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Il mio ritorno al Tynecastle Park per una gara di Scottish Premiership

Un momento di Hearts v St Johnstone

Sabato 4 marzo sono tornato al Tynecastle Park, una settimana dopo il Women’s Edinburgh Derby ma oltre sei mesi dopo la mia ultima partita dal vivo degli Hearts men.

Allora, a fine agosto, una sconfitta di misura (0-1) ma in generale meritata contro l’FC Zürich nello spareggio per un posto nella fase a gironi dell’Europa League aveva mandato gli Hearts in Europe Conference League, la terza coppa europea per importanza, dove i Jambos hanno lasciato il segno con due vittorie, in trasferta e in Gorgie, contro i lettoni dell’RFS, mentre hanno dovuto cedere di fronte a due avversarie, i turchi dell’Istanbul Basaksehir e la Fiorentina, ancora superiori.

I due match programme delle gare degli Hearts men che ho visto in stagione. Curiosità: entrambe le foto di copertina ritraggono giocatori nella pioggia!

La rosa degli Hearts ha dimostrato di essere competitiva per ottenere il risultato stagionale, ovvero chiudere ancora al terzo posto, “best of the rest” in Scozia e potersi giocare ancora le proprie chance in Europa per continuare a crescere e nonostante qualche incidente di percorso, dopo ventotto giornate di campionato i Jambos sono proprio terzi, con cinque punti di vantaggio sugli Hibs e sette sul redivivo Aberdeen.

Sono riuscito a tornare a vedere una gara di campionato dopo più di un anno, complice il fatto che il Tynecastle Park, in questa stagione, è sempre sold-out grazie alla vendita di tutti gli spazi disponibili per gli abbonamenti. Ho approfittato della doppia trasferta delle Hearts Women e dell’opzione offerta dalla società agli abbonati di mettere in vendita il proprio posto nelle giornate in cui non sono in grado di andare allo stadio, quindi sono tornato nel Gorgie Stand per una gara, a suo modo, importante.

Il tabellone luminoso che mostra il risultato del match

Non tanto per l’avversario di giornata, il St Johnstone, ma perché i Jambos erano reduci dalla brutta sconfitta patita a Motherwell la settimana precedente e, in vista del quarto di finale di Scottish Cup contro il Celtic (perso 0-3 sabato scorso), avevano bisogno di dare una scossa.

Il risultato non è mai stato in discussione, coi Jambos che si sono imposti 3-0 sul club di Perth grazie alla doppietta di Ginnelly e al goal di Jorge Grant e hanno conservato il vantaggio su rivali cittadini, a loro volta vittoriosi contro il Livingston.

Come detto, gli Hearts avrebbero perso (piuttosto male, ma ahimè secondo pronostico) contro il Celtic in casa in Scottish Cup, chiudendo così la loro speranza di ottenere un trofeo in questa stagione. Il terzo posto finale resta quindi l’unico obiettivo, con cinque gare ancora da giocare prima dello split e con tre scontri diretti – primo dei quali al Pittodrie sabato prossimo.

Il Main Stand e il settore ospiti durante Hearts v St Johnstone
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Grande delusione o aspettative troppo alte?

Una fase del primo tempo della sfida tra Hearts e Dundee FC

Si dice che se non hai aspettative, non puoi rimanere deluso e che quando, invece, hai aspettative troppo alte, il rischio di rimanere comunque deluso sia direttamente proporzionale.

Non so dire, onestamente, se le mie aspettative nella settimana precedente la gara degli Hearts contro il Dundee FC fossero troppo alte. Dopo il pareggio ottenuto a tempo quasi scaduto ad Ibrox, che lasciava i Jambos ad un punto dalla vetta, e considerando che l’avversario di giornata aveva vinto una sola gara in nove uscite, credevo che attendermi una vittoria (anche piuttosto netta, ma andavano bene anche solo i 3 punti) sarebbe stato il “minimo sindacale” in termini di aspettative come tifoso in possesso di un biglietto per il match.

Va anche considerato che, dopo gli eventi che hanno portato alla chiusura della stagione 2019/20 con conseguente retrocessione degli Hearts e il ruolo da protagonista che ha giocato il Dundee FC nell’intera faccenda (non voglio, qui, andare a toccare una ferita per me decisamente ancora aperta) le sfide tra le due squadre non sono più partite normali.

Oltretutto, nelle file del Dundee FC ci sono tre ex degli Hibs, McPake come manager, Cummings e soprattutto Leigh Griffiths in rosa oltre a Charlie Adams, giocatore il cui talento è indiscutibile ma che non sempre, da avversario, riesci ad apprezzare appieno a causa del suo atteggiamento in campo.

