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Le Hearts Women vincono ad Hampden e volano in finale di Women’s Scottish Cup

Hampden Park come si presentava ieri pomeriggio, al mio arrivo

Una serie cosi lunga di ‘prime volte‘ cosi importanti verrebbero raccontate, da uno più bravo, con un centinaio di pagine piene di riferimenti ad un passato più o meno ‘mitico’. Uno meno bravo, forse, riuscirebbe a cavarne fuori qualcosa di più succinto e, se si ricordasse che parliamo di calcio al femminile, magari tirerebbe fuori una polemica ‘acchiappa-like‘ sulla scelta (spoiler alert, che ovviamente sarebbe sbagliata) di giocare una partita tra due squadre di Edimburgo che attirano poco pubblico in un’altra città (Glasgow), ad un orario ‘improbabile’ (le 12.15pm di domenica) e in uno stadio (Hampden) con una capienza (poco oltre i 50mila spettatori) che renderebbe ridicolo l’afflusso di pubblico facilmente registrabile già in prevendita per questo tipo di gare, nonostante i grandi passi avanti fatti ultimamente eccetera eccetera.

Insomma, qualcuno potrebbe anche valutare la scelta di giocare la semifinale della Women’s Scottish Cup ad Hampden Park un po’ come Fantozzi, decenni fa, aveva valutato la ‘Corazzata Potiomkin‘ di Eisenstein in uno dei suoi film, e prendersi i like di quelli che di solito vanno a mettere la ‘faccina che ride‘ o a commentare ‘perché non interessa a nessuno!‘ sotto ogni post, di qualunque testata e a qualunque latitudine, parli di calcio al femminile.

Io non sono né bravo né un po’ meno bravo, quindi scrivo sul mio blog e (troppo) spesso evito di esprimere altrove i miei pensieri su tematiche che considero ‘sensibili’, proprio per evitare (ahimè, talvolta purtroppo m’è capitato di deviare dalla mia risoluzione, ma sto imparando dagli errori e mi prendo almeno questo positivo) di venire risucchiato in polemiche che definirei ‘asciuga-anima‘ e da cui non porti a casa nulla, se non il rischio di rovinarti la giornata.

Io, che come detto non sono tra ‘quelli là che hanno sempre l’opinione più popolare’, ieri mattina mi sono svegliato alle 8am, ho fatto colazione a casa, preso il primo bus verso Haymarket, mi sono incamminato verso la fermata vicina alla stazione, ho preso il bus numero 25 e sono andato ad Oriam, da dove sarebbe partito il supporters bus delle Hearts Women alla volta di Hampden Park, lo Scotland National Stadium, per sostenere la nostra squadra nella semifinal di Women’s Scottish Cup contro le Spartans.

Il match programme della sfida

Io ho un certo pensiero, su come si potrebbe organizzare meglio tutto quanto sta attorno a questa realtà, le Hearts Women, che da tre stagioni sono diventate la squadra che ho visto di più dal vivo e che, come e quando ho potuto, ho seguito un po’ ovunque in giro per le Lowlands scozzesi – dove tempo e mezzi pubblici me lo permettevano.

Per esempio, io non vorrei più che le Hearts Women giocassero nel campo di allenamento di Oriam ma che si trovasse modo di farle giocare più vicine possibile alla ‘casa’ del club, il Tynecastle Park – se non proprio AL Tynecastle Park, perché onestamente continuo a non capire il motivo per cui una squadra che si chiama Hearts ed è di fatto la ‘versione femminile’ degli Hearts che sono la ‘versione maschile’ del club, non possa giocare a casa propria.

Quelli bravi e un po’ più bravi mi guarderebbero con aria compassionevole ricordandomi che ‘il numero di spettatori presenti non giustificherebbe la decisione di giocare al Tynecastle Park‘ ma secondo questa mentalità, il calcio al femminile non avrebbe mai riempito Stamford Bridge, l’Emirates, il Camp Nou, esaurito il Philips Stadion di Eindhoven per la finale di UWCL e portato decine di migliaia di persone al recente Europeo inglese.

Le squadre schierate al centro del campo

In Scozia, certo, siamo ancora un po’ lontani dalla realtà che si vive south of the border, e non solo nel calcio al femminile – basti pensare che da oltre quarant’anni solo due club, l’Old Firm, vincono la Premiership – ma se non si tiene il passo coi vicini e coi tempi, si rischia davvero di non riuscire mai più a progredire.

