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Erin Cuthbert ha trascinato il Chelsea Women ai quarti di UWCL

Poco più di un mese fa, mercoledì 24 gennaio, ero a Londra per la sfida tra Chelsea Women e Real Madrid Femenino, che si sfidavano in una gara valida per il quinto turno della fase a gironi della UEFA Women’s Champions League.

Avevo voglia di vedere, di nuovo, il Chelsea a Stamford Bridge e mi ero prenotato biglietto della gara, volo e albergo con un paio di mesi di anticipo, considerando che quella contro il Real Madrid avrebbe potuto essere una gara decisiva per i destini del gruppo D.

Lo era, infatti, ma solo per il Chelsea perchè le madrilene, dopo il pareggio conquistato proprio contro il Chelsea nella gara di andata, non erano più riuscite a raccogliere punti, risultato deludente e, alla vigilia, piuttosto difficile da pronosticare.

La mia sciarpa, e il match programme della sfida

Il Chelsea, invece, aveva fatto un po’ fatica ma era riuscito, contro Häcken e Paris FC, a prendersi i punti che rendevano, di fatto, la gara di fine gennaio decisiva: con una vittoria, infatti, le Blues avrebbero conquistato il passaggio ai quarti di finale della competizione europea, vero obiettivo stagionale per dare il miglior sending off possibile ad Emma Hayes, che dalla prossima stagione sarà head coach della nazionale femminile degli Stati Uniti.

Il Chelsea, che doveva fare a meno di Sam Kerr (infortunatasi al crociato, stagione finita per l’attaccante australiana) ha faticato oltre il previsto per avere la meglio di avversarie senza particolari motivazioni ma, con un rigore di Guro Reiten e un goal di Erin Cuthbert (ufficialmente assegnato come autogol alla portiere del Real, Chavas) era riuscito a prendersi la vittoria che serviva.

Un momento del primo tempo della sfida tra Chelsea Women e Real Madrid Femenino

Il Real Madrid, in cui spiccava la presenza di Linda Caicedo, talentuosa attaccante colombiana messasi in luce nell’ultima edizione della Coppa del Mondo e ispirata da Athenea del Castillo, autrice del goal del momentaneo 1-1, aveva dato non poco filo da torcere alla campionesse d’Inghilterra che, come accaduto già altre volte nel corso della stagione, erano scese in campo un po’ troppo contratte.

Erin Cuthbert, che quella sera era capitana delle Blues, aveva comunque saputo guidare le compagne ad un risultato importantissimo, che toglieva pressione all’ultima trasferta europea (a Parigi) e poteva permettere ad Emma Hayes e al suo staff di concentrarsi sulle gare di Women’s Super League.

Il Chelsea, infatti, vuole confermare la vittoria del titolo domestico per il terzo anno di fila ma, con la concorrenza di Arsenal e Manchester City, l’obiettivo è tutt’altro che facile da ottenere.

Stamford Bridge

Sempre un onore poter vedere una gara a Stamford Bridge per me, alla mia seconda partita nella casa del Chelsea e prima sotto i riflettori. Sono arrivato e tornato in metropolitana, dormendo in zona Gloucester Rd, e il pre-partita è corso via tranquillo. Prima volta nel main stand dello stadio, con una visuale davvero ottima – nonostante io preferisca sempre vedere le partite da dietro la porta, quando ho acquistato il biglietto entrambi i settori dietro le porte erano ancora chiusi.

Il Chelsea sfiderà, il 19 marzo, l’Ajax nell’andata del quarto di finale ad Amsterdam, prima di ospitare le olandesi a Londra una settimana più tardi. Se dovessero riuscire a passare il turno, le Blues potrebbero incontrare SK Brann o Barcelona, in un replay/rivincita della semifinale dello scorso anno.

La finale di UWCL è in programma a Bilbao sabato 25 maggio. Biglietto aereo e alloggio sono già prenotati, vediamo chi ci raggiungerà.

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Manchester, due scozzesi ad Old Trafford e il mio secondo Barclays WSL BIG Weekend

Il Main Stand di Old Trafford – Change is here

Dopo la fantastica esperienza londinese di fine novembre, ad inizio dicembre ero ancora on the road. Di solito non organizzo due ‘trasferte’ cosi impegnative in cosi poco tempo ma l’occasione era troppo ghiotta per farsela sfuggire così, in ottobre, avevo prenotato treno, albergo e un posto al Theatre of Dreams.

Il Manchester United Women, infatti, tornava a giocare ad Old Trafford approfittando della pausa della Premier League maschile e ospitando una squadra, l’Aston Villa, che ad inizio stagione aveva dimostrato di essere pronta a sfidare le ‘grandi’ per un posto in vetta alla classifica di Barclays Women’s Super League.

