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Aún queda mucho por andar…

Un momento della sfida tra Hearts Women e Glasgow City ad Oriam

Il mio weekend perfetto si è chiuso domenica pomeriggio sulle “tribune” dell’Outdoor Astro di Oriam, il Scotland’s Sports Performance Centre sede di allenamento di Scozia ed Hearts e casa delle Hearts Women.

Dopo aver visto le Jambos in azione ad Easter Rd nell’Edinburgh Derby un paio di settimane fa, era la mia prima volta in casa e l’avversario di turno, le Glasgow City FC, erano sulla mia lista da parecchio tempo.

Per chi segue il calcio femminile scozzese, le Glasgow City sono una sorta di “mito”, con i loro quattordici titoli domestici in a row e la loro peculiarità di essere nate come squadra femminile, senza essere la “filiale” femminile di una squadra maschile.

La copertina del match programme – disponibile solo in versione digitale a questo indirizzo: https://issuu.com/homplc/docs/21.22_hmwfc_programme_glasgow_city_

Il Glasgow City FC è stato fondato nel 1998 da Laura Montgomery e Carol Anne Stewart (entrambe hanno anche rivestito il ruolo di capitane del club). Il club avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel cambiare la mentalità di una Nazione, seguendo i dettami di Anna Signeul, che nel 2005 è diventata head coach della Scozia Femminile e si è trovata di fronte un lavoro enorme nel tentativo di costruire le fondamenta per i recenti successi della Nazionale.

C’è un bellissimo documentario prodotto da BBC ALBA sulla nascita del club e si può trovare a questo link.

L’approccio seguito dalle Glasgow City di andare above and beyond quanto richiesto dalla head coach svedese ha permesso loro di portarsi in netto vantaggio rispetto alla concorrenza ma ha anche creato un gap cosi ampio che, nel 2013, il club aveva seriamente pensato di chiedere alla FA inglese la possibilità di giocare in quella che oggi è conosciuta come la Women’s Super League, massima competizione domestica inglese.

Riscaldamento pre-partita delle due squadre

Il club, con cui hanno giocato (tra le altre) Jane Ross, Leanne Chrichton ed Erin Cuthbert, ha scelto come colori sociali l’arancione e il nero. Non ci sono motivi “politici” dietro questa decisione ma solo il fatto che l’arancione è un colore “brillante”. Ben sei giocatrici erano presenti nella rosa della Scozia che, per la prima volta nella sua storia, partecipava alla Coppa del Mondo in Francia e anche adesso, nonostante gli altri club (soprattutto le versioni femminili dell’Old Firm, ma anche le Hibs) stiano lentamente chiudendo il gap al vertice, le City sono una fonte di ispirazione.

Sono anche tornate a casa, al Petershill Park di Springburn (Glasgow North), dopo qualche anno passato tra Airdrie e Cumbernauld a causa dell’inagibilità del terreno di gioco. Proprio al Broadwood Stadium le City hanno giocato le loro gare di Champions League, perdendo contro il Servette il diritto di giocare la fase a gironi – dove avrebbero trovato Chelsea, Wolfsburg e Juventus.

Ingresso in campo delle squadre

Domenica pomeriggio, kick off 2pm, le Glasgow City (con divisa away, maglia-pantaloncini-calzettoni bianchi) sono scese in campo nel sesto turno di SWPL1 (il massimo torneo domestico femminile scozzese) ospiti delle Hearts Women che, sotto la guida della head coach catalana Eva Olid stanno cercando di costruire le fondamenta di futuri successi.

Al momento, però, la rosa delle Jambos è una delle più giovani dell’intera SWPL1 e, di conseguenza, il lavoro di Olid è sia tattico, sia soprattutto psicologico. Il successo ottenuto in rimonta in trasferta contro l’Aberdeen aveva dato entusiasmo a tutto l’ambiente, la prestazione messa in campo ad Easter Rd (al netto di un paio di brutti errori personali) era stata anche incoraggiante ma l’arrivo nella capitale delle Glasgow City, che solo una settimana prima avevano vinto 9-0 contro le Spartans, lasciava prevedere un pomeriggio piuttosto lungo per capitan Kaney e compagne.