Insomma, se Hampden Park, come c’è scritto all’esterno del North Stand, è lo Scotland National Stadium, è giusto che li giochino le due rappresentative nazionali, maschile e femminile, e che semifinali e finale di Scottish Cup, maschile e femminile, si giochino proprio in quello stadio ubicato nel Southside di Glasgow. Al di là del numero di spettatori presenti.

Con buona pace dell’atmosfera (che, ammettiamolo, è una leggenda perché quassù si valuta l’esperienza in uno stadio non tanto per quello che vedi in campo ma per quanto sono comodi i seggiolini e per l’offerta di cibo e bevande nel concourse), dei Soloni sempre pronti ad acchiappare il ‘mi-piace’ della pancia di certe persone e anche al netto dell’attenzione che le sezioni femminili dei club ricevono – a mio parere, sempre troppo poca nonostante gli sforzi, a volte di facciata, fatti negli ultimi anni.

Le due squadre al termine della gara, chiusasi 0-3 per le Hearts Women che, per sorteggio, erano la squadra ‘ospite’

Tornando alla gara di ieri, le Hearts Women (che hanno lasciato Oriam una mezz’ora prima dei tifosi) arrivavano alla sfida con il favore del pronostico offerto dalla posizione di classifica e dalla forma attuale ma, guardando ai due scontri diretti in stagione (vittoria rocambolesca, in rimonta, per 3-4 ad Ainslie Park, successo risicato per 1-0 ad Oriam a mesi di distanza) e considerando che nessuna giocatrice della rosa delle Hearts Women aveva, prima di ieri pomeriggio, giocato ad Hampden Park, si capisce che il match sarebbe stato di lettura un po’ più complicata.

Arriviamo allo stadio con poco più di un’ora di anticipo sul kick off e il mio primo viaggio di sempre su un supporters bus, da quando ci siamo trasferiti spostato quassù, scorre veloce e tranquillo – direi addirittura troppo, per come ero abituato a fare le trasferte in Italia, ma tant’è – e poco dopo le 11am si aprono i tornelli di Hampden. Il match programme è gratuito (come capita per le gare della SWNT) e lo leggo mentre mi mangio la mia kebab pie, trovando numerosi svarioni e, soprattutto, notando che le fotografie all’interno sono quasi tutte di giocatrici che indossano la divisa dello scorso anno.

La partita inizia e per quarantacinque minuti si resta in equilibrio, con le Spartans chiaramente impostate sul contrattacco e le Hearts che provano a farsi andare bene l’etichetta di favorite, registrando numeri clamorosi in termini di possesso e territorio ma senza riuscire ad impensierire davvero la portiere avversaria. La pressione sale comunque, lenta ed inevitabile, e le Jambos vanno a riposo avanti nel punteggio grazie al goal di Kate Mooney, attaccante irlandese arrivata a gennaio, brava ad anticipare la diretta avversaria su un bel cross di Georgia Timms dalla destra d’attacco.

Nella ripresa le Hearts continuano a mantenere il possesso e trovano altri due goal, entrambi di testa, con la rientrante Kathleen McGovern che prima insacca un cross della player of the match, Monica Forsyth, poi a tempo scaduto crossa in area dalla sinistra trovando il guizzo di Carly Girasoli, capace di coronare con un goal ad Hampden un’altra prestazione da insostituibile.

Alla seconda semifinale di sempre (la prima la giocarono due stagioni fa a Falkirk, contro le Celtic Women), le Hearts riescono cosi a centrare un altro traguardo storico, regalandosi il pass per la finale – che si giocherà, sempre ad Hampden Park, domenica 26 maggio.

Prima di allora, e a partire da mercoledì 1 maggio, restano cinque gare di SWPL in cui servono punti per difendere il quarto posto (tra cui l’ultimo derby stagionale, con data, orario e sede ancora da confermare a poco meno di tre settimane) che sarebbe un risultato tutto sommato soddisfacente, considerando come la stagione si è evoluta.