Il match programme

Insomma, sabato scorso sono andato in Gorgie con tanta voglia di vincere convinto che la squadra condividesse la mia stessa ambizione. Mi ero sbagliato, purtroppo, perché gli Hearts sono scesi in campo incapaci di imporre il proprio gioco, non dico svogliati (sarebbe ingeneroso) ma davvero in una di quelle giornate che, se hai qualche decennio di calcio alle spalle, capisci già nei primi minuti sarebbero state difficili.

Sabato faceva il suo debutto il controllo obbligatorio del passaporto covid, senza il quale era negato l’accesso allo stadio. Decisione presa dal Governo Scozzese per cercare di convincere ancora più persone a fare il vaccino (contando che, tra poco, si comincerà a distribuire le terze dosi) e che nelle settimane precedenti il suo ingresso obbligatorio aveva scatenato qualche polemica. Tutto è filato liscio, solite code ai tornelli nei minuti precedenti la gara che nulla hanno a che vedere col pass (la stragrande maggioranza del pubblico, qui, ha l’abitudine – che non riesco a condividere – di lasciare il pub ad un soffio dal calcio d’inizio entrando cosi, spesso, a gara già in corso) e più di 17mila spettatori presenti sugli spalti del Tynecastle Park.

Con l’ingresso obbligatorio del passaporto covid venivano anche tolti gli ultimi limiti di capienza allo stadio, con le aree attorno alle panchine adesso finalmente occupate dai tifosi.

Sabato chiudeva anche la settimana dedicata all’azione della charity Show Racism The Red Card, con tutti i giocatori in campo nel riscaldamento con una t-shirt con il nome della charity, il cartellino rosso con la scritta sulle maglie da gioco e i giocatori che, nell’immediato pre-partita, hanno idealmente mostrato il cartellino rosso al razzismo.

I giocatori mostrano il cartellino rosso al razzismo nell’immediato pre-partita

Come detto, la prestazione messa in campo non è stata nemmeno lontanamente vicina da quella che ci si aspetta da una squadra seconda in classifica, imbattuta in stagione (unica squadra) che gioca in casa contro la penultima in classifica. Nonostante tutte le difficoltà mostrate, gli Hearts era anche riusciti ad andare a riposo avanti nel punteggio grazie al gran goal di John Souttar, uno dei rarissimi casi in cui un giocatore degli Hearts aveva trovato modo di calciare verso la porta avversaria da fuori area – evento davvero molto raro, purtroppo.

Nella ripresa i Jambos avevano continuato a giochicchiare e l’infortunio a Boyce (speriamo davvero non sia nulla di grave) aveva tolto dal campo anche l’unico attaccante “vero” a disposizione di Robbie Neilson. Anche i cambi non hanno avuto l’impatto sperato cosi, a tempo quasi scaduto, Jason Cummings ha approfittato della colpevole disattenzione difensiva dei padroni di casa per trovare il pareggio.

Il settore ospiti è letteralmente esploso, c’è stato un tentativo di andare a contatto coi tifosi di casa (tentativo solo provato, senza alcuna voglia di portarlo davvero a compimento da nessuna delle due parti) e anche con sette minuti di recupero a disposizione gli Hearts non sono più riusciti a rendersi pericolosi.

Riscaldamento pre-gara con t-shirt contro il razzismo

Si è chiuso cosi sull’1-1, risultato che complice la vittoria dei Rangers a Paisley ieri all’ora di pranzo (1-2 in rimonta) lascia gli Hearts al secondo posto ma adesso a tre punti dalla capolista, a pari punti col Dundee United (prossimo avversario) e con un solo punto di vantaggio sul Celtic, al momento quarto.

Spero di sbagliarmi ma vedo più di un parallelo con la stagione 2018/19, iniziata benissimo ma compromessa a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre con risultati deludenti e infortuni ‘pesanti’ che avevano costretto gli Hearts a giocare senza elementi importanti per molte giornate. Spero che l’infortunio di Boyce, uscito dal campo zoppicando, non sia nulla di grave, spero di sbagliarmi sul parallelo ma temo che le mie aspettative, ovvero quelle di avere una squadra finalmente pronta a lottare per il titolo fino all’ultima giornata, siano davvero troppo ambiziose.

