Posted in Hearts, Scottish Premiership

Grande delusione o aspettative troppo alte?

Una fase del primo tempo della sfida tra Hearts e Dundee FC

Si dice che se non hai aspettative, non puoi rimanere deluso e che quando, invece, hai aspettative troppo alte, il rischio di rimanere comunque deluso sia direttamente proporzionale.

Non so dire, onestamente, se le mie aspettative nella settimana precedente la gara degli Hearts contro il Dundee FC fossero troppo alte. Dopo il pareggio ottenuto a tempo quasi scaduto ad Ibrox, che lasciava i Jambos ad un punto dalla vetta, e considerando che l’avversario di giornata aveva vinto una sola gara in nove uscite, credevo che attendermi una vittoria (anche piuttosto netta, ma andavano bene anche solo i 3 punti) sarebbe stato il “minimo sindacale” in termini di aspettative come tifoso in possesso di un biglietto per il match.

Va anche considerato che, dopo gli eventi che hanno portato alla chiusura della stagione 2019/20 con conseguente retrocessione degli Hearts e il ruolo da protagonista che ha giocato il Dundee FC nell’intera faccenda (non voglio, qui, andare a toccare una ferita per me decisamente ancora aperta) le sfide tra le due squadre non sono più partite normali.

Oltretutto, nelle file del Dundee FC ci sono tre ex degli Hibs, McPake come manager, Cummings e soprattutto Leigh Griffiths in rosa oltre a Charlie Adams, giocatore il cui talento è indiscutibile ma che non sempre, da avversario, riesci ad apprezzare appieno a causa del suo atteggiamento in campo.

Il match programme

Insomma, sabato scorso sono andato in Gorgie con tanta voglia di vincere convinto che la squadra condividesse la mia stessa ambizione. Mi ero sbagliato, purtroppo, perché gli Hearts sono scesi in campo incapaci di imporre il proprio gioco, non dico svogliati (sarebbe ingeneroso) ma davvero in una di quelle giornate che, se hai qualche decennio di calcio alle spalle, capisci già nei primi minuti sarebbero state difficili.

Sabato faceva il suo debutto il controllo obbligatorio del passaporto covid, senza il quale era negato l’accesso allo stadio. Decisione presa dal Governo Scozzese per cercare di convincere ancora più persone a fare il vaccino (contando che, tra poco, si comincerà a distribuire le terze dosi) e che nelle settimane precedenti il suo ingresso obbligatorio aveva scatenato qualche polemica. Tutto è filato liscio, solite code ai tornelli nei minuti precedenti la gara che nulla hanno a che vedere col pass (la stragrande maggioranza del pubblico, qui, ha l’abitudine – che non riesco a condividere – di lasciare il pub ad un soffio dal calcio d’inizio entrando cosi, spesso, a gara già in corso) e più di 17mila spettatori presenti sugli spalti del Tynecastle Park.

Con l’ingresso obbligatorio del passaporto covid venivano anche tolti gli ultimi limiti di capienza allo stadio, con le aree attorno alle panchine adesso finalmente occupate dai tifosi.

Sabato chiudeva anche la settimana dedicata all’azione della charity Show Racism The Red Card, con tutti i giocatori in campo nel riscaldamento con una t-shirt con il nome della charity, il cartellino rosso con la scritta sulle maglie da gioco e i giocatori che, nell’immediato pre-partita, hanno idealmente mostrato il cartellino rosso al razzismo.

I giocatori mostrano il cartellino rosso al razzismo nell’immediato pre-partita

Come detto, la prestazione messa in campo non è stata nemmeno lontanamente vicina da quella che ci si aspetta da una squadra seconda in classifica, imbattuta in stagione (unica squadra) che gioca in casa contro la penultima in classifica. Nonostante tutte le difficoltà mostrate, gli Hearts era anche riusciti ad andare a riposo avanti nel punteggio grazie al gran goal di John Souttar, uno dei rarissimi casi in cui un giocatore degli Hearts aveva trovato modo di calciare verso la porta avversaria da fuori area – evento davvero molto raro, purtroppo.

Nella ripresa i Jambos avevano continuato a giochicchiare e l’infortunio a Boyce (speriamo davvero non sia nulla di grave) aveva tolto dal campo anche l’unico attaccante “vero” a disposizione di Robbie Neilson. Anche i cambi non hanno avuto l’impatto sperato cosi, a tempo quasi scaduto, Jason Cummings ha approfittato della colpevole disattenzione difensiva dei padroni di casa per trovare il pareggio.

Il settore ospiti è letteralmente esploso, c’è stato un tentativo di andare a contatto coi tifosi di casa (tentativo solo provato, senza alcuna voglia di portarlo davvero a compimento da nessuna delle due parti) e anche con sette minuti di recupero a disposizione gli Hearts non sono più riusciti a rendersi pericolosi.

Riscaldamento pre-gara con t-shirt contro il razzismo

Si è chiuso cosi sull’1-1, risultato che complice la vittoria dei Rangers a Paisley ieri all’ora di pranzo (1-2 in rimonta) lascia gli Hearts al secondo posto ma adesso a tre punti dalla capolista, a pari punti col Dundee United (prossimo avversario) e con un solo punto di vantaggio sul Celtic, al momento quarto.

Spero di sbagliarmi ma vedo più di un parallelo con la stagione 2018/19, iniziata benissimo ma compromessa a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre con risultati deludenti e infortuni ‘pesanti’ che avevano costretto gli Hearts a giocare senza elementi importanti per molte giornate. Spero che l’infortunio di Boyce, uscito dal campo zoppicando, non sia nulla di grave, spero di sbagliarmi sul parallelo ma temo che le mie aspettative, ovvero quelle di avere una squadra finalmente pronta a lottare per il titolo fino all’ultima giornata, siano davvero troppo ambiziose.

Nessuno, in Gorgie, ha mai parlato ovviamente di vincere il campionato perché si sa come vanno le cose nel calcio scozzese, si sa che alla fine in un modo o nell’altro una della due old firm, se non entrambe, si prenderanno la scena e faranno gara a sè (come successo ieri sera ad Austin, Texas nel GP degli USA di F1 con Verstappen ed Hamilton) ma per una volta avrei voluto sognare un po’ più a lungo, magari fino a natale.

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Rugby lover e blogger. Collaboratore di OnRugby come corrispondente dalla Scozia dal 2016. Mi sono lentamente ma inesorabilmente appassionato alla palla ovale e dal 2008 ho iniziato a scrivere di rugby, collaborando con lameta, mondorugby.com e portando l'ovale dentro SportPeople. Dal 2013 ho partecipato come corrispondente dalle Home Nations all'avventura di DotRugby e ho collaborato con The Sport Review, InsideRugby Italia, The Offsideline, SCRUM Magazine, il sito ufficiale delle Zebre Rugby - per cui ho curato la fase finale del Pro12 stagione 2013/'14 - e il sito ufficiale del Guinness Pro12 (sezione in italiano). "Alba Ovale" è un progetto pensato nel 2012 e partito nel 2013, per far conoscere il "dietro le quinte" del rugby scozzese al pubblico italiano appassionato di rugby. Dalla Scozia, guarda al mondo celtico e alle Home Nations, con attenzione anche alle vicende del rugby italiano e internazionale.

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