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Il Montrose non è il mio “nuovo Hamilton” – vi spiego perché

Il benvenuto ad Ainslie Park

Domenica 14 aprile, approfittando del fatto che le Hearts Women avevano già giocato (e vinto) il derby contro le Hibs il venerdì precedente, decido di regalarmi un breve viaggio in bus per tornare ad Ainslie Park, dove le Spartans Women ospitavano le Montrose Women in un match valido per il venticinquesimo turno di SWPL (e il mio primo tra due squadre nella bottom-six di classifica dopo lo split).

Spieghiamo velocemente cosa vuol dire il titolo che ho scelto per questo post: l’Hamilton Academicals FC è stato, fino all’agosto scorso, l’unica squadra (maschile e femminile) ad aver giocato nella top-tier del calcio scozzese da quando mi sono trasferito quassù a non aver mai visto in azione. Per la maschile ho avuto molte occasioni sprecate, per la femminile invece la scorsa stagione è stato impossibile (per una ragione o per l’altra) organizzarmi in modo da vedere le biancorosse in azione.

Il Montrose maschile ero riuscito a vederlo, a domicilio, nell’estate 2019 (qui trovate il resoconto di quella giornata) mentre invece la squadra femminile, neopromossa in SWPL, aveva fatto visita ad Oriam quando ero in Italia mentre non ero riuscito ad organizzarmi per seguire le Hearts in trasferta lo scorso ottobre.

Un momento del primo tempo del match tra Spartans Women e Montrose Women

Mi ero quindi fatto l’idea che il Montrose Women potesse diventare il mio “nuovo Hamilton” e volevo, allo stesso tempo, evitare di crearmi una “nuova ossessione”. Con queste basi, la partita di domenica scorsa a Pilton era davvero un appuntamento per me imperdibile.

Ero anche curioso di vedere il Montrose in azione perché, come detto, da neopromossa ha fatto una stagione davvero positiva e si presentava ad Ainslie Park con tre punti di vantaggio sulle padrone di casa e con la voglia di staccarsi definitivamente da uno degli ultimi due posti in classifica che portano “in regalo” la retrocessione diretta in SWPL2 (l’ultimo) o lo spareggio promozione/retrocessione con la seconda classificata di SWPL2 (il penultimo). Mentre lo scorso anno le Glasgow Women sono sempre rimaste nel fondo della classifica, dalla prima all’ultima giornata, in questa stagione ci sono almeno quattro squadre in lotta per la salvezza – oltre alle due avversarie di turno, ci sono il Dundee United Women e le Hamilton Accies (che lo scorso anno avevano vinto lo spareggio).

Le Spartans Women difendono un corner nel primo tempo

Insomma, non senza qualche problema (bus preso di corsa) arrivo allo stadio che manca poco più di mezz’ora al calcio d’inizio, quindi c’è tempo per una pie prima di prendere posto sulla tribuna in un altro pomeriggio influenzato dal forte (e gelido) vento che da qualche giorno sferza la Capitale – il giorno prima, sabato, ero all’Hive Stadium per Scozia Femminile v Inghilterra Femminile di Women’s 6 Nations e devo ammettere che il freddo patito quel giorno, con condizioni climatiche quasi “estreme” considerando anche che, tecnicamente, la primavera è già iniziata da un po’, è stato molto.

Il vento influenza le giocate delle squadre ma, onestamente, il primo tempo sarà difficilmente ricordato per lo spettacolo visto in campo. Il Montrose crea qualche occasione, soprattutto da palla ferma, ma costringe la portiere delle Spartans ad una sola parata degna di nota, con le squadre che vanno a riposo su uno dei più tipici scenari da 0-0.

Fun fact: nelle due occasioni in cui ho visto il Montrose (men o women) dal vivo, i match programme erano validi per due partite

Nella ripresa il Montrose scappa sullo 0-2, dominando il gioco, prima di chiudersi un po’ troppo in difesa e rischiare di gettare al vento il lavoro fatto. Le Spartans, infatti, sprecano una clamorosa occasione fallendo un calcio di rigore prima di accorciare le distanze a tempo quasi scaduto.

Finisce 1-2, il Montrose si prende i tre punti che voleva e allunga sulle dirette avversarie mentre le Spartans dovranno continuare a guardarsi le spalle se non vorranno rischiare di essere risucchiate in uno dei due posti in fondo alla classifica. Per loro, dopo lo scorso anno, una stagione sorprendentemente deludente ma che possono rendere magica tra meno di due settimane, quando sfideranno le Hearts Women a Hampden Park nella semifinale di Scottish Cup.