Nessuno, in Gorgie, ha mai parlato ovviamente di vincere il campionato perché si sa come vanno le cose nel calcio scozzese, si sa che alla fine in un modo o nell’altro una della due old firm, se non entrambe, si prenderanno la scena e faranno gara a sè (come successo ieri sera ad Austin, Texas nel GP degli USA di F1 con Verstappen ed Hamilton) ma per una volta avrei voluto sognare un po’ più a lungo, magari fino a natale.

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Tornare a casa dopo tanto tempo (o We shall not be moved, part 2)

Un momento della gara tra Hearts e Motherwell

Tornare a casa dopo tanto tempo è spesso qualcosa di piacevole. Dipende comunque da diversi fattori (la casa, cosa ci aspetta in quella casa, la nostra predisposizione d’animo quando intraprendiamo il viaggio e quando finalmente raggiungiamo la meta).

Ricordo benissimo, ai tempi del liceo, di aver studiato che l’Odissea era solo uno dei libri che raccontavano il ritorno a casa di un eroe della guerra di Troia, Ulisse/Odisseo, mentre I Nostoi (“i ritorni”), poema in cinque libri del cosiddetto ciclo troiano in cui venivano raccontati i ritorni a casa, appunto, degli altri eroi “epici”, è andato perduto. Il ritorno è un tema che ritorna [gioco di parole brutto ma voluto, ahime] spesso in letteratura, in tutto il suo corso e il concetto stesso di ritorno implica un luogo da cui ci si è allontanati, volenti o costretti, e che si vuole rivedere.

Ora, dopo questa citazione “colta”, non intendo assolutamente descrivere il mio ritorno al Tynecastle Park in chiave eroica, ma nel mio piccolo la giornata di ieri, 2 ottobre, si è già guadagnata un posto speciale nella mia personale storia della mia vita (tutto personale, d’altronde questo è un diario e non potrebbe quindi essere altrimenti).

There and then, and now: i programmi delle ultime due gare viste al Tynecastle Park

Insomma, dopo oltre due anni (l’ultima volta era il 25 settembre 2019) ieri sono finalmente tornato “a casa”, al Tynecastle Park, per vedere una partita degli Hearts. La colpa maggiore di questa assenza è, ovviamente, della pandemia ma tra fine settembre 2019 e il marzo 2020 gli Hearts avevano giocato diverse partite ma io, per un motivo o per l’altro (rugby, spesso, il trasloco, ma anche un bisogno di staccare dalla mia routine che iniziavo a sentire piuttosto impellente) non ero più riuscito ad andare in Gorgie (da cui mi ero trasferito nel dicembre 2019 dopo sei anni).

Per marcare ulteriormente l’evento, quando sono andato a ritirare il mio biglietto in settimana mi sono anche preso la nuova maglia away, quella con la scritta sul petto “Always Hearts” che è già diventata una delle mie maglie preferite.

Always Hearts, a richiamare uno dei murales presenti nel Main Stand del Tynecastle Park

Lo stadio è sempre lo stesso, ma il pre-partita (con tornelli aperti dalla 1.30pm per kick off alle 3pm, controllo passaporto vaccino covid, mascherina da indossare ovunque tranne quando seduti al proprio posto) è un po’ diverso, anche perché è la prima volta per me in Gorgie dopo il trasloco.

I lavori in corso mi permettono comunque di arrivare a piedi allo stadio percorrendo Gorgie Road e approfitto della camminata (ringraziando anche Giove Pluvio per aver interrotto la striscia di showers che si abbatteva dal mattino e che sarebbe ripresa durante la partita) per comprare il programma della gara.

I’m back

Andando a rivedere i programmi delle sfide tra Hearts e Well ho rivisto quello della mia prima volta, marzo 2013, programma con intervista esclusiva a Marius Zaliukas, allora in procinto di lasciare il club.

Non posso negarlo, la situazione di ieri aveva per me l’aria di un deja-vu: Hearts partiti benissimo in campionato, imbattuti, con la possibilità di andare primi in classifica da soli (attendendo oggi il risultato di Rangers-Hibs) e Motherwell come avversario.

Insomma, ero tornato con la memoria all’inizio di autunno del 2018 – sappiamo tutti come sia poi finita, ma fatte le dovute proporzioni direi che il paragone non solo si possa azzardare, ma sta anche in piedi.

Forever in our Hearts: il match programme del mio primo Hearts-Motherwell

Il Motherwell, dal canto suo, arrivava in EH11 sulla scorta di buone prestazioni, buoni risultati e solo un punto dietro gli Hearts. Non potevo mancare.

