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Soldado de la “Cathro Revolution”

Le parole scritte da Cathro nel programma ufficiale della gara contro i Rangers, giocatasi al Tynecastle il 01.02.2017

Io ci ho creduto, lo devo ammettere. Io sono stato uno dei seguaci della “Cathro Revolution” fin dal primo momento e, nonostante purtroppo non sia andata a finire come mi aspettavo, non me ne vergogno.

Perché Ian Cathro da Dundee, diventato nel 2016 head coach degli Hearts – e il più giovane head coach in Scottish Premiership, coi suoi 30 anni quando ha firmato il contratto con il club del Tynecastle Park nel dicembre 2016 – a mio parere non ha avuto fortuna agli Hearts anche e soprattutto perché lo spogliatoio non lo ha voluto seguire.

Come ha ammesso Arnoud Djoum parlando a The Edinburgh Football Show (parole riprese dal Daily Record ieri, 23 gennaio), “He had his own character. He had his way of doing things and was more quiet, wanting to do things on his own. (…) For me, it was clear what he asked me to do so I didn’t have any problems with him. But for everyone, it maybe wasn’t clear and things weren’t good with him.

L’ex centrocampista degli Hearts ha anche confermato che Cathro e Bjorn Johnsen sono venuti alle mani negli spogliatoi del McDiarmid Park e che il centravanti norvegese era tornato a casa in taxi durante l’intervallo.

Anche nel comunicato stampa ufficiale degli Hearts che annunciava l’esonero nell’agosto 2017 (dopo l’eliminazione dalla League Cup) si legge, tra le righe, che il club ha scelto di separarsi dall’head coach a malincuore.

“The board wishes it to be known that this was a very difficult decision, reluctantly made, as every member of the board recognises Ian is an extremely talented young coach with a very bright future.  We thank Ian for all of his efforts and wish him well in the future.”

L’esonero di Cathro aveva spalancato le porte alla gestione di Levein come manager (che con Cathro aveva il ruolo di Director of Football), di cui (forse) parleremo un’altra volta.

Il fatto che Cathro, scelto dal board ma forse, al momento, troppo giovane per guidare una squadra di Premiership con giocatori non disposti a credere ciecamente ai suoi dettami di gioco, sia stato esonerato dopo soli sette mesi alla guida lascia pensare che la sua esperienza agli Hearts sia un fallimento totale, ma a mio parere cosi non è.

Il Tynecastle Stadium (con tanto di vecchio Main Stand) nell’immediato pre-partita della sfida tra Hearts e Rangers del 01.02.2017

È stata deludente, certo, ma gli Hearts sotto la guida di Cathro avrebbero davvero potuto fare molto bene.

Degli acquisti fatti da Cathro, solo Christophe Berra (ma il suo tempo agli Hearts sembra davvero essere giunto al termine) e Michael Smith sono ancora presenti, ma giocatori come Isma Gonçalves o Kyle Lafferty hanno fatto piuttosto bene al club anche sotto la gestione di Levein.

Proprio l’ex manager e Director of Football degli Hearts, che è stato esonerato da Ann Budge dopo una serie di prestazioni e risultati più che deludenti, ha ammesso in un’intervista all’Evening Telegraph (quotidiano di Dundee, città natale di Cathro) nel novembre scorso che Ian era “ahead of his time” quando è stato scelto come head coach degli Hearts.

When Robbie (Neilson) left, Ian Cathro was my idea,” ha detto Levein, che aveva avuto modo di lavorare con Cathro al Dundee United. “I’d worked with Ian at Dundee United and I convinced the board to take a chance on him. That didn’t work. There’s no doubting his coaching capabilities, but his life experience and being put in the hot seat, I don’t think he was quite ready for it.

La cosa più importante che dice Levein nell’intervista, forse, riguarda il ruolo dei media nel calcio scozzese: “In Scotland you’ve got to play the game with the media. I don’t think it was something Ian took too seriously. He thought he could just sort of fob people off and it wasn’t the most important thing he had to deal with.

“It’s just my opinion – he wasn’t engaging enough (with them) to get them onside. The other thing is, he was brilliant with the players. But the media stuff was a real problem for him.”

Lo stesso Cathro ha parlato, nel 2018, della sua esperienza agli Hearts dicendo che “There’s the group of people who think and believe that I represent some sort of young coach that is going to revolutionise Scottish football and bring it back up to date, and is Scottish, so this is a tremendous thing. Then there is the other side who naturally are uncomfortable with that idea and fight that with the opposites. Typically these guys know more people in the press, these guys have been around people longer and these guys have a bigger influence so the noise was louder.

La copertina del match programme tra Hearts e Rangers

Cathro (intervista rilasciata nel maggio 2018 a The Guillem Balague Podcast e ripresa da The Scotsman) continua dicendo che “One of the issues was the fact they were successful in creating a false sense of my character and personality, that was done right at the start. There is something that is really important which is no matter what size of the football club, what culture, wherever it is in the world, the fans need to believe in the person that stands at the side of the pitch in their football team.

Insomma, tutto il mondo è paese e anche in Scozia i media hanno un potere enorme di influenza sulle opinioni della gente. I tifosi degli Hearts non sono riusciti a capire il pensiero di Ian e non sono stati capaci di dargli tempo per esprimersi, perché forse si aspettavano troppo e troppo subito da un manager che, per avere successo e per mettere in campo le proprie idee di gioco, aveva ovviamente bisogno dell’appoggio incondizionato dei giocatori.

Io di Cathro, che è diventato strumentale nei successi di Espirito Santo prima al Rio Ave e adesso al Wolverhampton, avrò sempre un bellissimo ricordo. Io non potrò mai dimenticare la sistematica “distruzione” dei Rangers che gli Hearts misero in campo quella gelida sera di febbraio 2017.

Era la prima volta, per me, che vedevo i Rangers dal vivo e devo essere sincero, sia per loro che per il Celtic non ho davvero grande simpatia. Quella sera, al Tynecastle (che aveva ancora il vecchio Main Stand) c’era un’atmosfera particolare, c’era proprio l’aria della grande sfida e tutti i 17mila presenti allo stadio possono confermare che sembrava quasi una finale.

Gli Hearts venivano da due sconfitte consecutive (dopo aver umiliato 4-0 il Kilmarnock di Krys Boyd, colpevole con un articolo su un tabloid del soprannome di “laptop manager” che la stampa ha poi assegnato a Cathro, prima e unica gara che ho visto nel Roseburn Stand a fianco degli ospiti) e avevano voglia di rivincita. Il risultato è stata una totale umiliazione dei Rangers.

La copertina del match programma della gara tra Hearts e Kilmarnock del 27.12.2016

La gara, chiusa 4-1, ha visto anche una delle migliori performance di Jamie Walker, talento davvero inespresso tornato nella capitale scozzese dopo una tutt’altro che soddisfacente avventura “south of the border” un paio di stagioni fa, cosi come Robbie Neilson che questa stagione guida i Jambos alla ricerca della promozione in Premiership.