Posted in 500 miles, Scozia

“I just don’t think you understand…”

Il mitico Hampden’s roar sabato sera ha svolto un ruolo cruciale nel successo ottenuto dalla Scozia

Difficile davvero raccogliere a parole tutte le emozioni provate sabato scorso, 9 ottobre, prima, durante e dopo la gara della Scozia ad Hampden Park. Difficile anche perché, anche dopo due giorni, sono senza voce e mi trovo girando per casa a canticchiare “yes sir, I can boogie”.

Non era una finale, quella contro Israele, il successo ha “solo” messo la Scozia nelle migliori condizioni, vincendo le prossime due gare in trasferta contro Isole Faroer e Moldova, di garantirsi il secondo posto nel girone alle spalle della Danimarca e quindi di accedere agli spareggi per uno dei tre posti rimanenti per la prossima Coppa del Mondo, ma vincere una gara cosi, in quel modo, contro un avversario ostico sotto diversi punti di vista, è qualcosa che ti rimane dentro.

Che poi la Coppa del Mondo in Qatar nemmeno la voglio guardare, come avevo già detto in tempi non sospetti, per diversi motivi. Ma sarebbe davvero qualcosa di straordinario vedere la Scozia maschile qualificarsi, dopo oltre vent’anni, per la fase finale di un Mondiale.

On our way to the East Stand…

Erano anni che non mi ritrovavo quasi in lacrime al termine di una partita, erano anni che non provavo una sensazione quasi “extra-corporea” ad un goal, qualcosa di bellissimo che ti permette di sfogare tutte le tensioni accumulate nei mesi precedenti e nei minuti che, dal fischio d’inizio, avevano messo la gara subito in salita.

Erano anni che non festeggiavo un goal con cosi tanta passione da sentire quasi mancare la terra sotto i piedi. Erano anni che non ero davvero cosi contento.

Davvero impossibile descrivere a parole le emozioni provate sabato sera. Giornata iniziata benissimo con sosta pranzo al birrificio Doppio Malto, proseguita con viaggio in treno verso Mount Florida, piccolo contraccolpo col biglietto – QR code non funzionava, cosi mi son garantito un viaggio in biglietteria per avere un nuovo biglietto – e dentro Hampden Park alle 3.45pm, un’ora e un quarto prima del calcio d’inizio, fissato alle 5pm.

Il pre-partita, segnato dall’alternarsi di cielo coperto e una pioggerella fastidiosa, è corso via tranquillo ma la tensione è iniziata a farsi sentire davvero quando le squadre sono entrate in campo, in un Hampden Park completamente esaurito (50,585 spettatori perché per il protocollo-covid ancora in vigore, le aree attorno alle panchine sono rimaste vuote). C’è stato qualche fischio durante l’inno degli avversari, con parecchie bandiere della Palestina che spuntavano tra i Saltire sugli spalti, seguito da una rendition di Flower of Scotland da brividi, giocatori in ginocchio per protestare contro ogni forma di discriminazione, poi il direttore di gara ha dato il via al match.

Il match programme

Che dopo sette minuti, come detto, si è messo subito in salita. Errore difensivo, punizione concessa poco fuori dal limite dell’area, goal degli ospiti. La reazione scozzese c’è stata e uno dei giocatori diventati ormai simbolo della squadra di Steve Clarke, John McGinn, ha pareggiato i conti con un bel tiro a girare dalla destra che ha battuto Marciano (l’ex portiere degli Hibs sabato è stato davvero uno dei migliori in campo).

Il primo tempo, però, doveva ancora riservare drama e cosi è stato, con gli ospiti che alla ripresa si sono riportati avanti col secondo tiro in porta del match (venendo a festeggiare proprio sotto di noi) e con Dykes che, a tempo scaduto, si era fatto parare il rigore del pareggio.

Panoramica di un Hampden Park sold out

Il centravanti del QPR, che coi suoi due goal aveva regalato sei punti alla Scozia nelle precedenti uscite contro Moldova e Austria ha comunque trovato modo di rifarsi nella ripresa, trovando il goal del pareggio (annullato piuttosto clamorosamente dal direttore di gara e convalidato dalla var). Gli avversari di giornata, venuti a Glasgow con il bisogno di vincere, hanno cercato di innervosire la Scozia con ogni mezzo possibile, perdendo tempo già al quarto d’ora del primo tempo, festeggiando i goal provocando il pubblico, simulando e rimanendo a terra il più a lungo possibile.

Anche questo atteggiamento ha decisamente contribuito a creare l’atmosfera giusta per spingere la Scozia verso la vittoria. Andy Robertson (che sabato ha festeggiato i 50 caps in nazionale) e compagni ci hanno creduto fino in fondo, letteralmente, mettendo alle corde gli avversari e riuscendo a trovare il goal della vittoria al 94′ con Scott McTominay, centrocampista del Manchester United che, nonostante sia nato in Inghilterra e sia cresciuto nell’Academy dello United, ha sempre detto di voler giocare per la Scozia – e come ricorda un coro quasi popolare come quello dedicato a McGinn, “He loves the Tartan Army, he turned the English doon”.

Si torna a casa senza voce ma con negli occhi una serata che sarà indimenticabile

Vista a mente un po’ meno calda (non credo avrò mai una mente fredda quando penso a questa partita), non poteva che finire cosi, con un goal anche piuttosto fortunoso nei minuti di recupero (ma va dato credito a McTominay di aver seguito l’azione e di essersi fatto trovare presente sul palo lontano, come ha sottolineato un estatico Ally McCoist durante la telecronaca ormai entrata negli annali).

E alla fine, è giusto cosi. Adesso la Scozia è padrona del proprio destino ma deve vincere ancora, contro Faroer e Moldova, portare a cinque la striscia di vittorie consecutive per arrivare alla sfida di novembre contro la Danimarca senza assilli di classifica.

Il cielo sopra Hampden Park

Se quella sera di settembre, nel 2019, dopo la partita contro il Belgio, mi avessero detto che due anni dopo avrei prima visto la Scozia giocare alla fase finale di un major tournament e poi sarei stato senza voce per tre giorni dopo aver visto la Scozia dal vivo ad Hampden Park vincere una partita folle in rimonta, non penso ci avrei creduto.

Ma è successo davvero, adesso vediamo cosa ci aspetta nelle prossime partite.

Intanto, con la poca voce rimasta, non resta che continuare a ricordare a tutto il vicinato che “We’ve got McGinn – uh! – Super John McGinn, I just don’t think you understand…”

Author:

Rugby lover e blogger. Collaboratore di OnRugby come corrispondente dalla Scozia dal 2016. Mi sono lentamente ma inesorabilmente appassionato alla palla ovale e dal 2008 ho iniziato a scrivere di rugby, collaborando con lameta, mondorugby.com e portando l'ovale dentro SportPeople. Dal 2013 ho partecipato come corrispondente dalle Home Nations all'avventura di DotRugby e ho collaborato con The Sport Review, InsideRugby Italia, The Offsideline, SCRUM Magazine, il sito ufficiale delle Zebre Rugby - per cui ho curato la fase finale del Pro12 stagione 2013/'14 - e il sito ufficiale del Guinness Pro12 (sezione in italiano). "Alba Ovale" è un progetto pensato nel 2012 e partito nel 2013, per far conoscere il "dietro le quinte" del rugby scozzese al pubblico italiano appassionato di rugby. Dalla Scozia, guarda al mondo celtico e alle Home Nations, con attenzione anche alle vicende del rugby italiano e internazionale.

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