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Le Hearts Women vincono ad Hampden e volano in finale di Women’s Scottish Cup

Hampden Park come si presentava ieri pomeriggio, al mio arrivo

Una serie cosi lunga di ‘prime volte‘ cosi importanti verrebbero raccontate, da uno più bravo, con un centinaio di pagine piene di riferimenti ad un passato più o meno ‘mitico’. Uno meno bravo, forse, riuscirebbe a cavarne fuori qualcosa di più succinto e, se si ricordasse che parliamo di calcio al femminile, magari tirerebbe fuori una polemica ‘acchiappa-like‘ sulla scelta (spoiler alert, che ovviamente sarebbe sbagliata) di giocare una partita tra due squadre di Edimburgo che attirano poco pubblico in un’altra città (Glasgow), ad un orario ‘improbabile’ (le 12.15pm di domenica) e in uno stadio (Hampden) con una capienza (poco oltre i 50mila spettatori) che renderebbe ridicolo l’afflusso di pubblico facilmente registrabile già in prevendita per questo tipo di gare, nonostante i grandi passi avanti fatti ultimamente eccetera eccetera.

Insomma, qualcuno potrebbe anche valutare la scelta di giocare la semifinale della Women’s Scottish Cup ad Hampden Park un po’ come Fantozzi, decenni fa, aveva valutato la ‘Corazzata Potiomkin‘ di Eisenstein in uno dei suoi film, e prendersi i like di quelli che di solito vanno a mettere la ‘faccina che ride‘ o a commentare ‘perché non interessa a nessuno!‘ sotto ogni post, di qualunque testata e a qualunque latitudine, parli di calcio al femminile.

Io non sono né bravo né un po’ meno bravo, quindi scrivo sul mio blog e (troppo) spesso evito di esprimere altrove i miei pensieri su tematiche che considero ‘sensibili’, proprio per evitare (ahimè, talvolta purtroppo m’è capitato di deviare dalla mia risoluzione, ma sto imparando dagli errori e mi prendo almeno questo positivo) di venire risucchiato in polemiche che definirei ‘asciuga-anima‘ e da cui non porti a casa nulla, se non il rischio di rovinarti la giornata.

Io, che come detto non sono tra ‘quelli là che hanno sempre l’opinione più popolare’, ieri mattina mi sono svegliato alle 8am, ho fatto colazione a casa, preso il primo bus verso Haymarket, mi sono incamminato verso la fermata vicina alla stazione, ho preso il bus numero 25 e sono andato ad Oriam, da dove sarebbe partito il supporters bus delle Hearts Women alla volta di Hampden Park, lo Scotland National Stadium, per sostenere la nostra squadra nella semifinal di Women’s Scottish Cup contro le Spartans.

Il match programme della sfida

Io ho un certo pensiero, su come si potrebbe organizzare meglio tutto quanto sta attorno a questa realtà, le Hearts Women, che da tre stagioni sono diventate la squadra che ho visto di più dal vivo e che, come e quando ho potuto, ho seguito un po’ ovunque in giro per le Lowlands scozzesi – dove tempo e mezzi pubblici me lo permettevano.

Per esempio, io non vorrei più che le Hearts Women giocassero nel campo di allenamento di Oriam ma che si trovasse modo di farle giocare più vicine possibile alla ‘casa’ del club, il Tynecastle Park – se non proprio AL Tynecastle Park, perché onestamente continuo a non capire il motivo per cui una squadra che si chiama Hearts ed è di fatto la ‘versione femminile’ degli Hearts che sono la ‘versione maschile’ del club, non possa giocare a casa propria.

Quelli bravi e un po’ più bravi mi guarderebbero con aria compassionevole ricordandomi che ‘il numero di spettatori presenti non giustificherebbe la decisione di giocare al Tynecastle Park‘ ma secondo questa mentalità, il calcio al femminile non avrebbe mai riempito Stamford Bridge, l’Emirates, il Camp Nou, esaurito il Philips Stadion di Eindhoven per la finale di UWCL e portato decine di migliaia di persone al recente Europeo inglese.