I Jambos mi hanno davvero impressionato, soprattutto per l’autorevolezza mostrata nella prima parte di gara. 2-0 all’intervallo per i goal di Boyce (rigore) e Kingsley (punizione da poco fuori area), prestazione maiuscola di Baningime (Beni per gli appassionati maroon) a metà campo e nel complesso Motherwell annichilito, con gli Steelmen che hanno creato una sola occasione a tempo scaduto, nata da un corner dubbio e disinnescata alla grande da Craig Gordon, adesso davvero il miglior portiere scozzese in attività senza ombra di dubbio.

Ingresso in campo delle squadre

Certo, Boyce ha fallito un rigore in avvio di ripresa e Gordon è stato superlativo su Woolery nel ribaltamento del gioco, gli Hearts hanno avuto qualche passaggio a vuoto e in generale, si, avrebbero potuto fare meglio, ma non credo ci sia modo migliore di presentarsi alla supersfida di Ibrox del 16 ottobre.

Cosa succederà, quel giorno e nelle settimane successive, nessuno può saperlo. Nel 2018 la sconfitta in semifinale di League Cup contro il Celtic e gli infortuni occorsi a giocatori-chiave avevano ridimensionato le ambizioni dei Jambos, ma risentire ieri pomeriggio, seppur timidamente, risuonare un “we shall not, we shall not be moved…” dalle parti di Gorgie mi ha comunque fatto molto piacere.

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La prima trasferta non si scorda mai

Il North Stand del McDiarmid Park pieno di tifosi degli Hearts

“Se ci danno davvero il -15 in classifica, dovunque gli Hearts giochino la prima giornata della nuova stagione noi ci saremo.”

Avevo fatto questa promessa (anche a nome di Mrs, che mi aveva però autorizzato) verso la fine della stagione 2012/13, la mia prima stagione da “vero” tifoso degli Hearts dopo essermi trasferito ad Edimburgo nell’ottobre 2012.

Gli Hearts in campo per il riscaldamento pre-gara. Alle spalle, l’East Stand ancora vuoto

Come ho già avuto modo di scrivere su questo “diario”, le cose dopo il trionfo in Scottish Cup del 2012 erano andate, per gli Hearts, davvero in caduta libera. Nonostante la grandissima incertezza fuori dal campo (che avrebbe portato i Jambos in amministrazione, con conseguente penalità comminata dalla Lega e retrocessione in Championship al termine della stagione successiva) sul campo gli Hearts erano anche riusciti a fare buone cose, raggiungendo la finale di League Cup e chiudendo la stagione al decimo posto e conquistando una dignitosa salvezza.

La stagione 2013/14, però, iniziava davvero con più di un’incognita. Il 19 giugno il club era formalmente entrato in amministrazione e la SPFL, oltre ai 15 punti di penalità, aveva anche imposto un blocco al mercato dei Jambos, che finché non fossero usciti dall’amministrazione non avrebbero più potuto firmare nuovi giocatori – ma solo ragazzi delle giovanili.

Il Main Stand visto dall’angolo con l’Ormond Stand

Insomma, le regole imposte avevano di fatto reso impossibile agli Hearts la sopravvivenza nella massima serie (che durava, ininterrottamente, dal 1981) e preparato, già dalla pre-season, le basi per un’annata di grandissima sofferenza.

La prima trasferta che abbiamo fatto in quella stagione 2013/14 è stata all’East End Park di Dunfermline dove gli Hearts hanno affrontato il club locale, Dunfermline AFC, in un’amichevole sponsorizzata dal Supporter’s Direct Scotland e cui è stato dato il titolo di Fans’ Cup 2013. Pars United (fondato da un gruppo di tifosi per salvare il club quando era entrato in amministrazione) e Foundation of Hearts (che aveva vinto la corsa sugli altri due concorrenti per diventare l’azionista del club) furono i protagonisti di giornata, mentre i Jambos, il 13 luglio 2013 e con una rosa davvero ridotta all’osso, giocavano la loro seconda amichevole centrando la prima vittoria (1-2) stagionale.

Di questa partita, però, parleremo altrove.

L’ingresso principale del Main Stand del McDiarmid Park

Quel giorno di agosto (era domenica 4 agosto 2013) siamo andati a Perth con il Megabus dalla stazione dei bus di Edimburgo (collocata in St Andrew Square) e, arrivando con buon anticipo sul fischio d’inizio (fissato per le 3pm) abbiamo anche avuto occasione di fare due passi nel centro.