The Theatre of Dreams

Ero già stato ad Old Trafford in estate, per la gara d’esordio del Women’s Euro 2022 tra Inghilterra e Austria ma non avevo mai visto giocare il ManUtd a casa sua. Anche se il mio obiettivo vero era la gara della settimana successiva, ovvero il Manchester Derby all’Etihad Stadium, vedere una partita ad Old Trafford suona tutt’altro che un ripiego.

Non ero riuscito ad organizzarmi per andare a Manchester nel weekend dell’11/12 dicembre a causa di grossi problemi coi trasporti e quindi, inevitabilmente, l’ultima occasione per farmi un ‘BIG Weekend’ era quella della settimana precedente.

Un momento della gara

Arrivo a Manchester Piccadilly in mattinata, dopo aver preso il Transpennine delle 6.13am da Waverley e mi resta un’ora e mezza per fare colazione, orientarmi e decidere di andare ad Old Trafford in bus. Viaggio leggerissimo perché non avrei potuto fare checkin al mio hotel fin dopo la partita ma quando arrivo allo stadio, il mio mini-zaino è comunque considerato troppo grosso e vengo spedito al deposito bagagli. Per £5 che non avevo considerato tra le spese lascio lo zaino e posso finalmente incamminarmi verso il mio stand.

Come la prima volta, ho scelto di tornare nel Sir Alex Ferguson Stand perché, beh, deve sempre esserci – se possibile! – un legame con la Scozia!

Sir Alex Ferguson Stand, con la statua dedicata al manager scozzese

Decido di fare comunque un giro attorno allo stadio perché 1) non sai mai davvero quando ti ricapiterà di tornarci e 2) per l’occasione la società aveva dedicato alla squadra femminile tutta la facciata del main stand e non volevo perdere occasione di fare qualche foto ricordo della giornata.

Entro allo stadio che manca poco meno di un’ora e, recuperato il programma al bar, prendo posto e mi godo tutto il pre-partita. L’interesse del giorno, come detto, è totale: non solo vedere all’opera giocatrici scozzesi con Rachel Corsie capitana dell’Aston Villa e Martha Thomas che parte dalla panchina (mentre Kirsty Henson, in prestito al Villa proprio dallo United, non può giocare), ma anche la sfida tra due squadre che in questa stagione stanno facendo molto bene. Avevo visto il ManUtd all’Emirates Stadium due settimane prima e questa era la loro prima gara dopo la pausa, quindi la foto iconica dell’esultanza di Alessia Russo e Martha Thomas dopo il gol di ‘Lessi’ che ha deciso quella gara è inevitabilmente la copertina del match programme e tutti gli spettatori presenti si aspettano una bella gara.

Alessia Russo e Martha Thomas sulla copertina del match programme

Lo United arriva a questa gara decisamente nelle migliori condizioni, mentre il Villa può schierare sul foglio gara solo quattro giocatrici in panchina (tre di movimento) e patisce subito il ritmo che Katie Zelem e compagne impongono alla gara. Rachel Daly, che nel Villa si è riscoperta numero 9, non riesce a creare pericoli oggi e Corsie e compagne, in difesa, non hanno un attimo di tregua.

Finisce 5-0 una gara davvero a senso unico, che proietta ulteriormente lo United nella lotta per il titolo – o almeno per un posto in Women’s Champions League – mentre per l’Aston Villa è tempo di ricompattarsi, recuperare le giocatrici assenti e vedere cosa riserverà la seconda parte di stagione.

Il tabellone con il numero di spettatori presenti alla gara, 30,196

Dopo aver avuto la fortuna di visitare Manchester due volte in estate, avevo deciso di trasformare la gara ad Old Trafford in un weekend lungo nella città e, col treno di ritorno prenotato per il tardo pomeriggio di lunedì, domenica sono andato all’Academy Stadium per vedere il Manchester City Women sfidare il Brighton & Hove Albion. Nessuna giocatrice scozzese coinvolta in questa partita ma comunque tantissimo interesse perché il City è una delle grandi inglesi che, dopo la rivoluzione estiva (quando hanno perso giocatrici del calibro di Ellen White, Georgia Stanway, Keira Walsh, Lucy Bronze e la fuoriclasse scozzese Caroline Weir) e la partenza col freno a mano tirato quest’anno (eliminate nella primissima fase in UWCL e sconfitte a Birmingham dall’Aston Villa all’esordio) sta ritrovando fiducia.

L’Academy Stadium, dove in estate avevo visto in azione Italia e Belgio in una gara del Women’s Euro 2022, è uno stadio con capienza di seimila spettatori che sorge davvero a due passi dall’Etihad Stadium, con un ponte che collega le due strutture e due fermate del tram che, in pochi minuti, collega il centro di Manchester alla cittadella del ManCity.