Le squadre schierate al centro del campo

In Scozia, certo, siamo ancora un po’ lontani dalla realtà che si vive south of the border, e non solo nel calcio al femminile – basti pensare che da oltre quarant’anni solo due club, l’Old Firm, vincono la Premiership – ma se non si tiene il passo coi vicini e coi tempi, si rischia davvero di non riuscire mai più a progredire.

Insomma, se Hampden Park, come c’è scritto all’esterno del North Stand, è lo Scotland National Stadium, è giusto che li giochino le due rappresentative nazionali, maschile e femminile, e che semifinali e finale di Scottish Cup, maschile e femminile, si giochino proprio in quello stadio ubicato nel Southside di Glasgow. Al di là del numero di spettatori presenti.

Con buona pace dell’atmosfera (che, ammettiamolo, è una leggenda perché quassù si valuta l’esperienza in uno stadio non tanto per quello che vedi in campo ma per quanto sono comodi i seggiolini e per l’offerta di cibo e bevande nel concourse), dei Soloni sempre pronti ad acchiappare il ‘mi-piace’ della pancia di certe persone e anche al netto dell’attenzione che le sezioni femminili dei club ricevono – a mio parere, sempre troppo poca nonostante gli sforzi, a volte di facciata, fatti negli ultimi anni.

Le due squadre al termine della gara, chiusasi 0-3 per le Hearts Women che, per sorteggio, erano la squadra ‘ospite’

Tornando alla gara di ieri, le Hearts Women (che hanno lasciato Oriam una mezz’ora prima dei tifosi) arrivavano alla sfida con il favore del pronostico offerto dalla posizione di classifica e dalla forma attuale ma, guardando ai due scontri diretti in stagione (vittoria rocambolesca, in rimonta, per 3-4 ad Ainslie Park, successo risicato per 1-0 ad Oriam a mesi di distanza) e considerando che nessuna giocatrice della rosa delle Hearts Women aveva, prima di ieri pomeriggio, giocato ad Hampden Park, si capisce che il match sarebbe stato di lettura un po’ più complicata.

Arriviamo allo stadio con poco più di un’ora di anticipo sul kick off e il mio primo viaggio di sempre su un supporters bus, da quando ci siamo trasferiti spostato quassù, scorre veloce e tranquillo – direi addirittura troppo, per come ero abituato a fare le trasferte in Italia, ma tant’è – e poco dopo le 11am si aprono i tornelli di Hampden. Il match programme è gratuito (come capita per le gare della SWNT) e lo leggo mentre mi mangio la mia kebab pie, trovando numerosi svarioni e, soprattutto, notando che le fotografie all’interno sono quasi tutte di giocatrici che indossano la divisa dello scorso anno.

La partita inizia e per quarantacinque minuti si resta in equilibrio, con le Spartans chiaramente impostate sul contrattacco e le Hearts che provano a farsi andare bene l’etichetta di favorite, registrando numeri clamorosi in termini di possesso e territorio ma senza riuscire ad impensierire davvero la portiere avversaria. La pressione sale comunque, lenta ed inevitabile, e le Jambos vanno a riposo avanti nel punteggio grazie al goal di Kate Mooney, attaccante irlandese arrivata a gennaio, brava ad anticipare la diretta avversaria su un bel cross di Georgia Timms dalla destra d’attacco.

Nella ripresa le Hearts continuano a mantenere il possesso e trovano altri due goal, entrambi di testa, con la rientrante Kathleen McGovern che prima insacca un cross della player of the match, Monica Forsyth, poi a tempo scaduto crossa in area dalla sinistra trovando il guizzo di Carly Girasoli, capace di coronare con un goal ad Hampden un’altra prestazione da insostituibile.

Alla seconda semifinale di sempre (la prima la giocarono due stagioni fa a Falkirk, contro le Celtic Women), le Hearts riescono cosi a centrare un altro traguardo storico, regalandosi il pass per la finale – che si giocherà, sempre ad Hampden Park, domenica 26 maggio.