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Le Hearts Women centrano due risultati storici in meno di una settimana e ipotecano il quarto posto in classifica

Le squadre schierate prima del terzo Edinburgh Derby stagionale

La stagione 2023/24 delle Hearts Women verrà ricordata come un vero e proprio rollercoaster di emozioni, prestazioni e risultati e, molto probabilmente, quando si guarderà indietro a questa annata non si riuscirà ad evitare di farlo con qualche rammarico.

Si, perché le due straordinarie vittorie conquistate in meno di una settimana, tra venerdì 12 e mercoledì 17 aprile, hanno permesso alle Jambos di ipotecare il quarto posto finale ma la sensazione è che con un paio di innesti in ruoli-chiave, in modo da dare più profondità alla rosa e permettere a coach Olid di fare maggiore turnover nei momenti, come questo, in cui si gioca più spesso, questa squadra poteva davvero lottare per il terzo posto finale nella classifica di SWPL.

Cross di Jess Husband, goal di testa di Kathleen McGovern: Hearts 1 Hibs 0

Lasciando da parte queste considerazioni, la prima vittoria stagionale nell’Edinburgh Derby contro le Hibs arriva al termine di una gara giocata per oltre settanta minuti in inferiorità numerica ma dominata in lungo e in largo, tanto che per larghi tratti del match mi ero completamente dimenticato del cartellino rosso mostrato a McGovern (che col suo colpo di testa, a sfruttare il perfetto assist di Jess Husband, aveva poco prima portato avanti le Hearts) proprio a metà del primo tempo.

Il match, giocato ad Oriam finalmente sold-out un freddo venerdì sera di metà aprile, ha finalmente dato alle Hearts la possibilità di mettere in mostra tutte le proprie qualità, soprattutto in fase difensiva dove il trio di centrali, capitan Hunter, Carly Girasoli e una Lizzie Waldie a mio parere personale player of the match per distanza, hanno saputo tenere a bada le offensive (scombinate, va detto) delle avversarie, incapaci di far valere la superiorità numerica e sempre in difficoltà.

Tanto che nella ripresa, con una bella punizione di Megan Bell, le Hearts hanno trovato il goal del 2-0 con cui si è chiuso il match, un risultato che ha permesso alle Jambos di allungare il proprio vantaggio sulle rivali dirette per il quarto posto finale, a sei punti.

Un momento del primo tempo tra Hearts Women e Rangers Women

Che sarebbero, pochi giorni dopo, diventati addirittura nove, grazie a quello che non ho problemi a definire il capolavoro stagionale (almeno, della parte di stagione giocata finora) delle Hearts. Ovvero, il match casalingo contro le capoliste Rangers Women.

La gara è in programma mercoledì 17 aprile ad Oriam, con kick off fissato per le 7.45pm in modo da consentire la diretta televisiva su BBC ALBA. Oriam non è sold-out, stavolta, ma contando giornata, orario e temperatura (si, fa ancora piuttosto freddo quassù anche per chi è ormai abituato a questo clima) c’è una buona cornice di pubblico.

Katie Lockwood festeggia il goal che avrebbe regalato la prima vittoria alle Hearts Women su una squadra “top-three” in classifica

Eva Olid, head coach delle Hearts, cambia due elementi rispetto al derby di venerdì inserendo Adamolekun al posto della squalificata McGovern e dando spazio tra i pali a Rachel Johnstone, con Parker-Smith che si prende un turno di riposo.

Le Hearts segnano il goal decisivo nella ripresa grazie a Katie Lockwood, il quindicesimo di un’annata davvero positiva per la centrocampista offensiva arrivata in estate dalle Hibs, ma a mio modestissimo parere vincono il match nel primo tempo, in quarantasette minuti che per me sono i migliori giocati finora dalle Jambos.

Il tramonto ad Oriam, sempre spettacolare

Mi spiego: non ho avuto la possibilità di vedere le statistiche, ma credo che tra possesso, territorio, tiri in porta le Rangers abbiano registrato numeri incredibilmente superiori alle Hearts e anche coach Olid ha detto che nel primo tempo “abbiamo mostrato loro troppo rispetto e non siamo riuscite a tenere la palla, giocando il nostro calcio”.

