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Ad un passo dal cielo

Panoramica del St Mirren Park nel pre-partita di Scozia-Svizzera femminile

Ricordo benissimo quel giorno, giovedi 30 agosto 2018. Avevo il turno della mattina ma avevo deciso di prendere comunque mezza giornata di ferie per non rischiare di rimanere impantanato nel traffico dei lavoratori che, dalle 4pm in poi, affollano le stazioni per tornare a casa.

Oltretutto, siccome la mia destinazione era Paisley (da Edimburgo, coi mezzi pubblici, non proprio dietro l’angolo) e dovevo cambiare due treni volevo evitare di arrivare in ritardo. Certo, il kick off della partita era fissato per le 7.35pm e c’era anche la diretta televisiva (su BBC ALBA) ma la gara era davvero importante e, come sempre mi capita soprattutto quando visito un posto o uno stadio nuovo, volevo arrivare con largo anticipo per farmi un giro attorno e fare qualche foto.

Quella sera la Scozia ospitava la Svizzera al St Mirren Park (allora chiamato, per ragioni di sponsor, The Simple Digital Arena) in una partita fondamentale per le speranze delle Dark Blues di qualificarsi alla FIFA Women’s World Cup in programma in Francia nel 2019.

Il braccialetto con l’hashtag “#OurGirlsOurGame distribuito fuori dal St Mirren Park prima della gara

La Scozia Femminile non aveva mai partecipato alla Coppa del Mondo e, in generale, l’ultima apparizione di un Saltire a bordo campo ad una Coppa del Mondo risaliva al 1998 – ironia della sorte, anche in quell’anno il mondiale (maschile) si giocava in Francia.

La rappresentativa maschile aveva deluso parecchie volte le attese di un’intera Nazione, arrivando solo nel 2007 (con la vittoria, guarda caso, contro la Francia) ad un passo dal qualificarsi per Euro 2008. Poi, solo prestazioni sotto le aspettative e mancate qualificazioni che si erano susseguite senza soluzione di continuità.

L’East Stand (Main Stand) del St Mirren Park visto dall’esterno

La rappresentativa femminile, invece, era salita agli onori delle cronache quasi senza fare rumore, in un mondo (quello del calcio, ma spesso anche dello sport in generale) dove le discipline femminili hanno quasi sempre meno soldi, meno attenzione e meno aspettative di quelle maschili.

La questione mi provoca davvero molti fastidi, ma qui mi limito a dire che, quando riesco, sono sempre andato a vedere giocare le ragazze della nazionale femminile di calcio e rugby e per me, lo sport è sport e non riconosco nessuna superiorità intrinseca alle versioni maschili.

Un momento di Scozia-Svizzera

Anyway, tornando a giovedi 30 agosto, l’attesa per la partita era per me davvero tanta perché da qualche tempo non riuscivo ad andare a vedere le ragazze dal vivo e l’occasione era davvero storica: una vittoria con due goal di scarto sulle quotatissime elvetiche, infatti, avrebbe dato alla Scozia (con una gara ancora da giocare) completa padronanza del proprio futuro.

Ogni altro risultato, invece (tranne, ovviamente, la sconfitta) lasciava la Scozia in balia del risultato della Svizzera che, nell’ultimo giornata del torneo di qualificazione, avrebbe fatto visita ad una Polonia già fuori dai giochi (mentre la Scozia avrebbe sfidato l’Albania, altrettanto senza ambizioni di classifica, a Shkodër).

Pie e Bovril, immancabile nel pre-partita di ogni grande gara del calcio scozzese

La Scozia aveva avuto, fino a quel momento, alti e bassi, perdendo una gara (1-0 contro la Svizzera a Schaffhausen in aprile) e vincendone cinque, ma proprio l’ultima vittoria in termini cronologici (raccolta in trasferta a Kielce sulla Polonia 2-3. gara decisa dal goal di Evans al 90′ dopo che la Scozia era stata sotto 2-0 fin oltre l’ora di gioco) aveva acceso gli entusiasmi e davvero dato alle Dark Blues la concreta possibilità di entrare nella storia.

