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Manchester, due scozzesi ad Old Trafford e il mio secondo Barclays WSL BIG Weekend

Il Main Stand di Old Trafford – Change is here

Dopo la fantastica esperienza londinese di fine novembre, ad inizio dicembre ero ancora on the road. Di solito non organizzo due ‘trasferte’ cosi impegnative in cosi poco tempo ma l’occasione era troppo ghiotta per farsela sfuggire così, in ottobre, avevo prenotato treno, albergo e un posto al Theatre of Dreams.

Il Manchester United Women, infatti, tornava a giocare ad Old Trafford approfittando della pausa della Premier League maschile e ospitando una squadra, l’Aston Villa, che ad inizio stagione aveva dimostrato di essere pronta a sfidare le ‘grandi’ per un posto in vetta alla classifica di Barclays Women’s Super League.

The Theatre of Dreams

Ero già stato ad Old Trafford in estate, per la gara d’esordio del Women’s Euro 2022 tra Inghilterra e Austria ma non avevo mai visto giocare il ManUtd a casa sua. Anche se il mio obiettivo vero era la gara della settimana successiva, ovvero il Manchester Derby all’Etihad Stadium, vedere una partita ad Old Trafford suona tutt’altro che un ripiego.

Non ero riuscito ad organizzarmi per andare a Manchester nel weekend dell’11/12 dicembre a causa di grossi problemi coi trasporti e quindi, inevitabilmente, l’ultima occasione per farmi un ‘BIG Weekend’ era quella della settimana precedente.

Un momento della gara

Arrivo a Manchester Piccadilly in mattinata, dopo aver preso il Transpennine delle 6.13am da Waverley e mi resta un’ora e mezza per fare colazione, orientarmi e decidere di andare ad Old Trafford in bus. Viaggio leggerissimo perché non avrei potuto fare checkin al mio hotel fin dopo la partita ma quando arrivo allo stadio, il mio mini-zaino è comunque considerato troppo grosso e vengo spedito al deposito bagagli. Per £5 che non avevo considerato tra le spese lascio lo zaino e posso finalmente incamminarmi verso il mio stand.

Come la prima volta, ho scelto di tornare nel Sir Alex Ferguson Stand perché, beh, deve sempre esserci – se possibile! – un legame con la Scozia!

Sir Alex Ferguson Stand, con la statua dedicata al manager scozzese

Decido di fare comunque un giro attorno allo stadio perché 1) non sai mai davvero quando ti ricapiterà di tornarci e 2) per l’occasione la società aveva dedicato alla squadra femminile tutta la facciata del main stand e non volevo perdere occasione di fare qualche foto ricordo della giornata.

Entro allo stadio che manca poco meno di un’ora e, recuperato il programma al bar, prendo posto e mi godo tutto il pre-partita. L’interesse del giorno, come detto, è totale: non solo vedere all’opera giocatrici scozzesi con Rachel Corsie capitana dell’Aston Villa e Martha Thomas che parte dalla panchina (mentre Kirsty Henson, in prestito al Villa proprio dallo United, non può giocare), ma anche la sfida tra due squadre che in questa stagione stanno facendo molto bene. Avevo visto il ManUtd all’Emirates Stadium due settimane prima e questa era la loro prima gara dopo la pausa, quindi la foto iconica dell’esultanza di Alessia Russo e Martha Thomas dopo il gol di ‘Lessi’ che ha deciso quella gara è inevitabilmente la copertina del match programme e tutti gli spettatori presenti si aspettano una bella gara.

Alessia Russo e Martha Thomas sulla copertina del match programme

Lo United arriva a questa gara decisamente nelle migliori condizioni, mentre il Villa può schierare sul foglio gara solo quattro giocatrici in panchina (tre di movimento) e patisce subito il ritmo che Katie Zelem e compagne impongono alla gara. Rachel Daly, che nel Villa si è riscoperta numero 9, non riesce a creare pericoli oggi e Corsie e compagne, in difesa, non hanno un attimo di tregua.

Finisce 5-0 una gara davvero a senso unico, che proietta ulteriormente lo United nella lotta per il titolo – o almeno per un posto in Women’s Champions League – mentre per l’Aston Villa è tempo di ricompattarsi, recuperare le giocatrici assenti e vedere cosa riserverà la seconda parte di stagione.

Il tabellone con il numero di spettatori presenti alla gara, 30,196

Dopo aver avuto la fortuna di visitare Manchester due volte in estate, avevo deciso di trasformare la gara ad Old Trafford in un weekend lungo nella città e, col treno di ritorno prenotato per il tardo pomeriggio di lunedì, domenica sono andato all’Academy Stadium per vedere il Manchester City Women sfidare il Brighton & Hove Albion. Nessuna giocatrice scozzese coinvolta in questa partita ma comunque tantissimo interesse perché il City è una delle grandi inglesi che, dopo la rivoluzione estiva (quando hanno perso giocatrici del calibro di Ellen White, Georgia Stanway, Keira Walsh, Lucy Bronze e la fuoriclasse scozzese Caroline Weir) e la partenza col freno a mano tirato quest’anno (eliminate nella primissima fase in UWCL e sconfitte a Birmingham dall’Aston Villa all’esordio) sta ritrovando fiducia.

L’Academy Stadium, dove in estate avevo visto in azione Italia e Belgio in una gara del Women’s Euro 2022, è uno stadio con capienza di seimila spettatori che sorge davvero a due passi dall’Etihad Stadium, con un ponte che collega le due strutture e due fermate del tram che, in pochi minuti, collega il centro di Manchester alla cittadella del ManCity.

