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L’Europeo che ha cambiato la mia percezione del football per sempre

Il trofeo di Euro2022 fatto coi mattoncini LEGO esposto nel fan village di Old Trafford

Ieri mancavano 100 giorni esatti al calcio d’inizio del primo match (tra Germania e Scozia) dell’Europeo maschile e, inevitabilmente, tutta l’attesa per l’evento (che io mi godrò in tv dal mio divano) mi ha fatto ricordare le emozioni vissute in prima persona un anno e mezzo fa, quando nell’estate del 2022 mi apprestavo a vivere il mio primo Europeo (femminile) di sempre, un torneo che avrebbe cambiato la mia percezione del football facendomi innamorare di nuovo, perdutamente, di questo sport.

Un momento di Inghilterra v Austria ad Old Trafford

Quel torneo, infatti, mi ha portato in giro, in solitaria, per l’Inghilterra, fatto scoprire posti nuovi e definitivamente rotto gli indugi sul mio amore per the beautiful game. Anzitutto, il torneo mi ha fatto conoscere Manchester, una città che fino al luglio 2022 conoscevo solo grazie agli Oasis e poco altro e che, immediatamente, è diventata uno dei miei “luoghi dell’anima”.

Come il centro di Manchester mi ha accolto

Sono arrivato a Manchester in treno, da Edinburgh Waverley, per la gara d’esordio di Euro2022, tra l’Inghilterra padrona di casa e l’Austria. Quella sarebbe stata l’unica gara disputatasi ad Old Trafford, con l’Academy Stadium (casa del Manchester City Women) come altra sede delle gare in città. Non potevo, quindi, perdere l’occasione di vedermi la gara di esordio di un torneo internazionale a poco più di tre ore di treno di distanza.

Mi sono organizzato con trasferimenti e alloggio quasi con un anno di anticipo e non potevo prevedere, a quel tempo, che le condizioni meteo sull’isola sarebbero state quasi “estreme”, per colpa di un’ondata di calore clamorosa che mi avrebbe complicato, non poco, i piani.

Welcome to Manchester

Partiamo con ordine, però. Il primo capitolo del mio Euro2022 inizia, come detto, da Manchester – precisamente da Old Trafford – il 6 luglio, con la sfida inaugurale. Le Lionesses soffrono molto la pressione e non riescono a dare il meglio di se stesse, ma va dato anche merito all’Austria di riuscire a mettere in difficoltà le padrone di casa. Finisce comunque 1-0, grazie al goal di Beth Mead nel primo tempo.

Il giorno dopo torno a casa, e onestamente sarei già stato contento cosi, perché Manchester mi è entrata subito nel cuore, Old Trafford esaurito in ogni ordine di posti è stata un’esperienza incredibile e avrei avuto bisogno di tempo per rendermi conto esattamente di quanto era successo.

Le Oranje Leeuwinnen salutano i propri fans a fine gara

Il 17 luglio, invece, ero di nuovo in viaggio, di nuovo su un treno e stavolta diretto a Sheffield. Sosta forzata a Doncaster, per il cambio di treno, e poi via verso Bramhall Lane per la sfida tra Svizzera ed Olanda. Avevo già visto entrambe le nazionali in azione, anni addietro, contro la Scozia ma non ero mai riuscito a godermi lo spettacolo dei tifosi Oranje in azione, con la loro danza “links-recht” che resterà per sempre come uno degli highlight della mia esperienza.

Un momento di Svizzera v Paesi Bassi a Sheffield

Lo stadio in sé è stato una piacevolissima sorpresa, oltretutto, mentre la gara ha visto le olandesi dominare soprattutto nel secondo tempo e si è chiusa sul 4-1 per le leonesse arancioni, che sono però riuscite a fiaccare la resistenza svizzera solo con tre goal nei minuti finali. Quel giorno, Vivianne Miedema, una delle mie giocatrici preferite, non aveva potuto giocare perché era risultata, nella settimana precedente il match, positiva al covid-19 (si, c’erano ancora i controlli all’epoca anche se, adesso che scrivo, mi sembra di parlare di un secolo fa) e la scena se l’era presa Leuchter, autrice di una doppietta dopo essere entrata in campo nell’ultimo quarto di gara al posto di Beerensteyn.