Il match programma della gara con Erin Cuthbert in copertina

Il St Mirren Park è un bello stadio, comodissimo da raggiungere in treno da Glasgow Central e con la stazione (Paisley Gilmour St) davvero a cento metri dall’ingresso. Ho notato anche numerosi parcheggi attorno allo stadio, ma non guido e non saprei dire se fossero o meno a pagamento.

È uno stadio, tutto sommato, “moderno” ma piuttosto piccolo (capienza poco piú di 8mila spettatori), quindi riesce anche ad essere piuttosto originale – nonostante tutto, ovviamente. Non mi ha colpito moltissimo all’interno, nonostante la partita si veda davvero bene da dietro la porta dove ho scelto di posizionarmi. Mi siedo lato tribuna principale nel Nord Stand, il settore solitamente riservato agli ospiti, perché quella sera sono aperti solo 3 stand (il South Stand era infatti chiuso) e l’unico riservato a chi non aveva acquistato biglietti in prevendita era proprio questo, mentre nel West Stand erano ammessi solo membri del Supporters Club della SFA – che alle gare delle rappresentative femminile e U21 hanno accesso gratuito con la loro tessera da soci.

Dopo gli inni nazionali e le consuete foto di rito, l’atmosfera si scalda subito con la Scozia che trova il doppio vantaggio in sette minuti (Cuthbert va in goal al 2′, Kim Little raddoppia al 6′) ma, nella più tipica maniera scozzese, al 7′ le avversarie trovano il goal che fissa il risultato sul 2-1 con cui si chiude il match.

Uno scorcio del West Stand nel pre-partita con la mia bandiera in primo piano

La delusione delle ragazze a fine gara era davvero evidente, perché la vittoria consentiva loro di agganciare la Svizzera in vetta alla classifica a pari punti, ma lasciava alle avversarie il vantaggio della differenza-reti negli scontri diretti.

Nessuno poteva immaginare che, quattro giorni dopo, i goal di Kim Little e Jane Ross avrebbero regalato non solo la vittoria in Albania ma anche primo posto nel Gruppo 2 e qualificazione alla Coppa del Mondo, grazie al contemporaneo pareggio (0-0) della Svizzera in Polonia.

Il sogno era diventato realtà, Flower of Scotland sarebbe tornato a risuonare in uno stadio in occasione della fase finale di una Coppa del Mondo e tutto questo grazie al lavoro straordinario di Shelley Kerr e di tutte le ragazze.

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L’importanza di vincere in casa dei rivali – anche quando giochi in campo neutro

Banchetto con materiale degli Hearts con il Famous Five Stand di Easter Rd sullo sfondo

Sabato 26 gennaio 2013 sono andato per la prima volta ad Easter Road, la casa dell’Hibernian FC, ma solo perché quel giorno gli Hearts giocavano la semifinale di Scottish Communities League Cup contro l’Inverness Caledonian Thistle.

Ricordo bene molte cose di quel giorno, ma anche piuttosto distintamente le polemiche (a mio parere più che legittime) scatenate dai tifosi del Caley Thistle sulla scelta della sede “neutrale” per la partita: mentre i Jambos, da Gorgie, possono raggiungere lo stadio di Leith con un bus diretto (il numero 1 della Lothian Buses) in poco meno di mezz’ora (traffico permettendo), per i sostenitori dei rossoblu la trasferta dalle rive del fiume Ness alla costa del Firth of Forth può anche durare più di quattro ore in pullman.

Un vero “campo neutro” ma, soprattutto, una vera decisione che avrebbe visto le due squadre incontrarsi a metà strada poteva essere uno dei due stadi di Dundee o anche Perth, ma la SFL allora scelse di giocare entrambe le semifinali nella Central Belt – e, stranamente, solo una di queste ad Hampden Park (quella tra St Mirren e Celtic, di cui ho già parlato).

Easter Rd visto dalla cima di Waverley Pl.

Io all’epoca non vivevo ancora in Gorgie quindi per arrivare ad Easter Road ho dovuto cambiare bus in centro. Adesso, dopo qualche anno qui, se il tempo lo permette consiglio di andare in centro coi mezzi e poi di scendere verso lo stadio degli Hibs facendosi una passeggiata su Leith Walk. Cosi facendo, il tragitto si allunga sensibilmente ma si ha occasione di godersi l’atmosfera di uno dei quartieri più cosmopoliti di Scozia.

