita contro la Francia a Rotherham.

Il giorno seguente, 19 luglio, era libero da gare e vedeva il mio tentativo di spostarmi da Manchester a Brighton. Con temperature vicine ai 40C, che avevano creato disagi importanti e cancellazioni di treni, ho avuto la fortuna di vedere il mio treno da Manchester a Londra (dove avrei poi cambiato, spostandomi da Euston Station a London Bridge) confermato. Ovviamente, a causa di tutte le altre cancellazioni, il treno era davvero pieno ed è anche stato costretto a ridurre la velocità in alcuni tratti, soggetti a problemi alle rotaie causate dall’ondata di calore anomala.

Brighton

Insomma, in qualche modo sono riuscito ad arrivare a Brighton, il punto estremo del mio viaggio attraverso l’Inghilterra, e mi ero premiato (nonostante il forte caldo che si percepiva anche lì, e soprattutto il caldo terrificante che mi aspettava al ritorno in camera) con una passeggiata sul molo (il mitico Brighton Pier), un giro per i luoghi divenuti famosi anche grazie a Quadrophenia e un fish&chips con vista mare.

In spiaggia a Brighton, in attesa delle gara

Il giorno dopo iniziavano i quarti di finale e, all’Amex Stadium, l’Inghilterra sfidava la Spagna. Lo stadio, casa del Brighton&Hove Albion, è davvero bellissimo e l’atmosfera quella sera era elettrica. La Spagna sarebbe passata in vantaggio per prima, con un bel goal di Esther González, mai goal di Toone (a pochi minuti dalla fine dei tempi regolamentari) e Georgia Stanway, nel primo tempo supplementare, avrebbero garantito alle Lionesses la vittoria e il passaggio in semifinale, dove avrebbero affrontato la Svezia a Sheffield.

L’Amex Stadium

Il giorno seguente ho lasciato Brighton, dove ho anche lasciato un pezzetto di cuore (città davvero stupenda a mio parere, dove spero di tornare il prima possibile) perché il mio Europeo proseguiva, in condizioni climatiche non più “estreme”, a Londra per il secondo quarto di finale tra Germania e Austria.

La gara era in programma nel nuovo stadio del Brentford, un piccolo gioiello incastonato tra nuovi edifici a due passi dalla stazione dei treni di Kew Bridge – dove sarei arrivato e ripartito verso il mio hotel.

Il Brentford Community Stadium a poco meno di due ore dal kickoff

La mia quinta e penultima gara di Euro2022 si chiuse col successo della Germania (2-0) grazie ai goal di Lina Magull e Alexandra Popp, che assieme e Svenja Huth formano il trio delle mie giocatrici tedesche preferite. L’Austria, come contro l’Inghilterra ad Old Trafford, aveva disputato un’ottima partita dimostrando che la qualificazione ai quarti (ai danni delle Norvegia) non era stata frutto del caso, ma le tedesche quella sera erano davvero superiori in tutti i reparti.

Il viaggio di ritorno, in treno da London King’s Cross (non prima della tappa all’Emirates Stadium per farmi mettere nome/numero di Jen Beattie sulla maglia dell’Arsenal Women che avevo acquistato un anno prima) verso Waverley è stato, for a change, tranquillo.

Un po’ di Scozia non guasta mai!

Non riuscendo ad organizzarmi col lavoro per vedere almeno una delle due semifinali, la mia attenzione era ormai proiettata alla finalissima di Wembley, in programma il 31 luglio. Una doppietta di Popp aveva consentito alla Germania di superare, non senza fatica, la Francia a Milton Keynes e ci aveva regalato una finale clamorosa, perché le padrone di casa dell’Inghilterra, la sera prima a Sheffield, avevano battuto senza appello (4-0) la Svezia.

Il programma ufficiale del torneo

Sabato 30 luglio arrivo a Londra in aereo, perché se ricordo bene uno sciopero dei treni aveva messo a rischio i viaggi in quel weekend – non c’era solo il meteo a rendere problematici i miei spostamenti! – e, potendo fare il check-in anticipato, riesco anche ad organizzarmi per andare a vedere, finalmente, una gara del Leyton Orient in casa (prima giornata della stagione 2022/23 di League Two, con gli O’s che ospitavano il Grimsby Town neopromosso dal Vanarama). Ho un legame particolare con il Leyton Orient, squadra che spesso sceglievo a FIFA (quando ancora giocavo con la PS2) e che quindi avevo sempre sognato, almeno una volta, di vedere giocare dal vivo.

Brisbane Road, la casa del Leyton Orient nel pre-partita

Il giorno dopo aver realizzato un piccolo sogno, ne avrei realizzato un altro ancora più grande: la finale di un torneo internazionale al Wembley Stadium.

Ci ero già stato una volta, a Wembley, a vedere una partita di rugby tra i Saracens e i Northampton Saints, ma quell’esperienza non mi aveva preparato alle emozioni vissute quel 31 luglio 2022.