Italia v Belgio all’Academy Stadium di Manchester

Il giorno dopo sono tornato a Manchester, stavolta ad est della città e per la mia prima gara di sempre della Nazionale Italiana femminile. Le Azzurre si giocavano le ultime speranze di qualificazione nello scontro diretto col Belgio, uscendo però sconfitte (1-0) e di conseguenza eliminate dal torneo già nella fase a gironi. L’Europeo delle Azzurre, però, era già stato compromesso all’esordio con la pesante sconfitta (5-1) subita contro la Francia a Rotherham.

Il giorno seguente, 19 luglio, era libero da gare e vedeva il mio tentativo di spostarmi da Manchester a Brighton. Con temperature vicine ai 40C, che avevano creato disagi importanti e cancellazioni di treni, ho avuto la fortuna di vedere il mio treno da Manchester a Londra (dove avrei poi cambiato, spostandomi da Euston Station a London Bridge) confermato. Ovviamente, a causa di tutte le altre cancellazioni, il treno era davvero pieno ed è anche stato costretto a ridurre la velocità in alcuni tratti, soggetti a problemi alle rotaie causate dall’ondata di calore anomala.

Brighton

Insomma, in qualche modo sono riuscito ad arrivare a Brighton, il punto estremo del mio viaggio attraverso l’Inghilterra, e mi ero premiato (nonostante il forte caldo che si percepiva anche lì, e soprattutto il caldo terrificante che mi aspettava al ritorno in camera) con una passeggiata sul molo (il mitico Brighton Pier), un giro per i luoghi divenuti famosi anche grazie a Quadrophenia e un fish&chips con vista mare.

In spiaggia a Brighton, in attesa delle gara

Il giorno dopo iniziavano i quarti di finale e, all’Amex Stadium, l’Inghilterra sfidava la Spagna. Lo stadio, casa del Brighton&Hove Albion, è davvero bellissimo e l’atmosfera quella sera era elettrica. La Spagna sarebbe passata in vantaggio per prima, con un bel goal di Esther González, mai goal di Toone (a pochi minuti dalla fine dei tempi regolamentari) e Georgia Stanway, nel primo tempo supplementare, avrebbero garantito alle Lionesses la vittoria e il passaggio in semifinale, dove avrebbero affrontato la Svezia a Sheffield.

L’Amex Stadium

Il giorno seguente ho lasciato Brighton, dove ho anche lasciato un pezzetto di cuore (città davvero stupenda a mio parere, dove spero di tornare il prima possibile) perché il mio Europeo proseguiva, in condizioni climatiche non più “estreme”, a Londra per il secondo quarto di finale tra Germania e Austria.

La gara era in programma nel nuovo stadio del Brentford, un piccolo gioiello incastonato tra nuovi edifici a due passi dalla stazione dei treni di Kew Bridge – dove sarei arrivato e ripartito verso il mio hotel.

Il Brentford Community Stadium a poco meno di due ore dal kickoff

La mia quinta e penultima gara di Euro2022 si chiuse col successo della Germania (2-0) grazie ai goal di Lina Magull e Alexandra Popp, che assieme e Svenja Huth formano il trio delle mie giocatrici tedesche preferite. L’Austria, come contro l’Inghilterra ad Old Trafford, aveva disputato un’ottima partita dimostrando che la qualificazione ai quarti (ai danni delle Norvegia) non era stata frutto del caso, ma le tedesche quella sera erano davvero superiori in tutti i reparti.

Il viaggio di ritorno, in treno da London King’s Cross (non prima della tappa all’Emirates Stadium per farmi mettere nome/numero di Jen Beattie sulla maglia dell’Arsenal Women che avevo acquistato un anno prima) verso Waverley è stato, for a change, tranquillo.

Un po’ di Scozia non guasta mai!

Non riuscendo ad organizzarmi col lavoro per vedere almeno una delle due semifinali, la mia attenzione era ormai proiettata alla finalissima di Wembley, in programma il 31 luglio. Una doppietta di Popp aveva consentito alla Germania di superare, non senza fatica, la Francia a Milton Keynes e ci aveva regalato una finale clamorosa, perché le padrone di casa dell’Inghilterra, la sera prima a Sheffield, avevano battuto senza appello (4-0) la Svezia.