Alle spalle dell’Academy Stadium, infatti, sorge tutto il complesso di campi d’allenamento del club che crea cosi un legame tra la cantera e la prima squadra. La fermata del tram più vicina all’Academy Stadium è di solito chiusa in occasione di grandi eventi (era aperta, però, quel giorno) cosi ho approfittato per scendere alla fermata prima e passare a piedi davanti all’Etihad Stadium, facendo tutto il percorso pedonale e riuscendo anche a visitare lo Store. L’Etihad Stadium visto dall’Academy è davvero fotografico, col ponte che crea un collegamento fisico ed ideale tra le due squadre.

Un momento del match, con ponte ed Etihad Stadium alle spalle

Il risultato non è mai stato in discussione e il 3-1 finale riflette più la grande voglia del Brighton di fare bene (dopo l’addio di coach Hope Powell in ottobre, a seguito della disastrosa sconfitta casalinga contro le Spurs) che il vero divario tra le due squadre, perché il City nella ripresa ha pensato a fare cambi, gestire il match e portarsi a casa tre punti importantissimi per la sua classifica.

La gara dell’Academy Stadium ha così chiuso il mio secondo, personalissimo Barclays WSL BIG Weekend e lasciato ricordi indelebili. Il 2023 è alle porte, vediamo cosa riusciremo a combinare ma se guardo indietro, questo 2022 partito con un piede e mezzo ancora in pandemia mi ha riservato sorprese straordinarie.

Il match programme della gara
Posted in 500 miles, Hearts, SWPL1

Gelo, nevischio e tre punti per le Hearts Women al Petershill Park

L’ingresso in campo delle squadre

Ultima trasferta del 2022 nell’ultima gara di SWPL1 in programma quest’anno, in un turno che il maltempo ha cosi condizionato che solo due partite (su sei) sono sopravvissute alla settimana di neve, gelo e conseguente ghiaccio che ha colpito la Scozia.

Tra queste gare c’era la trasferta delle Hearts Women al Petershill Park di Glasgow, dove ad attenderle c’erano le Partick Thistle Women che volevano vendicare la sconfitta patita nella prima giornata ad Oriam (3-1, tripletta di Georgia Timms all’esordio in maroon e rigore salvato da Charlotte Parker-Smith sul 2-1) e soprattutto accorciare le distanze col quarto posto in classifica, occupato proprio dalle Jambos.

Yours truly pronto per la gara

Ero già stato tre volte, in questa stagione, al Peasy e in una di queste occasioni c’erano le Hearts, in azione contro le Glasgow City che dividono il campo proprio con le Jags. Sono tornato ieri per l’ultima gara del 2022 al seguito delle Hearts Women e, come capita sempre, non sono rimasto deluso dalla scelta.

Il clima era piuttosto freddo, con ghiaccio in strada in alcuni tratti e una previsione meteo tutt’altro che favorevole (che si sarebbe rivelata, poi e per fortuna, complicata solo in teoria) ma la decisione era stata presa e, quando le due squadre e la SWPL avevano annunciato che la gara si sarebbe giocata, mi sono imbarcato in direzione ovest.

Pre-partita un po’ confuso per me ma alla fine, risolta la situazione, sono arrivato al Petershill Park senza problemi e ho trovato le Jambos già in campo per il riscaldamento, a cinquanta minuti dal kick off segno che Eva Olid e il suo staff stanno davvero lavorando seriamente con un gruppo di giocatrici professioniste che, come detto, non deludono mai dal punto di vista di impegno e lavoro.

Le Partick Thistle sono una squadra molto fisica e mi avevano impressionato quando le vidi, per la prima volta, a Falkirk nella semifinale di Scottish Women’s Cup a maggio, confermandosi poi ad Oriam nell’agosto scorso. Proprio per questo sono rimasto ulteriormente impressionato dalla prestazione messa in campo nei primi quarantacinque minuti dalle Jambos, ieri nella splendida divisa bianca da trasferta (che mi sono comprato in settimana per l’occasione).

Un momento della sfida con le Hearts in attacco

Un primo tempo dominato, chiuso sullo 0-2 grazie ai goal di Timms e Rood ma che avrebbe potuto vedere le Hearts andare a riposo con un vantaggio anche più ampio se fossero riuscite a concretizzare tutte le occasioni create.

Ad inizio secondo tempo scende acqua ghiacciata dal cielo, Michie va vicinissima allo 0-3 (palla sulla traversa) e le Thistle, nell’unica vera occasione creata, accorciano le distanze. Le Hearts si chiudono, difendono bene e ripartono in contropiede non riuscendo però mai a chiudere la gara.

Le squadre al fischio finale

Dopo tre minuti di recupero e soffrendo forse un po’ troppo per quanto visto, le Jambos si portano comunque a casa tre punti fondamentali per la loro classifica, andando alla pausa invernale al quarto posto con sette punti di vantaggio sulle Hibs (ieri vittoriose 4-1 contro il Dundee Utd nell’altra gara ‘sopravvissuta’) e allungando ulteriormente il gap con le Thistle.

Alla ripresa, a metà gennaio, appuntamento ad Oriam contro le Rangers Women campionesse in carica in una sfida intrigante. Ci sarà tempo di pensare a quella partita, adesso è giusto godersi il risultato di ieri e il grande lavoro fatto da tutto il gruppo. ‘Mon the Hearts!