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Cosa si vede dalla finestra internazionale?

L’ingresso in campo di Scozia e Belgio prima della gara, valida per le qualificazioni ad EURO2020, del settembre 2019

Domani sera, da Copenhagen contro la Danimarca, ricomincia la corsa della Scozia maschile verso la qualificazione alla coppa del mondo.

Dopo aver interrotto l’attesa della partecipazione ad un major tournament (Francia 1998) con la qualificazione ad Euro2020, i ragazzi di coach Steve Clarke proveranno a guadagnarsi nuovamente il diritto di giocare una fase finale della coppa del mondo.

Non sarà per niente facile, perché gli avversari si chiamano Danimarca, appunto, ma anche Austria, Israele (battuto solo ai rigori nella semifinale del “torneo di ripescaggio” per Euro2020), Fær Øer e Moldavia, che sabato prossimo (4 settembre) sarà il primo e unico avversario che sfiderà la Scozia ad Hampden Park nelle tre giornate del torneo di qualificazione che si disputano in settembre.

L’arrivo di Steve Clarke alla guida della Scozia ha portato una ventata di aria fresca e la qualificazione all’europeo è stata il completamento di un processo che si sarebbe potuto definire positivo (per diverse ragioni) anche se dalla “lotteria dei rigori” di Belgrado fosse uscito il nome della Serbia.

Un momento della gara tra Scozia e Belgio

Certo, purtroppo nel calcio professionistico (ma non solo) contano solo i risultati e quindi un’eventuale sconfitta ai rigori avrebbe rappresentato un ulteriore fallimento, un’altra fase finale di un major tournament guardata alla tv, un’altra estate a chiedersi cosa si poteva fare diversamente e a riguardarsi le immagini della coppa del mondo del 1978, o di Italia ’90 e di Marassi invasa dai tifosi scozzesi, o a continuare a pensare che era impossibile non qualificarsi alla fase finale dell’europeo dopo aver battuto la Francia a Parigi (goal di McFadden in loop che molto probabilmente sarebbe stato immortalato anche in Trainspotting se solo non fosse stato segnato molti anni dopo l’uscita del libro – e del film).

Ho visto la nazionale maggiore maschile scozzese dal vivo solo una volta, nel 2018 contro il Belgio ad Hampden Park, e onestamente credo di aver visto uno dei punti piú bassi della storia recente della Scozia.

L’esterno del Main Stand di Hampden Park

L’avversario di quella sera, i Diavoli Rossi di Martinez, erano davvero fuori categoria per la Scozia ma il modo in cui la partita si è sviluppata, la passività totale mostrata dalla Scozia, mi lasciarono davvero perplesso.

Quella giornata si era anche aperta bene, perché dopo un fantastico pranzo alla WEST Brewery, ero riuscito finalmente a vedere dal vivo il Cathkin Park – o, meglio, quello che resta.

Cathkin Park è adesso un parco comunale che sorge, in linea d’aria, alle spalle del North Stand di Hampden Park. Al suo interno, ci sono ancora le terraces di quello che era conosciuto come Hampden (il secondo stadio con questo nome) fino al 1903, prima che i Queen’s Park decidessero di costruirsi una nuova casa, il terzo (e ultimo) Hampden.

Una delle terrace rimaste di Cathkin Park

Dal 1903 al 1967, il New Cathkin Park era diventato la casa del Third Lanark (club che decise di cambiare nome allo stadio), club che proprio in quell’anno andò in fallimento. Lo stadio rimase inutilizzato e, negli anni, è andato in rovina. Ci sono progetti di riqualificarlo, finalmente, anche perché un rifondato Third Lanark AFC (che gioca nella Greater Glasgow Amateur League) è tornato a giocare al Cathkin Park.

Il “pellegrinaggio” ad un uno dei lost grounds scozzesi è stato l’unico momento di poesia della giornata, perché lo spettacolo messo in scena nel terzo Hampden dalla Scozia è stato davvero indegno, quel giorno. I ragazzi in blue, guidati da Steve Clarke, subirono la sconfitta casalinga più pesante della loro storia (dopo lo 0-5 per mano dell’Auld Enemy nel lontano 1973) ma, più che il risultato finale (0-4, Belgio a segno con Lukaku, Vermaelen, Alderweireld e De Bruyne, con quest’ultimo in serata di grazia) è stato il modo in cui è arrivata la sconfitta – modo che, citando Dante, “ancor m’offende”.

Il match programme della partita

La Scozia era apparsa un gruppo di giocatori che avrebbero voluto essere ovunque tranne che in campo. Non era una squadra, non c’era un purpose, non c’erano idee e, come ho detto sopra, credo che davvero quello fosse il punto più basso dell’era post-moderna.

Steve Clarke, arrivato nel maggio 2019, aveva trovato un gruppo di giocatori che, dall’esterno, sembrava davvero non avere le idee chiare su quali fossero gli obiettivi e su come ottenerli e poteva solo far crescere questa squadra, ma la metamorfosi mostrata dal gruppo, addirittura contando che si è passati attraverso due lockdown, ha davvero qualcosa di miracoloso. Il problema della Scozia era soprattutto psicologico, si vedeva chiaramente che i ragazzi scendevano in campo con paura e non si divertivano. La vittoria dello spareggio di Belgrado contro la Serbia ha riacceso il fuoco, vediamo se Robertson e compagni riusciranno (con diverse difficoltà, tra infortuni e giocatori in isolamento) a tenerlo accesso.

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Rugby lover e blogger. Collaboratore di OnRugby come corrispondente dalla Scozia dal 2016. Mi sono lentamente ma inesorabilmente appassionato alla palla ovale e dal 2008 ho iniziato a scrivere di rugby, collaborando con lameta, mondorugby.com e portando l'ovale dentro SportPeople. Dal 2013 ho partecipato come corrispondente dalle Home Nations all'avventura di DotRugby e ho collaborato con The Sport Review, InsideRugby Italia, The Offsideline, SCRUM Magazine, il sito ufficiale delle Zebre Rugby - per cui ho curato la fase finale del Pro12 stagione 2013/'14 - e il sito ufficiale del Guinness Pro12 (sezione in italiano). "Alba Ovale" è un progetto pensato nel 2012 e partito nel 2013, per far conoscere il "dietro le quinte" del rugby scozzese al pubblico italiano appassionato di rugby. Dalla Scozia, guarda al mondo celtico e alle Home Nations, con attenzione anche alle vicende del rugby italiano e internazionale.

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