Tutto vero, ma il fattore che per me va premiato è stata la straordinaria organizzazione mostrata in fase difensiva, dove tutte le giocatrici hanno dimostrato calma, capacità di adattamento, concentrazione. Insomma, un vero e proprio masterpiece difensivo che, per uno come me che nella sua “carriera” (fermatasi a quattordici anni, ma di cui vado estremamente fiero) di “stopper” (era il modo in cui decenni fa si indicava il centrale difensivo) è sempre un aspetto fondamentale.

È tutto vero!

Certo, poi là davanti Georgia Timms si è nuovamente sacrificata per ottantasette minuti (prima di fare spazio a Mooney) facendo a spallate con la difesa avversaria, Emma Brownlie nel suo “nuovo” ruolo di esterna alta ha dimostrato tutte le sue qualità, Monica Forsyth ha ancora una volta messo in scena una prestazione da “insostituibile” e il gruppo, in generale, ha voluto questa vittoria in maniera viscerale, ricordando le brutte sconfitte patite l’anno scorso in queste gare e volendo dimostrare, con determinazione, le proprie qualità.

Le Hearts cementano il proprio quarto posto in classifica di SWPL, quindi, con nove punti di vantaggio sulle Hibs (battute 1-0 ad Airdrie dalle Celtic Women, nuove capoliste e prossime avversarie delle Jambos), registrando un secondo clean-sheet consecutivo e dando l’impressione che, se in estate la società continuerà ad operare in questo modo in fase di mercato, davvero il prossimo anno si potranno fissare obiettivi ancora più ambiziosi.

Al momento, però, c’è un viaggio al Celtic Park da preparare prima di pensare a come affrontare la prima gara ad Hampden Park della nostra storia, per la semifinale di Women’s Scottish Cup contro le Spartans Women in un altro Edinburgh Derby che, non ho dubbi, ci farà divertire.

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La SWNT ha iniziato il cammino verso EURO2025

Le squadre schierate a centrocampo per gli inni nazionali

La Scozia Femminile ha iniziato, non senza qualche difficoltà, il proprio cammino verso la fase finale dell’Europeo 2025, in programma in Svizzera l’estate del prossimo anno.

Dopo aver fallito la qualificazione alla fase finale di EURO2022 e della Coppa del Mondo 2023 ed essere retrocessa, come ultima del suo girone, nel Gruppo B di UEFA Nations League, la SWNT vuole interrompere la striscia negativa e tornare ad esibirsi sui maggiori palcoscenici del calcio femminile.

Per farlo, Rachel Corsie e compagne dovranno superare diversi ostacoli, posti dal processo di qualificazione. La Scozia, inserita in fascia B, dovrà cercare il miglior piazzamento possibile nel proprio gruppo prima di cominciare i playoffs e la rincorsa ad un posto ad EURO2025 è cominciata venerdì 5 aprile dal Gradski stadio Dubočica di Leskovac, dove le ragazze di coach Pedro Martinez Losa hanno sfidato le padrone di casa della Serbia nella prima giornata.

La gara, giocata in condizioni climatiche decisamente diverse da quelle cui siamo abituati quassù, ha posto la Scozia di fronte a diverse sfide ma la prestazione messa in campo, al netto di numerose attenuanti (tra le altre, le numerose assenze per infortuni più o meno gravi), non può definirsi soddisfacente.

Il match si chiude sullo 0-0, al termine di oltre novanta minuti in cui la Serbia ha forse il diritto di nutrire un certo rammarico per le occasioni sprecate ma che, in generale, sono stati davvero avari di emozioni.

Il secondo match di questa finestra internazionale vedeva la Scozia tornare ad Hampden Park, per la prima volta nel 2024, contro la Slovacchia. In Nations League la SWNT ha chiuso con due pareggi (uno dei quali ottenuto in casa, contro il Belgio) e quattro sconfitte e l’aspettativa di tutti era di tornare alla vittoria – anche cercando di dimenticare una Pinatar Cup tutt’altro che entusiasmante, più per le prestazioni messe in campo che per i risultati ottenuti.