Il programma ufficiale del torneo

Sabato 30 luglio arrivo a Londra in aereo, perché se ricordo bene uno sciopero dei treni aveva messo a rischio i viaggi in quel weekend – non c’era solo il meteo a rendere problematici i miei spostamenti! – e, potendo fare il check-in anticipato, riesco anche ad organizzarmi per andare a vedere, finalmente, una gara del Leyton Orient in casa (prima giornata della stagione 2022/23 di League Two, con gli O’s che ospitavano il Grimsby Town neopromosso dal Vanarama). Ho un legame particolare con il Leyton Orient, squadra che spesso sceglievo a FIFA (quando ancora giocavo con la PS2) e che quindi avevo sempre sognato, almeno una volta, di vedere giocare dal vivo.

Brisbane Road, la casa del Leyton Orient nel pre-partita

Il giorno dopo aver realizzato un piccolo sogno, ne avrei realizzato un altro ancora più grande: la finale di un torneo internazionale al Wembley Stadium.

Ci ero già stato una volta, a Wembley, a vedere una partita di rugby tra i Saracens e i Northampton Saints, ma quell’esperienza non mi aveva preparato alle emozioni vissute quel 31 luglio 2022.

L’Olympic Way vista dall’uscita della fermata della Tube, Wembley Park

Anzitutto, Wembley era sold-out e questo dato, per una gara di calcio “femminile”, era davvero qualcosa di storico (sarebbero seguiti altri sellout e altri record infranti, ma quel giorno davvero si è scritta una pagina di storia del calcio). L’Inghilterra aveva occasione di vincere l’Europeo (maschile o femminile) per la prima volta nella sua storia e quindi “it’s coming home”, ahimè, mi usciva dalle orecchie da tante volte l’ho sentita in quei giorni! Mentre la Germania aveva la possibilità di mettersi, per la nona volta (!) in bacheca il trofeo.

Era difficile dire chi fossero le favorite, alla vigilia, ma l’infortunio di Popp durante il riscaldamento ha davvero inferto un colpo duro alle speranze di titolo delle tedesche. Le Lionesses arrivavano alla finale, nonostante il vantaggio di giocare in casa e i risultati ottenuti sulla strada verso Wembley, con qualche punto di domanda sulla loro abitudine a gare cosi importanti e con il precedente dell’esordio del torneo, ad Old Trafford, dove la pressione aveva giocato loro qualche scherzo.

Il Wembley Stadium col tabellone luminoso ad indicare il record di spettatori

Il pre-partita è davvero bello, mi regalo la camminata dalla stazione della metropolitana verso lo stadio, intravedendo la struttura e l’arco fin dai primi gradini, prendo il programma e mi avvio verso il mio posto, nell’ultimo anello dello stadio ma con un’ottima visuale sul campo.

Il match è intenso. Il pubblico spinge le Lionesses che passano per prime in vantaggio con Toone, prima che Magull pareggi per la Germania.

Il match resta in bilico fino al minuto 110, quando Chloe Kelly, in mischia, riesce a spedire la palla in rete prima di correre verso la panchina e togliersi la maglia per festeggiare il goal diventando, immediatamente, un’icona del calcio mondiale grazie alla sua celebrazione.

Il match programme della finale

Finisce 2-1 e l’Inghilterra riesce a vincere il suo primo Europeo, per la gioia della maggior parte dei presenti a Wembley. Il giorno dopo, a Trafalgar Square, la squadra avrebbe festeggiato con un’altra cerimonia il trionfo nel cuore di Londra, ma mentre Leah Williamson e compagne salivano sul palco, io tornavo in Scozia.

Certo, il rammarico più grande della mia avventura è stato quello di non poter vedere la Scozia in azione ma, allo stesso tempo, le emozioni provate mi hanno convinto che devo fare di tutto per mettermi nelle condizioni di vivere, di nuovo, un Torneo cosi in prima persona, il prima possibile.

Fuori dal Sir Alex Ferguson Stand, prima dell’esordio del Torneo