Perth non è propriamente una città che definirei “turistica” ma offre comunque qualche spunto di interesse. In centro, la chiesa dedicata a St John, la St John’s Kirk, è l’edificio più antico della città e si trova un riferimento alla chiesa come luogo di culto dal 1126, ma si hanno documentazioni che attestano la presenza di una chiesa dedicata a San Giovanni Battista addirittura tre secoli prima – come riporta il sito di Visit Scotland.

Saluti da Perth – 04.08.2013

Il centro è sembrato ben ordinato e a due passi dalla chiesa si arriva sul fiume Tay, su cui sorgono due ponti. Il fiume Tay sfocia nel Mar del Nord bagnando Dundee, con le cui due squadre i tifosi del St Johnstone hanno una discreta rivalità regionale.

Un altro punto di interesse e il North Inch Park, un parco che sorge a nord-est del centro al cui interno si trova un campo dal golf e dove si ha la possibilità di camminare e rilassarsi nel verde. Nelle vicinanze del parco sorge il Black Watch Castle & Museum, museo dedicato al battaglione scozzese parte del The Royal Regiment of Scotland.

Il McDiarmid Park visto dall’esterno dell’Ormond Stand

Lo stadio, il McDiarmid Park, sorge a nord-ovest della cittadina e, per arrivarci, vi aspetta o una lunga camminata o un viaggio con mezzi pubblici – consiglio sempre di controllare prima della partenza per eventuali cambiamenti e prepararsi un piano B in caso.

Allora ero entusiasta di poter vedere un nuovo stadio, tutto era nuovo per me essendomi trasferito quassú da meno di un anno e anche il McDiarmid Park era interessante da vedere. Lo stadio, in realtà, non ha davvero nulla di speciale: sorge in una zona industrial-commerciale, alle spalle dell’East Stand si trova il crematorium e dietro lo stand ospiti, il North Stand, corre l’autostrada A9 – rendendo il posto strategico per chi si muove in auto da fuori città.

Il Saints Shop

I quattro stand sono tutti uguali, solo uno di questi (il Family Stand o South Stand) ha un nome, si chiama Ormond Stand e ospita lo store del club. Quell’anno, un po’ come successo anche in questa stagione, il St Johnstone aveva fatto bene in Europa League, battendo a sorpresa il Rosenborg nel secondo turno preliminare e arrivando vicino ad eliminare l’FC Minsk, club bielorusso che ha avuto la meglio solo ai rigori.

Quest’anno i Perth Saints hanno saputo contenere l’impeto del Galatasaray, imponendo un prestigioso pareggio (1-1) ma cedendo al ritorno proprio al McDiarmid Park (2-4). Il St Johnstone, reduce dal double centrato lo scorso anno (League Cup e Scottish Cup, risultato davvero notevole) cercherà contro il LASK (club austriaco) il pass per l’Europa Conference League (terza coppa europea che esordisce quest’anno) e ha tutte le carte in regola per giocare un campionato da protagonista.

L’East Stand a pochi minuti dal kick off

Col settore dedicato agli ospiti, il North Stand, esaurito in prevendita, i tifosi a seguito degli Hearts (tra cui noi) che non erano provvisti di biglietto potevano acquistarlo ai tornelli del Main Stand, per metà dedicato ai Jambos – che erano, di fatto, la grande maggioranza dei 6,174 spettatori (dato ufficiale) presenti quel giorno allo stadio. Si dice che i biglietti venduti agli ospiti fossero attorno ai 4mila, il sito degli Hearts conta 3,500 Jambos ma qualunque fosse il dato, l’impressione che ho avuto quel giorno era davvero di giocare in casa.

Fin dal riscaldamento, cosa piuttosto inusuale, c’era grande entusiasmo e l’ingresso in campo delle squadre è stato salutato con un vero boato. Un goal (convalidato, ma che ogni volta che rivedo mi fa davvero arrabbiare perché almeno un giocatore dei Saints era, in fuorigioco ostacolando la visuale di MacDonald) di Stevie May al 25′ è stato sufficiente al St Johnstone per prendersi i tre punti quel giorno.

Il match programme della gara

Gli Hearts tornarono in Gorgie con la conferma che la stagione sarebbe stata piuttosto difficile ma, anche, che il gruppo a disposizione di Gary Locke (vera leggenda del club) avrebbe dato tutto fino a che la matematica non lo avesse condannato.

Avrei rivisto ancora il St Johnstone quell’anno, il 2 novembre. Allora la gara fu piuttosto a senso unico, l’entusiasmo iniziale era passato e gli Hearts avevano sofferto una sconfitta giusta (0-2 risultato finale) che li lasciava a quindici punti di distacco dal St Mirren, penultimo in classifica.