L’Olympic Way vista dall’uscita della fermata della Tube, Wembley Park

Anzitutto, Wembley era sold-out e questo dato, per una gara di calcio “femminile”, era davvero qualcosa di storico (sarebbero seguiti altri sellout e altri record infranti, ma quel giorno davvero si è scritta una pagina di storia del calcio). L’Inghilterra aveva occasione di vincere l’Europeo (maschile o femminile) per la prima volta nella sua storia e quindi “it’s coming home”, ahimè, mi usciva dalle orecchie da tante volte l’ho sentita in quei giorni! Mentre la Germania aveva la possibilità di mettersi, per la nona volta (!) in bacheca il trofeo.

Era difficile dire chi fossero le favorite, alla vigilia, ma l’infortunio di Popp durante il riscaldamento ha davvero inferto un colpo duro alle speranze di titolo delle tedesche. Le Lionesses arrivavano alla finale, nonostante il vantaggio di giocare in casa e i risultati ottenuti sulla strada verso Wembley, con qualche punto di domanda sulla loro abitudine a gare cosi importanti e con il precedente dell’esordio del torneo, ad Old Trafford, dove la pressione aveva giocato loro qualche scherzo.

Il Wembley Stadium col tabellone luminoso ad indicare il record di spettatori

Il pre-partita è davvero bello, mi regalo la camminata dalla stazione della metropolitana verso lo stadio, intravedendo la struttura e l’arco fin dai primi gradini, prendo il programma e mi avvio verso il mio posto, nell’ultimo anello dello stadio ma con un’ottima visuale sul campo.

Il match è intenso. Il pubblico spinge le Lionesses che passano per prime in vantaggio con Toone, prima che Magull pareggi per la Germania.

Il match resta in bilico fino al minuto 110, quando Chloe Kelly, in mischia, riesce a spedire la palla in rete prima di correre verso la panchina e togliersi la maglia per festeggiare il goal diventando, immediatamente, un’icona del calcio mondiale grazie alla sua celebrazione.

Il match programme della finale

Finisce 2-1 e l’Inghilterra riesce a vincere il suo primo Europeo, per la gioia della maggior parte dei presenti a Wembley. Il giorno dopo, a Trafalgar Square, la squadra avrebbe festeggiato con un’altra cerimonia il trionfo nel cuore di Londra, ma mentre Leah Williamson e compagne salivano sul palco, io tornavo in Scozia.

Certo, il rammarico più grande della mia avventura è stato quello di non poter vedere la Scozia in azione ma, allo stesso tempo, le emozioni provate mi hanno convinto che devo fare di tutto per mettermi nelle condizioni di vivere, di nuovo, un Torneo cosi in prima persona, il prima possibile.

Fuori dal Sir Alex Ferguson Stand, prima dell’esordio del Torneo
Posted in Scozia

Ecco le prime avversarie della SWNT sulla strada verso Euro2025

Il gruppo della SWNT

Col sorteggio effettuato al mezzogiorno (nostra ora) di oggi, la Scozia Femminile ha conosciuto le prime avversarie sulla strada verso il prossimo campionato europeo, in programma in Svizzera nel luglio 2025.

Dopo la deludente performance nell’ultima Women’s Nations League, con l’ultimo posto e conseguente retrocessione nel Gruppo B, la Scozia si trova nella seconda fascia anche del sorteggio, con i criteri di selezione basati appunto sui risultati nell’ultima edizione della Women’s Nations League.

Le ragazze di coach Pedro Martinez Losa sono state inserite nel gruppo B2 con Serbia, Slovacchia ed Israele nella fase a gironi del torneo di qualificazione, che si disputerà (con gare di andata e ritorno) tra aprile e luglio 2024 – presto conosceremo date, orari e sedi di tutti gli incontri.

Solo le prime due nazionali di ogni gruppo A andranno direttamente all’Europeo, assieme alla Svizzera padrona di casa che ha un posto garantito ma, per creare ulteriore confusione, è stata comunque inserita nel Gruppo B – va considerato che questo torneo di qualificazione è, di fatto, la seconda edizione della Women’s Nations League “in disguise”, tanto che le vincenti dei gruppi B e C verranno promosse nei rispettivi gruppi (A e B), mentre le ultime nazionali classificate nei gruppi A e B verranno retrocesse, rispettivamente, in B e C.

C’mon Scotland!

Conclusa la fase a gironi, inizierà quella dei playoffs e per questo mi affido alle parole trovate sul sito ufficiale della Scottish FA perché onestamente diventa davvero complicate spiegare il cervellotico processo: “(…) The first round of the play-offs is split into two paths. In one path, the teams finishing third and fourth in League A will play the five group winners and three best-ranked runners-up in League C. The eight winners progress to the second round.