Prima di allora, e a partire da mercoledì 1 maggio, restano cinque gare di SWPL in cui servono punti per difendere il quarto posto (tra cui l’ultimo derby stagionale, con data, orario e sede ancora da confermare a poco meno di tre settimane) che sarebbe un risultato tutto sommato soddisfacente, considerando come la stagione si è evoluta.

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Un goal di Lizzie Waldie regala alle Hearts Women il primo viaggio ad Hampden!

Le Hearts in attacco nel primo tempo

Un goal di testa di Lizzie Waldie, difensore centrale inglese arrivata in estate dal Crystal Palace e presasi subito la maglia da titolare, a quattro minuti dalla fine dei tempi regolamentari regala alle Hearts Women il successo nel quarto di finale di Women’s Scottish Cup, con annessa seconda semifinale e primo viaggio di sempre ad Hampden Park.

La prima semifinale, infatti, le Hearts Women l’avevano conquistata un paio di anni fa, quando la coppa nazionale si chiamava ancora Scottish Women’s Cup e la semifinale, anziché al National Stadium, si giocò (come double-header) al Falkirk Stadium.

Una fase del primo tempo del match

Questa, invece, è la seconda stagione che la Scottish Cup è la stessa, per uomini e donne (finalmente) e, quindi, le semifinali sono in programma, in aprile, ad Hampden Park (stasera conosceremo gli accoppiamenti, durante l’intervallo della sfida tra Greenock Morton e Hearts, ultimo quarto di finale della men’s Scottish Cup).

Dopo il viaggio ad est di settimana scorsa, con una bella vittoria a chiudere al meglio la prima fase della SWPL, ieri pomeriggio mi sono imbarcato in direzione ovest verso Glasgow. Le Hearts Women erano infatti attese dalle Partick Thistle Women, squadra sempre piuttosto ostica da affrontare soprattutto in trasferta, per il quarto di finale della Coppa di Scozia femminile e, come detto, per un posto ad Hampden Park. La sfida del Petershill Park era la terza, in ordine cronologico, del turno perché Livingston v Spartans e Hibs v Rangers avevano un kick off fissato per le 12pm mentre a Glasgow si giocava alla 1pm – il programma era chiuso dal match di Montrose tra le padrone di casa e le Celtic Women, calcio d’inizio alle 4pm.

Screenshot dal profilo twitter ufficiale delle Hearts Women

La gara del The Peasy era difficile da pronosticare perché nonostante le due nette vittorie raccolte nelle sfide di campionato, la gara secca e la posta in palio, giocata in condizioni climatiche tutt’altro che ideali (vento forte e pioggia nel primo tempo, freddo per tutta la gara) avevano di fatto mescolato le carte – senza contare il fattore-campo sfavorevole a Georgia Hunter e compagne.

Arrivo a Glasgow con un’ora e mezza di anticipo sul calcio d’inizio e dopo due passi in centro, prendo il bus verso lo stadio – i cui tornelli aprivano alle 12.15pm. Presa la pie d’ordinanza e una bottiglia d’acqua per evitare di muovermi per tutto il resto del pomeriggio, prendo posto e mi godo il pre-partita.

La gara inizia, puntuale, di fronte ad un centinaio di spettatori e qualche fellow Jambo che ha deciso di farsi il viaggio verso ovest. Il primo tempo non premia di certo la nostra dedizione, con entrambe le squadre più impegnate a capire come sfruttare i vantaggi (o evitare gli svantaggi) del vento che a costruire azioni degne di note. Si va a riposo sullo 0-0 che è davvero specchio fedele di quanto visto in campo, nonostante le Jags siano andate vicine al goal in un’occasione.

Screenshot dal profilo ufficiale twitter delle Partick Thistle Women con un momento del match

Nella ripresa la coach delle Hearts, Eva Olid, cambia tre elementi e le Jambos alzano il baricentro, ma non riescono mai ad impensierire la portiere avversaria. Almeno fino al minuto 86 quando Ciara Grant, su punizione conquistata da Georgia Timms sulla trequarti, pesca con un preciso pallonetto Waldie al centro dell’area. La centrale difensiva è potente nel colpo di testa, Cunningham (portiere del Partick Thistle) intercetta la palla ma non riesce ad impedirle di insaccarsi e le Hearts trovano il goal che cercavano.