Alle spalle dell’Academy Stadium, infatti, sorge tutto il complesso di campi d’allenamento del club che crea cosi un legame tra la cantera e la prima squadra. La fermata del tram più vicina all’Academy Stadium è di solito chiusa in occasione di grandi eventi (era aperta, però, quel giorno) cosi ho approfittato per scendere alla fermata prima e passare a piedi davanti all’Etihad Stadium, facendo tutto il percorso pedonale e riuscendo anche a visitare lo Store. L’Etihad Stadium visto dall’Academy è davvero fotografico, col ponte che crea un collegamento fisico ed ideale tra le due squadre.

Un momento del match, con ponte ed Etihad Stadium alle spalle

Il risultato non è mai stato in discussione e il 3-1 finale riflette più la grande voglia del Brighton di fare bene (dopo l’addio di coach Hope Powell in ottobre, a seguito della disastrosa sconfitta casalinga contro le Spurs) che il vero divario tra le due squadre, perché il City nella ripresa ha pensato a fare cambi, gestire il match e portarsi a casa tre punti importantissimi per la sua classifica.

La gara dell’Academy Stadium ha così chiuso il mio secondo, personalissimo Barclays WSL BIG Weekend e lasciato ricordi indelebili. Il 2023 è alle porte, vediamo cosa riusciremo a combinare ma se guardo indietro, questo 2022 partito con un piede e mezzo ancora in pandemia mi ha riservato sorprese straordinarie.

Il match programme della gara
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It’s all about Erin Cuthbert – i grandi stadi, Stamford Bridge e le mie prime gare di Barclays Women’s Super League

“Nothing Stops Us”, il motto delle Chelsea Women anche fuori da Stamford Bridge

Dopo un’attesa durata davvero troppo a lungo, nel fine settimana del 19 e 20 novembre sono riuscito a coronare diversi sogni personali.

Da quando ho iniziato a seguire “sul serio” il calcio femminile in Gran Bretagna, con l’Europeo 2022 come punto di svolta, non vedevo l’ora di poter vedere una partita di Barclays Women’s Super League, il massimo torneo inglese per club, dal vivo.

View from my seat per un’azione di gioco durante il primo tempo

La prima occasione, sprecata, si era presentata nel settembre 2019 quando il Chelsea Women aveva deciso di sfidare il Tottenham Hotspur Women a Stamford Bridge. Quel posto, in SW6, è per me speciale perché, nonostante non possa definirmi un tifoso del Chelsea, ho sempre voluto avere la possibilità di vederci una partita. L’ossessione con la casa del Chelsea era nata, di fatto, nel 2010 quando Samuel Eto’o, allora attaccante dell’Inter, aveva segnato il goal decisivo dell’ottavo di finale di Champions League maschile consentendo alla squadra di José Mourinho di tenere vivo il sogno Triplete. Sogno coronato poi nel giugno di quell’anno ma che, a mio modestissimo parere, l’Inter aveva mentalmente vinto con quel successo londinese tardo invernale.

Insomma, sprecata la prima occasione nel 2019 ed avendo avuto la seconda cancellata, nel settembre di quest’anno, a causa del funerale della regina, ho avuto la terza chance proprio in novembre quando il Chelsea Women aveva annunciato che i biglietti validi allora (era un match contro il West Ham United) sarebbero stati validi per la gara contro le Spurs Women, in una giornata (domenica 20 novembre, kick off 1pm) che avrebbe anche celebrato i 30 anni delle Chelsea Women.

I trofei vinti dal Chelsea Men and Women

Una volta confermato giorno e data, come mia consuetudine, sono andato a controllare il calendario della WSL e ho notato che il giorno prima, sabato 19 novembre con kick off alle 5.30pm, c’era in programma all’Emirates Stadium un clamoroso Arsenal Women v Manchester United Women. Biglietto acquistato immediatamente, sistemato volo e albergo, era quindi iniziato il conto alla rovescia.

Came for Stamford Bridge, stayed for the Emirates Stadium potrei dire parafrasando un modo di dire comune quassù, perché se il mio obiettivo vero era vedere una gara in SW6, la sorpresa clamorosa è stata il match che mi sono gustato nel catino che sorge a due passi dalla fermata Arsenal della Tube.

Ero già stato all’Emirates Stadium in estate per farmi mettere nome e numero (Beattie 5) sulla maglia dell’Arsenal che avevo acquistato durante la pandemia ma non ero mai stato dentro e, ovviamente, non avevo mai visto una partita. Non lo sapevo, ma avrei vissuto davvero un pomeriggio clamoroso.