Il mathc programme della sfida di novembre al Tynecastle Stadium

Fa strano pensare che, senza il -15 e nonostante tutto, gli Hearts si sarebbero salvati. Al termine di quella stagione, oltretutto, la capitale scozzese si sarebbe trovata con due squadre in Championship perché gli Hibs (la cui “festa” al Tynecastle era andata di traverso) persero lo spareggio contro l’Hamilton Academical, chiudendo l’annata con una retrocessione amarissima.

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La rivalità più “local” del calcio scozzese (part 2)

I giocatori degli Hearts salutano i tifosi accorsi al Dens Park al termine della gara vinta 0-3

Qualche giorno fa avevo raccontato del mio viaggio a Dundee per vedere all’opera il Dundee United. Quella era però la seconda volta che visitavo la città.

La mia primissima volta a Dundee è stato nell’ottobre 2018, a seguito degli Hearts che, in un turno infrasettimanale dell’allora Ladbrokes Premiership in programma martedi 23 ottobre 2018, sfidavano il Dundee FC al Dens Park.

Il Dens Park visto dall’angolo tra Provos Rd e Dens Rd

Anche quel giorno mi sono mosso in treno, anche quel giorno avevo prenotato i biglietti con buon anticipo per risparmiare qualche soldo, anche quel giorno ho avuto bisogno di chiedere mezza giornata di ferie per potermi godere trasferta e “gita” come piace a me.

Ricordo di essere arrivato in stazione a Dundee nel primo pomeriggio, con la mia maglia degli Hearts sotto una felpa “anonima” e avevo iniziato la mia esplorazione proprio dal V&A, rimanendo subito colpito per la vista che, dalle diverse terrazze, si ha dell’estuario del Firth of Tay.

Saluti dal V&A Dundee

Col calcio d’inizio fissato per le 7.45pm e col biglietto già acquistato al ticket office del Tynecastle Park in prevendita, non dovevo essere allo stadio troppo in anticipo ma, essendo tutto nuovo per me, non volevo nemmeno rischiare di costringermi a fare le cose di fretta.

Avevo letto molte cose negative su Dundee e, anche per questo, sono rimasto positivamente sorpreso dal mio impatto con la città. Il lungo Tay non è niente di incredibile ma regala, con la luce giusta, scorci davvero interessanti e il centro, seppur piccolo, è impreziosito da alcune statue e da giardini che rendono una visita a Dundee consigliatissima.

Dundee, il lungo Tay coi due ponti (automobili e ferrovia), il Brewdog e la statua di Desperate Dan con City Square sullo sfondo

Quel giorno non sono riuscito ad entrare al McManus (ci sarei andato nella seconda occasione) ma lasciatomi il V&A alle spalle mi sono diretto verso lo stadio, passando per il centro e fermandomi al Brewdog per un paio di pinte pre-partita.

Non sapevo che mi aspettava una salita ripidissima, quella verso Hilltown, per arrivare alla spianata dove i due stadi sono stati costruiti. In qualche modo, all’andata, sono arrivato al Dens Park lato settore di casa e, per arrivare al settore ospiti, ho dovuto “circumnavigare” lo stadio passando da Dens Rd, che corre lungo il South Stand, risalendo N Isla St (sbucando di fronte al Main Stand del Tannadice Park) e proseguendo poi su Tannadice St fino all’ingresso del settore riservato al pubblico al seguito della squadra visitante.

Il Dens Park visto da Dens Rd

La zona attorno allo stadio è un misto tra residenziale e industriale e non so davvero consigliare nessun posto dove passare il tempo, quindi se non siete, come me, “ossessionati” dal voler arrivare con buon anticipo alla partita, il mio suggerimento è di trovare un posto in centro e spostarsi verso lo stadio solo per la gara.

Anche quella volta sono arrivato con più di un’ora di anticipo sul kick off, trovando ovviamente i cancelli chiusi ma già qualche altro Jambo nei paraggi. Arrivando cosi presto non sono riuscito a recuperare un programma della gara – che, piuttosto clamorosamente, non erano venduti all’interno del settore ospiti – ma ho rimediato acquistandolo poi dalla casa editrice nella settimana successiva.

Il settore dedicato agli ospiti, il The Bob Shankly Stand, sorge dietro la porta sul lato est del campo, mentre ad ovest, di fronte, si trova il The Bobby Cox Stand. Entrambi gli stand sono stati costruiti in tempo record, 18 settimane per completare i lavori e rendere gli stand disponibili per l’inizio della stagione 1999/2000.