Il match programme della gara, con Jenna Clark in copertina

Parto da Edimburgo verso le 3.30pm per un calcio d’inizio fissato, con davvero scarsa considerazione dei mezzi pubblici che portano dal centro di Glasgow ad Hampden, per le 7.35pm. Arrivo a Glasgow verso le 5.30pm e decido di andare direttamente allo stadio, mangiandomi un panino tra il viaggio in treno e il percorso a piedi che separa la stazione di Mount Florida dalla casa del calcio scozzese.

Entro che manca poco meno di un’ora al calcio d’inizio, prendo posto e aspetto, leggendo il programma e guardando il riscaldamento delle squadre. Quando le formazioni entrano in campo per gli inni nazionali devo ammettere che il pubblico presente sugli spalti è più numeroso di quanto mi aspettassi. Capitan Rachel Corsie oggi festeggia un grande traguardo, il cap numero 150 di una carriera davvero da incorniciare e le sue compagne vogliono darle, in regalo, una vittoria.

Nel primo tempo, però, la prestazione della Scozia è molto simile a quella, incolore, vista in Serbia settimana scorsa. Troppe difficoltà in fase di costruzione, parecchia confusione e portiere avversaria mai chiamata in cause. L’head coach della SWNT conferma l’undici iniziale anche nella ripresa e, nonostante continuino le difficoltà, un colpo di testa di Sophie Howard al 62′ sblocca il risultato – che non sarebbe più cambiato.

La Scozia, al termine di un match che andrà nella storia per il traguardo personale di Corsie più che per il suo andamento, conquista la vittoria che cercava e si issa in vetta al girone a pari punti con la Serbia, prima del back-to-back contro Israele in programma tra fine maggio ed inizio giugno, in cui per la SWNT dovranno arrivare sei punti, prestazioni convincenti e parecchi goal a referto per mettersi davvero sulla strada giusta.

Per il momento, considerando la situazione, va bene anche cosi.

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Pasqua al Petershill Park (make it a double, please!)

Hearts Women in attacco nel primo tempo

Pasqua con chi vuoi, dice l’antico proverbio e io quest’anno ho deciso di passarla al Petershill Park, approfittando del calendario più che favorevole di SWPL1 che offriva un clamoroso double-header nella casa (tra le altre) di Glasgow City e Partick Thistle Women.

Come accaduto un paio di anni fa, in occasione della semifinale dell’allora Scottish Women’s Cup a Falkirk, riesco a vedermi due gare nello stesso pomeriggio e, per assoluta coincidenza, si tratta delle stesse quattro squadre che si sono sfidate in quel pomeriggio tardo primaverile.

Parto con buon anticipo al mattino da Edimburgo, perché il kick off della prima partita, che vede impegnate le Hearts Women contro le Jags nel replay del quarto di finale di Women’s Scottish Cup di un paio di settimane fa (oltre che essere, finora, il quarto scontro diretto stagionale tra le squadre) è fissato per le 12.10pm per consentire la diretta tv su BBC ALBA.

Il pullman (900) arriva un po’ in ritardo ma ho comunque tutto il tempo necessario per una breve passeggiata in centro a Glasgow, per prendere il bus locale (87) verso Springburn e trovare posto nell’unica tribuna del The Peasy.

Una fase del primo tempo tra Partick Thistle Women e Hearts Women

Il meteo è davvero d’aiuto, perché al vento (non troppo fastidioso e, per una volta, nemmeno troppo freddo) fa da contraltare il sole che splende alto nel cielo, fatta eccezione per il passaggio temporaneo di qualche nuvola.

Le Jambos si presentano alla sfida con una settimana di riposo in più rispetto alle avversarie, che settimana scorsa avevano giocato (e perso) la finale di SkySports Cup contro le Rangers Women al Tynecastle Park, e con la giovanissima esterna sinistra, Jess Husband, al debutto dal primo minuto in maroon. Prestazione superba, per lei, in una gara sempre difficile nonostante, alla fine, le Hearts si siano imposte con un netto 0-3 grazie ai goal di Findley (nel primo tempo) e alla doppietta della rientrante Kathleen McGovern.

La vittoria consente alle Jambos di restare al quarto posto in classifica ma, adesso, in solitaria e con tre punti di vantaggio sulle Hibs, battute (1-2) dalle Rangers Women che continuano a guidare la classifica.

Break in George Square tra le due partite

Al termine della gara, con poco più di un’ora libera prima della seconda partita, torno in centro a Glasgow e mi godo la pausa su una panchina in George Square, il cuore della città, prima di tornare in direzione nord-ovest e coprire il miglio e mezzo scarso che separa il centro dallo stadio.