Le Jambos riescono a difendere il vantaggio anche nei minuti di recupero e al fischio finale esplode la gioia: per la prima volta nella storia, le Hearts Women giocheranno ad Hampden Park!

Prima di allora, però, ci sarà da concentrarsi sulla seconda parte della stagione di SWPL, lo split, che inizia domenica prossima da Oriam contro le Glasgow City. Tra due settimane ci sarà una nuova pausa, per lasciare spazio alla finale di League Cup in programma al Tynecastle Park tra Rangers Women e Partick Thistle, poi a pasqua torna il campionato – e un nuovo viaggio al Petershill Park!

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Celtic Women vincono la Scottish Women’s Cup e completano un clamoroso double stagionale

Ingresso in campo delle squadre

Ieri pomeriggio, di fronte ai 4355 spettatori del Tynecastle Park, Celtic Women e Glasgow City si sono affrontate nella finale di Scottish Women’s Cup, ultimo trofeo stagionale ancora da assegnare e gara che ha anche segnato la fine della stagione domestica scozzese, l’ultima stagione prima della ‘rivoluzione-SPFL’ del prossimo anno.

In settimana sono stati confermati i nomi delle 20 squadre che prenderanno parte alla prossima stagione, la prima con una SWPL a dodici squadre e una seconda divisione a otto, la prima sotto l’egida della SPFL e quella che dovrebbe finalmente segnare il punto di svolta per il calcio domestico scozzese che tutti aspettiamo – una svolta che dovrebbe anche contribuire ad accrescere ulteriormente il bacino di giocatrici da cui la Scozia potrà pescare per i prossimi impegni.

Il match programme della gara

Seconda finale consecutiva in poco più di una settimana per me, che sabato scorso (21 maggio) ero all’Allianz Stadium di Torino per assistere alla sfida tra Barcelona Femení e Olympique Lyonnais, con le francesi che si sono imposte 3-1 riconquistando, per l’ottava volta nella loro storia, la Women’s Champions League.

Contesto e clima sono molto diversi quando entriamo al Tynecastle Park ma non così tanto diversi se si paragona la finale di Champions League e quella di Scottish Cup maschile, giusto per fare le dovute proporzioni. Mi fa anche particolarmente piacere vedere che per la finale è stato prodotto un match programme, venduto all’esterno dello stadio a £2, e già il confronto con le semifinali del Falkirk Stadium è impietoso, segno che quando le partite vengono programmate con un po’ più di attenzione (non concomitanza con gare delle rappresentative maschili, in stadi più facilmente accessibili) il pubblico risponde presente.

Un momento della gara

Va ricordato che a Falkirk, Celtic e Glasgow City avevano sfidato e battuto, rispettivamente, Hearts e Partick Thistle ma le Hoops hanno giocato in contemporanea con l’ultimo Old Firm stagionale, mentre le City nel tardo pomeriggio.

Il colpo d’occhio del Main Stand è davvero buono e, in diretta su BBC ALBA, le due squadre scendono in campo alle 4.10pm per giocarsi l’ultimo titolo stagionale. Le City hanno qualcosa in più da chiedere alla gara perché, dopo aver perso in dicembre la League Cup (1-0 proprio contro il Celtic, al Firhill Stadium) e due settimane fa il campionato (dopo quattordici anni di dominio, hanno ceduto il titolo di Campionesse di Scozia alle Rangers Women) rischiavano, per la prima volta in quattordici anni, di chiudere la stagione empty handed.

Hayley Lauder e compagne, però, danno fin dall’avvio impressione di non avere la giusta forza, né fisica né mentale, per impensierire una squadra, il Celtic, che sotto la guida di Fran Alonso è cresciuto esponenzialmente. Hanno mancato la qualificazione alla prossima edizione di UWCL, ma sicuramente nelle gare ad eliminazione diretta hanno dimostrato, quest’anno, di avere qualcosa in più.