I lavori di costruzione degli stand saranno gli ultimi lavori effettuati nello stadio e, nonostante la sua aria davvero “storica”, il Dens Park non nasconde il bisogno di un restauro in tempi piuttosto brevi.

Scorcio del Dens Park visto dal settore ospiti con la shed sulla sinistra

La capienza dello stadio, come dice il sito ufficiale del club, è di 11,850 spettatori ma quella sera, complice orario e giorno, 6,112 tifosi (con davvero ottima presenza ospite) avevano deciso di recarsi allo stadio per la partita.

Il Dundee in quella stagione era tutt’altro che irresistibile ed era reduce da un inizio di annata piuttosto incolore. Eliminato al secondo turno di League Cup dall’Ayr United (0-3 casalingo), in nove partite di Premiership era riuscito a vincere solo una volta (2-0 contro l’Hamilton Academical in casa), perdendo le altre otto. Gli Hearts, invece, avevano avuto uno dei migliori inizi stagionali degli ultimi anni, erano primi in classifica (la fase aurea sarebbe finita presto, purtroppo) e arrivavano dalla vittoria contro l’Aberdeen in campionato e contro il Motherwell nel quarto di League Cup.

Una fase di gioco di Dundee FC-Hearts, chiusasi 0-3

La gara si è messa subito in discesa per i Jambos, che al 14′ conducevano 2-0 (Bozanic al 2′ e Naismith appunto al minuto 14). Calvin Miller al 22′ aveva anche fallito, dal dischetto, l’occasione di accorciare le distanze e nella ripresa gli Hearts avevano chiuso i giochi col terzo goal, a firma di Steven McLean, arrivato proprio in avvio di secondo tempo.

0-3 il risultato finale, squadra sotto il settore al termine della gara e nulla da segnalare all’esterno dello stadio, anche contando che molti locals avevano abbandonato lo stadio molto prima del fischio finale.

Il match programme della gara tra Dundee FC e Hearts

Sono tornato in centro a Dundee passando di fronte al main stand del Dens Park (conosciuto come Kilmac Stadium at Dens Park per motivi di sponsorizzazione) e sono anche riuscito a scattare un paio di foto, prendermi un kebab e andare a sedermi sul binario in attesa del mio treno verso casa – Gorgie, dove ho vissuto per sei anni.

Non si sapeva ancora, ovviamente, che la striscia positiva degli Hearts si sarebbe interrotta di li a poco e che, poco più di un anno e mezzo dopo quella gara, il Dundee FC avrebbe avuto un ruolo da protagonista nella retrocessione degli Hearts in Championship – votando a favore della conclusione della stagione 2019/20 e tenendo valide le posizioni di classifica all’ultima gara giocata prima della sospensione dovuta allo scoppio della pandemia.

Dens Park

Avevo visto giocare il Dundee FC una sola volta, prima di quel giorno d’ottobre 2018. The Dees erano ospiti degli Hearts al Tynecastle Stadium e, ironia della sorte, era ancora un turno infrasettimanale – mercoledi 30 gennaio 2013. I Dees si erano ritrovati, a sorpresa, ripescati in Clydesdale Bank Premier League dopo che il fallimento dei Rangers aveva costretto il club più titolato di Scozia a ripartire dalla Third Division (si era pre-riforma SPFL). Quella sera, contro una squadra arrangiata in estate alla bell’e meglio e che non era riuscita ad evitare la retrocessione, gli Hearts vinsero 1-0 ma dovettero soffrire oltre il previsto per avere la meglio degli avversari.

Il match programme della sfida tra Hearts e Dundee FC del gennaio 2013
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“We’re on our way…”

View from my seat

It’s nonsensically early in the season to throw in the men in maroon as contenders, but the depth and quality of their squad may allow the Gorgie faithful to dream.

In this game all the qualities needed were on show.

Cosi Chris McLaughlin, uno dei giornalisti più autorevoli di BBC Scotland, aveva scritto sul sito dell’emittente nazionale commentando la vittoria raccolta dagli Hearts al Fir Park di Motherwell contro gli Steelmen, un risultato che lanciava i Jambos al primo posto in classifica di Scottish Premiership con cinque punti di vantaggio sul Celtic.

Era il 15 settembre 2018 e al Fir Park Hearts e Motherwell si affrontavano nel quinto turno dell’allora Ladbrokes Premiership. 7,218 spettatori (dato ufficiale) avevano scelto di passare il loro sabato pomeriggio allo stadio e tra questi un gruppo davvero numeroso (me incluso) era arrivato nella cittadina del North Lanarkshire a seguito dei Jam Tarts capoclassifica.