Il canovaccio della gara si è sviluppato come facilmente prevedibile con le City in totale dominio di possesso e territorio e le Jambos costrette a difendersi dentro la propria trequarti. Una grandissima prestazione di Charlotte Parker-Smith, che oltre ad essere l’estrema difensora delle Hearts di lavoro è avvocatessa, ha impedito alle ospiti di dilagare ma vanno fatti i complimenti a tutta la squadra, capace di difendersi bene senza commettere falli ed arginando al meglio la marea avversaria che cresceva col passare del tempo.

Un momento della gara

Andate a riposo sullo 0-2, le Jambos hanno saputo contenere le City anche per i successivi quarantacinque minuti (nonostante l’ingresso in campo di Priscila Chinchilla, talentuosa attacante costaricana e una delle punte di diamante di una rosa davvero completa in ogni reparto), chiudendo con una sconfitta ma riuscendo ad evitare che il tabellino si ingrossasse ulteriormente.

Certo, Lee Alexander (portiere della Scozia Femminile) ha passato un pomeriggio piuttosto tranquillo ma, per il momento, le Jambos devono saper prendersi il positivo da ogni uscita e l’aver contenuto una squadra nettamente superiore in ogni zona del campo è davvero un segnale incoraggiante.

Piccola chiosa ‘polemica’, perché purtroppo non posso davvero non sottolineare come il contesto in cui una partita viene giocata sia, sempre ma soprattutto di questi tempi, importante.

Capisco che, per diverse ragioni purtroppo, al momento le Hearts Women giocherebbero in un Tynecastle Park pressoché deserto, ma non posso accettare che nella capitale non ci sia un’alternativa (penso a Meggetland, ma anche ad Ainslie Park nonostante troppe squadre ultimamente abbiano scelto come casa lo stadio degli Spartans) migliore rispetto ad un campo di allenamento con tre “enclosure” e un campo sintetico tutt’altro che perfetto.

Screenshot da BBC iPlayer (la gara era trasmessa in diretta) con i tre stand dell’Outdoor Astro di Oriam. Io ero seduto in quello a sinistra nella foto

Con le Hibs che giocano gare casalinghe a Livingston, Celtic di casa ad Airdrie, Aberdeen che dividono il campo coi Cove Rangers, Motherwell coi Caledonian Braves e Rangers che addirittura giocano nel loro centro di allenamento, credo che ci sia spazio per ulteriori miglioramenti per garantire alle ragazze di giocare in contesti che rispecchino lo status di “massima competizione domestica femminile scozzese”.

La Scozia Femminile, finalmente, giocherà ad Hampden Park tutte le proprie gare casalinghe. Speriamo che, presto, anche i club seguano l’esempio virtuoso della Nazionale e trovino modo di far giocare le proprie squadre femminili a casa propria, non solo come one-off ma con continuità. Tutte e tutti ne avremmo beneficio.

Author:

Rugby lover e blogger. Collaboratore di OnRugby come corrispondente dalla Scozia dal 2016. Mi sono lentamente ma inesorabilmente appassionato alla palla ovale e dal 2008 ho iniziato a scrivere di rugby, collaborando con lameta, mondorugby.com e portando l'ovale dentro SportPeople. Dal 2013 ho partecipato come corrispondente dalle Home Nations all'avventura di DotRugby e ho collaborato con The Sport Review, InsideRugby Italia, The Offsideline, SCRUM Magazine, il sito ufficiale delle Zebre Rugby - per cui ho curato la fase finale del Pro12 stagione 2013/'14 - e il sito ufficiale del Guinness Pro12 (sezione in italiano). "Alba Ovale" è un progetto pensato nel 2012 e partito nel 2013, per far conoscere il "dietro le quinte" del rugby scozzese al pubblico italiano appassionato di rugby. Dalla Scozia, guarda al mondo celtico e alle Home Nations, con attenzione anche alle vicende del rugby italiano e internazionale.

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