Esperienza che ho fatto spesso, ma davvero pochissime volte per una partita di calcio perché, come ho già detto, da tifoso degli Hearts non ho molte ragioni di andare ad Easter Rd.

Per una vista “casual” dello stadio, invece, scendete su London Rd e proseguite oltre l’incrocio con Easter Rd, poco più avanti troverete dei vicoli con scalinata e da li la vista è davvero suggestiva. Lo stadio si vede anche piuttosto bene da Calton Hill, oltre che dall’aereo se siete seduti sul lato sinistro vista finestrino arrivando dall’Italia.

Uno scorcio di Easter Rd visto dal West Stand (Main Stand)

Se visto da fuori lo stadio ha un certo fascino, non sono invece un grande fan di Easter Rd da dentro e il fatto che tifi Hearts non influisce assolutamente sul mio giudizio: ho visto foto dello stadio prima della ristrutturazione e, se paragonate al risultato odierno, il lavoro fatto ha avuto un effetto terribile, uccidendo l’atmosfera e l’unicità dello stadio nel nome di quattro stand “comodi” ma senz’anima.

Tornando alla gara, per gli Hearts siamo nella stagione post-fiveone, post-Romanov, la stagione in cui, risvegliatisi dall’hangover dopo il trionfo in Scottish Cup proprio contro gli Hibs (che si sarebbero dovuti sentire il coro “since 1902” ancora per altri quattro anni) si è subito capito che, per gli anni a seguire, ci sarebbe stato davvero da soffrire.

Con queste premesse, giocare la semifinale di una coppa (considerata la “wee Cup”, ma pur sempre un major trophy) era davvero un risultato importante. I Jambos arrivarono alla gara entrando nella competizione al terzo turno e dopo aver battuto Livingston (3-1 al Tynecastle) e Dundee United (4-5 ai rigori al Tannadice), mentre l’Inverness era partito dal secondo turno battendo, a sua volta, Arbroath (0-2 al Gayfield Park), Stenhousemuir (5-6 ai rigori ad Ochilview Park) e Rangers (0-3 ad Ibrox).

I giocatori degli Hearts festeggiano sotto il settore dei Jambos il goal di Ngoo

Considerando come le due squadre sono arrivate a quella sfida, non sorprende che la gara sia stata decisa ai calci di rigore. L’Inverness, allora guidato da Terry Butcher, era passato in vantaggio in avvio di secondo con Andrew Shinnie tempo prima che Ngoo trovasse il pareggio per gli Hearts. L’espulsione di Scott Robinson costrinse gli Hearts a giocare quasi un’ora (compresi i supplementari) in inferiorità numerica e anche per questo il successo finale (arrivato grazie all’errore di Philip Roberts nell’ultimo penalty della serie) è stato festeggiato da tutto l’ambiente, giocatori e i numerosi tifosi accorsi, con grande entusiasmo. Una vittoria ad Easter Rd, ambiente ostile per eccellenza per un tifoso degli Hearts, va sempre festeggiata anche quando non giochi contro i tuoi rivali!

Il match programme ufficiale della gara tra Inverness Caley Thistle e Hearts

I tifosi degli Hearts erano, per ovvie ragioni, la stragrande maggioranza dei 16,300 spettatori presenti quel giorno e il ritorno verso Gorgie è stato, ancora una volta, festoso. Quella stagione sarebbe stata, però, davvero avara di ulteriori soddisfazioni considerando che gli Hearts sarebbero poi stati battuti dal St Mirren in finale di League Cup, dopo esser stati eliminati dalla Scottish Cup proprio dagli Hibs (1-0 ad Easter Rd) e in campionato avrebbero chiuso al decimo posto, cambiando oltretutto guida tecnica in febbraio con Gary Locke che prese il posto di John McGlynn (che ad inizio carriera si è anche trovato a fare lavori da idraulico per permettere al suo club di allora di andare avanti).

Sembra quasi impossibile da credere che la stessa squadra, ad inizio stagione, era stata eliminata dall’Europa League ai playoff dal Liverpool perdendo 0-1 al Tynecastle ma pareggiando 1-1 ad Anfield, passando in vantaggio con Templeton prima che Luis Suarez spegnesse i sogni di tempi supplementari con un goal al minuto 88.