Il programma della sfida tra Motherwell e Hearts, quinto turno di Ladbrokes Premiership 2018/19

Quella stagione, la 2018/19, la ricordo davvero con grande affetto perché sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni. Prima volta a Dumbarton (ne parlerò prossimamente), prima volta a Dundee con annessa trasferta e vittoria (e anche di questa partita parleremo nei prossimi giorni), viaggio ‘epico’ per la trasferta di Methill in Betfred Cup contro il Raith Rovers e le due gare contro Motherwell (quarto) e Celtic (semifinale al BT Murrayfield) della ‘wee Cup’ che per ragioni diverse non dimenticherò mai.

Gli Hearts avevano iniziato la stagione con quattro successi consecutivi, tra cui va ovviamente sottolineato quello sul Celtic con l’ultimo goal di Lafferty in maroon, prima del suo passaggio ai Rangers. All’esordio era arrivata la netta vittoria (1-4) on the road sull’Hamilton, dopo il successo sul Celtic era arrivata sofferta vittoria esterna sul Kilmarnock con goal di Uche Ikpeazu nei minuti finali prima di battere 4-1 il St Mirren al Tynecastle.

Anche in Betfred Cup le cose si erano messe bene, col passaggio del turno garantito da buone vittorie (doppio 5-0 su Cowdenbeath e Inverness, tra le altre) e l’entusiasmo, in Gorgie, era davvero tanto dopo qualche anno di sofferenza.

Arrivo al Fir Park

Quel giorno di settembre dovevo lavorare ma la voglia di tornare a viaggiare e di vivere una trasferta era troppa. Quindi ricordo di aver preso mezza giornata di ferie, ‘fuga’ dall’ufficio alle 12pm spaccate, curry in stazione e treno diretto per Motherwell (non sarei stato cosi fortunato al ritorno, ma poco importa).

Come spesso capita, anche allora avevo deciso di affrontare la trasferta da solo. Arrivato in stazione a Motherwell, mi sono orientato col cellulare per trovare il Fir Park e dopo una ventina di minuti, a piedi, ho iniziato a vedere le luci dello stadio.

Avevo voglia di togliere il Fir Park dalla mia lista, uno stadio che avevo visto spesso in tv e che mi aveva sempre dato l’impressione di essere un bel posto dove godersi una partita, ed effettivamente non mi sbagliavo.

Stadium information

Ogni stand è diverso, il settore ospiti è il settore più grande di tutto lo stadio (per contenere il seguito delle ‘due di Glasgow’, ma non solo) e il Main Stand non è stato completato per, pare, una diatriba con i vicini che non volevano avere la luce del sole ostruita dallo stadio.

Sono arrivato al Fir Park che mancava meno di un’ora al calcio d’inizio e non avevo il biglietto, che si poteva però acquistare al tornello (pagamento in contanti).

Up you go…

La parte bassa del settore ospiti era già tutta piena quindi io e gli altri Jambos senza biglietto in prevendita siamo stati mandati nella parte superiore. Scelta felice, nonostante tutto, perché non solo mi ha dato occasione di vedere bene la gara ma anche di avere un punto di osservazione privilegiato di buona parte del North Lanarkshire!

Erano anni che non vivevo più una trasferta simile, con tifo costante per tutti i novanta minuti, entusiasmo tra i tifosi di tutte le età, e un viaggio di ritorno in treno culminato con l’esplosione di gioia quando siamo passati davanti al Tynecastle Park.

La gara si chiuse con la vittoria (0-1, goal di Steven Naismith) degli Hearts, quinto successo consecutivo. La striscia si sarebbe interrotta una settimana più tardi col pareggio casalingo (0-0) contro il Livingston, ma la gara del quarto di finale di Betfred Cup ancora contro il Motherwell al Tynie sarebbe entrata, anche lei, di diritto nell’elenco delle partite ‘indimenticabili’.

La vittoria, arrivata quando ormai tutti eravamo pronti ai tempi supplementari, con goal di Olly Lee (uno dei preferiti del pubblico del Tynecastle) al minuto 88 e col sigillo di capitan Naismith al 91′ aveva fatto esplodere d’entusiasmo lo stadio e, come detto, mi ha regalato una delle serate calcistiche che ricorderò per sempre con particolare affetto.

Il match programma del quarto di finale di Betfred Cup tra Hearts e Motherwell