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Welcome to Paradise

L’esterno del Jock Stein Stand nell’estate 2016

Prima di trasferirmi in Scozia, nell’ottobre 2012, le uniche squadre scozzesi che avevo visto giocare dal vivo erano Hearts, Hibs (nel derby, vinto 2-0 dai Jambos, dell’agosto 2011 al Tynecastle) e Celtic.

Il Celtic l’avevo visto addirittura due volte, sempre a San Siro e sempre contro il Milan in Champions League.

La prima volta in assoluto era in occasione dell’ottavo di finale, gara di ritorno, della stagione 2005/06 (annata chiusa col Milan vincitore del trofeo nella finale di Atene contro il Liverpool).

Brother Walfrid, il fondatore del Celtic FC

Il Celtic, quella sera, era arrivato vicinissimo a fare l’impresa, ma una magia di Kakà nei primi minuti dei tempi supplementari era bastata ai rossoneri per garantirsi il passaggio del turno.

La seconda volta era poco più di un anno dopo, nel dicembre 2007, per una gara sempre della fase a gironi. Quell’anno avevo il mini-pass per le tre gare casalinghe del Milan che ha affrontato, oltre ai Bhoys, il Benfica di Miccoli e lo Shakhtar Donetsk di Cristiano Lucarelli.

La gara era rimasta in bilico fino al goal di Pippo Inzaghi al 70′ e il Milan si era imposto, ancora, per 1-0.

John “Jock” Stein, il manager dei “Lisbon Lions” che nel 1967 vinsero la Coppa dei Campioni

Da quando mi sono trasferito qui la mia percezione di Celtic e Rangers è cambiata parecchio ma nel 2016, complice anche la visita del Leicester City neo-campione d’Inghilterra guidato da Claudio Ranieri (e con in squadra due giocatori, Okazaki e Ulloa, per cui ho un debole, oltre a Schmeichel) avevo colto l’occasione di andare a vedere una gara al Celtic Park. Ironia della sorte, il manager del Celtic allora era Brendan Rodgers, attuale manager del City.

Ci sarei tornato un’altra volta, al Paradise, ma per una gara di rugby – la finale di Guinness PRO14 del 2019 tra Glasgow Warriors e Leinster – ma quella tra Bhoys e Foxes resta l’unica gara di calcio che ho visto nell’East End di Glasgow.

Il Celtic Park nell’immediato pre-gara della finale di Guinness PRO14, 25.05.2019

Quel giorno, col kick off della gara fissato per le 5.30pm, ho approfittato per un de-tour nel West End per visitare la Kelvingrove Art Gallery, un museo che sorge sul fiume Kelvin e che merita davvero di essere visto. Avrei scoperto poi, con gli anni, che la zona del Glasgow Green col suo People’s Palace (e la WEST Brewery) è altrettanto bella, ma allora non conoscevo davvero per nulla l’East End.

Uno scorcio della Kelvingrove Art Gallery and Museum

Avevo solo sentito parlare della Barrowland Ballroom, luogo ormai entrato nel mito del panorama musicale scozzese, e sapevo della Barras e del suo Market. Avevo sentito nominare Gallowgate ma non ci ero mai stato e cosi, armato di pazienza, dopo essere tornato in centro, ero partito a piedi verso il Celtic Park.

Credo di aver sottovalutato la distanza da percorrere perché quando ho visto lo stadio all’orizzonte, ho davvero per un attimo avuto l’impressione di essere arrivato in paradiso tanto ero stanco (da George Square, contate male, sono poco meno di 2.5 miglia).

Il Celtic Park visto dal Main Stand

Sono arrivato allo stadio con largo anticipo (come spesso capita) e ho potuto fotografare lo stadio praticamente vuoto (poco più di 32,600 spettatori sarà il dato ufficiale). La gara era un’amichevole ma inserita all’interno del torneo noto come International Champions Cup, inventato nel 2013 e che si disputava in vari continenti con diverse squadre (tra cui Juventus, Barcelona, Inter, PSG e Manchester United).

La gara si chiuse sull’1-1 (al goal di Mahrez al 49′ aveva risposto O’Connell al 59′) e il regolamento prevedeva che una vincente andava trovata ai calci di rigore. Le Foxes si imposero 4-5 grazie al salvataggio di Kasper Schmeichel su Forrest.

Il match programme della partita

Author:

Rugby lover e blogger. Collaboratore di OnRugby come corrispondente dalla Scozia dal 2016. Mi sono lentamente ma inesorabilmente appassionato alla palla ovale e dal 2008 ho iniziato a scrivere di rugby, collaborando con lameta, mondorugby.com e portando l'ovale dentro SportPeople. Dal 2013 ho partecipato come corrispondente dalle Home Nations all'avventura di DotRugby e ho collaborato con The Sport Review, InsideRugby Italia, The Offsideline, SCRUM Magazine, il sito ufficiale delle Zebre Rugby - per cui ho curato la fase finale del Pro12 stagione 2013/'14 - e il sito ufficiale del Guinness Pro12 (sezione in italiano). "Alba Ovale" è un progetto pensato nel 2012 e partito nel 2013, per far conoscere il "dietro le quinte" del rugby scozzese al pubblico italiano appassionato di rugby. Dalla Scozia, guarda al mondo celtico e alle Home Nations, con attenzione anche alle vicende del rugby italiano e internazionale.

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