Una fase del primo tempo di Arsenal v ManUtd. L’Emirates Stadium è stato davvero una piacevolissima scoperta per me

Avevo qualche ora da spendere prima del kick off e dopo un pranzo ‘incolore’ in un pub di Earl’s Court, ho deciso di godermi il pre-partita ad Arsenal. Quindi Piccadilly Line fino all’omonima fermata, poi rotta verso il The Gunner, pub che si trova a due passi dalla vecchia casa dell’Arsenal, Highbury, adesso purtroppo trasformato in abitazioni di lusso, per una pinta mentre mi sono gustato il primo tempo di Everton Women v Manchester City Women, e poi a piedi sono arrivato all’Emirates passando proprio in Avenell Rd, di fronte all’East Stand di Highbury.

La scena, con tifosi che arrivavano con sciarpe al collo e maglie da ogni strada laterale per confluire in Gillespie Rd, mi ha ricordato da molto vicino quanto letto (e visto) in Fever Pitch, “Febbre a novanta”, libro clamoroso di Nick Hornby che racconta la sua personale avventura al seguito dei Gunners.

Quel che resta di Highbury – l’East Stand su Avennel Road

Lo stadio è, da fuori, non dissimile da molti nuovi stadi costruiti recentemente ma, una volta dentro, il giudizio cambia immediatamente. L’Arsenal ha fatto un grande lavoro, costruendo un nuovo stadio ma riuscendo nell’impresa di lasciarlo radicato nel proprio territorio, cosi da evitare l’effetto London Stadium che ha invece portato il West Ham United lontano dal Boleyn Ground e creato agli Hammers non pochi problemi di adattamento.

La partita, poi, metteva di fronte due delle prime tre squadre in classifica in uno scontro che vedeva protagoniste anche giocatrici scozzesi. Kim Little era assente per infortunio ma Jen Beattie e Martha Thomas era presenti nel foglio-gara, seppur in panchina. La gara risulterà essere una delle più belle partite cui ho avuto la fortuna di prendere parte come spettatore, con il ManUtd capace di vincere in rimonta (2-3) grazie al goal di un’altra delle mie giocatrici preferite, Alessia Russo, arrivato durante il recupero.

Il match programme di Arsenal Women v ManUtd Women

Più di quarantamila spettatori erano presenti sugli spalti con un nutrito seguito ospite, coi tifosi dello United che hanno gremito il loro settore facendolo letteralmente esplodere al goal di Russo. L’Arsenal ha interrotto cosi la sua striscia positiva e ha soprattutto capito che, con tutte le assenze importanti cui deve fare fronte, dovrà stringere i denti per cercare di limitare i danni prima della pausa natalizia.

Il giorno dopo, invece, era il mio Giorno e avevo deciso di celebrarlo come si deve. Sabato, prima di fare il checkin in albergo, avevo deciso di passare da Stamford Bridge per fare un giro attorno alla struttura e farmi un regalo di compleanno: la maglia di Erin Cuthbert.

Il mio holy grail di questo viaggio: la maglia di Erin Cuthbert

Ho avuto un’ottima idea, perché il giorno della gara – nonostante lo stadio non fosse sold-out come annunciato dal tabellone esposto all’ingresso del Britannia Gate – lo Store era davvero gremito. Domenica quindi, con ancora negli occhi la partita della sera precedente, ho indossato la mia maglia e mi sono messo in viaggio verso Stamford Bridge. Sono arrivato, come di consueto, con un paio d’ore di anticipo sul kick off e dopo aver acquistato il programma, sono entrato nel mio stand – il Matthew Harding Stand.

Ero probabilmente il primo in assoluto ad accedere allo stadio e subito ho provato un senso di gioia misto a sollievo, per essere finalmente riuscito a realizzare il mio piccolo grande sogno. Lo stadio è esattamente come lo avevo sempre immaginato, dopo averci giocato infinite partite in FIFA, ma l’emozione di vederlo dal vivo per la prima volta resterà per sempre scolpita nella mia memoria.

Il match programme di Chelsea Women v Tottenham Hotspur Women che celebra i 30 anni della sezione femminile

La gara è piuttosto a senso unico, a differenza di quella del giorno prima, perché le Chelsea Women sono indubbiamente una delle migliori squadre d’Europa, con una rosa attrezzatissima, mentre le Spurs Women sono una buona squadra che naviga a metà classifica di WSL e, seppur in costante crescita, sono ancora lontane dagli standard fissati da Emma Hayes e dal suo staff al Chelsea.

Le Blues vanno a riposo sul 3-0 grazie al goal, strepitoso, di Erin Cuthbert che si inserisce tra quello di Sam Kerr che apre i giochi e il rigore di Guro Reiten che, di fatto, li chiude. Nella ripresa Hayes pensa alle partite che aspettano le Blues anche in Women’s Champions League e fa un po’ di turnover, inserendo giocatrici come Fran Kirby e Bethany England (!!) ma il risultato non cambia più.

Stamford Bridge, finalmente

Un fine settimana davvero da ricordare, il mio primo Big Weekend di Barclays Women’s Super League cui spero ne seguiranno altri – ci stiamo già organizzando, stay tuned!