La seconda parte del mio personale “Easter double-header” è lo scontro diretto tra le due squadre che siedono, a pari punti, al secondo posto in classifica ad un punto di distacco dalle Rangers Women (ma, quando scendono in campo, i punti di distacco sono quattro perché le Gers avevano, come detto sopra, già giocato e vinto nella Capitale contro l’Hibernian Women).

Il match programme della sfida tra Glasgow City e Celtic Women

Glasgow City e Celtic Women, infatti, hanno saputo approfittare di un temporaneo calo di forma della capolista per ridurre lo svantaggio, anche (e forse soprattutto) grazie alla vittoria delle Hoops nell’Old Firm giocatosi due settimane fa ad Airdrie.

Nel novembre scorso avevo visto le Glasgow City in casa contro le Rangers e, allora, le ospiti avevano messo in campo una vera e propria dimostrazione di forza, consentendo il primo tiro in porta alle Campionesse di Scozia solo nei minuti di recupero del secondo tempo.

Le Celtic Women, che hanno cambiato guida tecnica a cavallo delle vacanze invernali (con Fran Alonso volato negli USA e sostituito dalla head coach svedese Elena Sadiku) arrivano allo scontro diretto, come detto, per prolungare la striscia positiva e cercare di stare il più vicine possibile alle Rangers Women, sperando in un passo falso delle avversarie o, come sarà più probabile, tenendosi aperta la possibilità del sorpasso nel prossimo scontro diretto.

Glasgow City in attacco nel primo tempo

La gara, che comincia alle 4.10pm ed è anch’essa in diretta su BBC ALBA, è molto aperta ma le Celtic riescono subito a prenderne il controllo. Le Hoops vanno a riposo avanti (0-1) grazie al colpo di testa, su calcio d’angolo, di capitan Hayes e raddoppiano in avvio di ripresa col goal di Natasha Flint, vero e proprio valore aggiunto della rosa e tornata a Glasgow a stagione inoltrata dopo aver giocato la prima parte dell’annata in WSL col Liverpool Women.

A differenza della sfida di novembre contro le Rangers, però, le City riescono a scuotersi, accorciando le distanze a tempo quasi scaduto con il bel goal di Giammona in girata ma, come in autunno, uscendo dal campo sconfitte in un altro scontro diretto.

Il calcio d’angolo a seguito del quale le Celtic Women sono passate in vantaggio

La SWPL si ferma ancora, stavolta per lasciare spazio alla finestra internazionale (la Scozia inizierà il suo cammino verso EURO2025 in Serbia, venerdì pomeriggio, prima di debuttare ad Hampden Park martedì prossimo contro la Slovacchia). Venerdì 12 aprile si torna in campo con l’Edinburgh Derby, in programma ad Oriam, uno scontro diretto che potrebbe essere, a questo punto della stagione, quasi decisivo: una vittoria delle Hearts, che finora hanno perso entrambi i derby giocati quest’anno, manderebbe le Jambos a +6 sulle rivali cittadine.

Per le Glasgow City, invece, un altro scontro diretto da non fallire: al Broadwood Stadium di Cumbernauld faranno visita alle Rangers Women con l’imperativo di prendersi una vittoria (o, almeno, di non perdere) per riportarsi sotto. Le Celtic Women saranno pronte ad approfittare di un passo falso delle rivali e torneranno al Petershill Park, stavolta ospiti delle Partick Thistle Women.

La classifica aggiornata di SWPL1 (fonte: https://swpl.uk/match-centre/swpl/)

Nella lotta per la salvezza, Spartans (che hanno espugnato il Foundation Park di Dundee battendo 2-4 lo United) e Montrose (vincitrici 2-1 in casa sull’Hamilton) lasciano le rispettive avversarie di giornata sul fondo della classifica e si sfideranno ad Ainslie Park domenica 14 all’ora di pranzo. A chiudere la giornata numero 24 arriva la vittoria casalinga per il Motherwell (3-0 sull’Aberdeen) che accorcia le distanze sul settimo posto, occupato proprio dalle Dons e, con quindici punti di vantaggio sul penultimo posto, si mette nelle migliori condizioni possibili per le restanti otto gare stagionali.