In the other first round path, the four group winners and two best-ranked runners-up in League B will be drawn into six ties against the remaining two runners-up and four third-placed teams in League B. The six winners progress to the second round.

In the second round, the teams from both paths come together and will be drawn into seven ties, with seeding for the seven highest-ranked teams based on the European Qualifiers overall league rankings. The seven winners progress to the final tournament.

Insomma, per farla breve: la SWNT deve anzitutto trattare il torneo di qualificazione considerando anche la possibilità di tornare nel Gruppo A della Women’s Nations League e, quindi, deve vincere il suo girone – cosa, sulla carta, non impossibile. Poi, si vedrà ma il cammino per tornare a disputare la fase finale di un major tournament è tutt’altro che in discesa.

Posted in 500 miles, Hearts, SWPL1

La regular season delle Hearts Women si chiude con una bella vittoria al Foundation Park

Il Foundation Park di Dundee, casa delle Dundee United Women

Non c’era modo migliore di chiudere la prima fase della SWPL, per le Hearts Women, che con una netta vittoria in trasferta nell’ultima giornata prima dello split.

Dopo le belle vittorie raccolte nelle ultime uscite, che avevano consentito alle Jambos di riprendersi il quarto posto in classifica, era fondamentale arrivare alla pausa – domenica prossima, infatti, la SWPL si ferma per fare spazio ai quarti di finale di Women’s Scottish Cup, con le Hearts attese da un’insidiosa trasferta al Petershill Park, contro le Partick Thistle, per un posto alle semifinali e il primo viaggio ad Hampden Park – con altri tre punti a referto.

Poco prima del fischio d’inizio

Se ad inizio stagione l’obiettivo stagionale era di migliorare il quarto posto nella classifica finale dello scorso anno, col passare dei mesi si è capito che le Jambos, nonostante i numerosi innesti nel mercato estivo ed invernale abbiano alzato la qualità della rosa a disposizione di coach Eva Olid, hanno ancora qualche aspetto da sistemare se vogliono lottare per una delle prime tre posizioni, che anche quest’anno sembrano essere appannaggio esclusivo delle tre “big” di Glasgow.

La lotta per il quarto posto, però, quest’anno è davvero agguerrita perché Hearts, Hibs e Partick Thistle sono separate da una manciata di punti e ogni turno le posizioni possono cambiare.

Un momento del match

Anche per questo, come detto, fare risultato contro una squadra, il Dundee United che siede sul fondo della classifica, era davvero categorico per le Hearts. Missione compiuta nel primo tempo del match, con tre goal (doppietta di Emma Brownlie intervallata dal bel goal di Danny Findlay) a fissare il risultato sullo 0-3 con cui si chiudono match e stagione regolare.

Sono andato a Dundee in pullman, per la prima volta (nelle altre due occasioni mi ero mosso in treno) e ho deciso di partire con qualche ora di anticipo sul kickoff, per evitare ogni tipo di inconveniente o di ritardo sul tragitto. Il viaggio dalla bus station di Edimburgo a quella di Dundee è corso via tranquillo, tanto che ho avuto addirittura tempo di visitare di nuovo il V&A prima di incamminarmi verso il Foundation Park, lo stadio che ospita le gare del Dundee United Women e che sorge a pochissimi metri da Tannadice e Dens Park, completando idealmente il “triangolo calcistico” della città.

Il V&A di Dundee

Il tragitto a piedi non è proprio brevissimo, poco più di un miglio, ma considerando la clemenza del meteo (cielo coperto, ma senza pioggia né vento) in poco meno di mezz’ora sono arrivato al campo, in tempo per godermi tutto il riscaldamento e scegliere il mio posto.

Le squadre si riscaldano

Avevo visto il Foundation Park solo in fotografia o negli highlights della BBC e devo ammettere che mi ricorda moltissimo il Petershill Park, essendo inserito in contesto urbano e circondato da case. Il lavoro fatto dal Dundee United, comunque, va elogiato perché lo stand (tre file di seggiolini) completa il campo e la sensazione generale è quella di essere riusciti a costruire uno stadio per la squadra femminile ad un passo dal Tannadice, inserito in zona e creando l’effetto di casa del club.

Al ritorno il percorso è molto più veloce, sia nel tragitto a piedi fino alla bus station (anche perché, per un buon tratto, mi fido di Google Maps e non della mia memoria) che in pullman verso casa.

Le Jambos difendono un corner nella ripresa

Settimana prossima saremo ancora in viaggio, stavolta verso ovest, per la sfida di Women’s Scottish Cup al The Peasy contro il Partick Thistle, un’avversaria sempre molto difficile da affrontare ma che, quest’anno, le Jambos hanno già battuto due volte in SWPL. La posta in palio è comunque altissima per entrambe, con un viaggio a Hampden Park per la semifinale e la concreta possibilità di scrivere un’altra pagina di storia dei rispettivi club.

One Love, One Hearts