Glasgow City vanno a ricevere la medaglia per il secondo posto

Anche ieri, come successo a Falkirk, le Ghirls hanno avuto bisogno dei tempi supplementari per avere la meglio dell’avversaria di turno ma ieri pomeriggio hanno davvero compiuto un’impresa, vincendo 3-2 con un goal di Isibeal Atkinson nei minuti finali del secondo tempo supplementare dopo aver giocato in 10 dal quarantesimo a causa dell’espulsione di Jodie Bartle (per intervento su Chinchilla che ha anche regalato alle City il rigore del momentaneo 2-2).

Anche in vantaggio numerico, le City non sono mai riuscite ad imporre il proprio gioco, costringendo solo in rare occasioni Johnstone (portiere del Celtic) a dover effettuare un paio di salvataggi.

Il City è sembrata la squadra più stanca fisicamente durante i supplementari e il goal, in contropiede, di Atkinson ha chiuso il match evitando la ‘lotteria’ dei rigori e consegnando alle Ghirls uno storico double.

Il Celtic Women festeggia la conquista della Scottish Women’s Cup

Il Glasgow City, come detto, chiude a mani vuote dopo quattordici anni una stagione che, per le arancionere, dev’essere una lezione e allo stesso tempo una wake-up call: con l’arrivo delle ‘potenze’ del calcio scozzese anche al femminile, lo spazio per un ‘miracolo’ gestito in maniera attenta ma pur sempre con un budget ridotto si è davvero ristretto. Urgono idee per contrastare lo strapotere finanziario delle due big di Glasgow, ma le basi su cui ricostruire sono comunque solide.

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Semifinali di Scottish Women’s Cup al “Bairnabeu” di Falkirk

Ingresso in campo di Partick Thistle e Glasgow City per la seconda semifinale

Ieri pomeriggio il Falkirk Stadium ha ospitato le due semifinali di Scottish Women’s Cup, equivalente femminile della Scottish Cup maschile ma, non essendo organizzata dalla SFA (finora) con nome ‘modificato’.

In attesa della ‘rivoluzione’ del prossimo anno, in questa stagione ci dobbiamo ancora accontentare quindi in una domenica di festa (1 maggio, giorno dei lavoratori ma in cui ho dovuto prendere ferie per poter assistere alle gare) ho fatto rotta verso Falkirk per la prima volta.

Ci sono due stazioni a Falkirk, High e Grahamston. La prima è sulla linea ‘veloce’ che collega Waverley con Glasgow Queen’s St ma è su un pendio a poco più di un miglio dal centro della cittadina, la seconda è invece in pieno centro ma servita da meno treni essendo su una linea ‘secondaria’.

The Bairnabeu

Ho optato per Falkirk Grahamston anche perché mi consentiva di arrivare molto più velocemente al bus stop delle linee 3 e 4, bus circolari che fermano a pochissimi metri dall’entrata dello stadio.

Prima volta per me a Falkirk, come detto, e ovviamente prima volta per me anche al Falkirk Stadium, soprannominato Bairnabeu giocando sul nickname del club locale, i Bairns. Lo stadio è bello, ha tre stand e uno dei due ‘lati lunghi’ completamente aperto, vera rarità considerando che di solito, per motivi di capienza, se un lato deve rimanere escluso si sceglie un fondo, come chiamano gli spagnoli la gradinata/curva dietro la porta.

Dopo esser stato ad Ibrox settimana scorsa, la doppia semifinale di Scottish Women’s Cup mi offriva un altro assist che non potevo sprecare non solo per ‘tick off’ il Bairnabeu, ma anche per poter finalmente vedere da vicino i Kelpies.

Partick Thistle v Glasgow City’s moments

Lo stadio, infatti, sorge proprio all’inizio dell’Helix Park, un parco molto grande e davvero molto ben curato in cui, dopo circa un miglio a piedi, si iniziano a vedere le due sculture, i Kelpies appunto, diventati in pochissimo tempo una delle attrazioni più visitate di Scozia.

Si tratta di due teste di cavalli acquatici, figure mitologiche, disegnati dallo scultore Andy Scott la cui costruzione è terminata nell’ottobre 2013 che sorgono dove inizia il pezzo aggiuntivo del Forth and Clyde Canal, un corso d’acqua che, come suggerisce il nome, collega il fiordo vicino con la Clyde (il fiume che bagna Glasgow).

Come detto, modo migliore per visitare i Kelpies (senz’auto, altrimenti guidare fino a lì è davvero molto comodo) è un treno per Falkirk e poi uno dei due bus, prima di incamminarsi dentro l’Helix Park.

The Kelpies

Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle sculture nonostante fossero già entrate nel mio personale immaginario, per la loro fattura (sono strutture di acciaio, alte 30 metri, ispirate ai Clydesdale Horses, cavalli davvero esistenti) e per l’impatto che hanno anche da vicino.

La camminata verso il Kelpies Hub (cosi si chiama la zona dell’Helix Park dove sorgono le due sculture) è stata un piacevolissimo interludio tra le due partite, con un pomeriggio lunghissimo di calcio femminile scozzese vissuto nel main stand del Bairnabeu.

I Kelpies visti dal canale

Prima gara in programma, con kick off 12pm, quella tra Hearts e Celtic. Partita che, alla vigilia, aveva un pronostico piuttosto scontato ma che le Jambos sono riuscite a tenere viva ben oltre i novanta minuti di gioco, costringendo le Hoops ai supplementari. Menzione particolare per Jacynta Galabadaarachchi, che abbiamo imparato a conoscere quando giocava al West Ham grazie al documentario della BBC, votata PFA Women’s Young Player of the Year e, dopo averla vista giocare dal vivo, posso confermare che il premio è più che meritato.

Momenti di Celtic v Hearts col faccione di un tifoso non imparziale…

Solo a pochi minuti dalla fine del secondo supplementare il Celtic è riuscito a trovare i due gol che hanno deciso il match, conquistando il diritto di giocare, domenica 29 maggio al Tynecastle Park, la finale – alla ricerca del double dopo aver vinto, lo scorso dicembre, la League Cup nella finale del Firhill Stadium contro le Glasgow City.

Per un clamoroso intreccio del destino, nella seconda semifinale si sono sfidate proprio City e Partick Thistle. In questa gara il pronostico era ancora forse più scontato ma le Jags hanno messo in campo una gara fatta di sacrificio, dedizione ‘operaia’, buona tecnica e nessun complimento che ha messo davvero in grossissime difficoltà le Glasgow City, forse la squadra scozzese dotata di maggior qualità.

Il risultato finale, 1-3 (per sorteggio, il Partick Thistle era squadra di casa) arriva al termine di un match che è comunque rimasto in bilico fino alla fine (il gol di Priscila Chinchilla, votata PFA Women’s Player of the Year, a chiudere ottimo spunto personale della neo-entrata Fulutudilu, ha chiuso i conti ma solo al 79′) e grande merito di questo va dato, come detto, alle Jags, sostenute da un pubblico numeroso e caloroso.

Copertina del match programme, purtroppo solo disponibile in versione elettronica

Celtic e Glasgow City si ritroveranno dunque in finale in cerca di, rispettivamente, double (come detto) e rivincita – ma per le City potrebbe essere anche ultima occasione per conquistare un trofeo quest’anno, dal momento che le Rangers Women (ieri vincitrici 1-2 in trasferta contro il Motherwell) con un pareggio nello scontro diretto in programma domenica prossima proprio contro le City diventerebbero campionesse di Scozia chiudendo un dominio di 14 stagioni delle arancionere.

La finale si giocherà al Tynecastle Park di Edimburgo domenica 29 maggio, diretta televisiva su BBC Alba quindi kick off fissato per le 4.10pm. Difficile fare un pronostico per quella gara, la differenza la farà molto probabilmente l’approccio mentale delle due squadre che avranno due settimane di inattività (con la stagione di SWPL1 che si chiude il 15 maggio) per preparare la sfida.