Venerdi 26 novembre, alle 7.35pm in un Hampden Park battuto da un vento forte e gelido (che creerà parecchi problemi in tutta la Scozia, tanto che durante la gara un annuncio sul tabellone luminoso ci informerà della sospensione di tutti i treni da e per Glasgow Queen’s St, la stazione che collega Glasgow con Edimburgo) la Scozia Femminile è scesa in campo nel quarto turno del torneo di qualificazione per la Coppa del Mondo 2023 ospitando l’Ucraina.
Come ho già detto più volte, con la Spagna strafavorita per la vittoria del gruppo, alla Scozia serve vincere tutte le altre gare (contro, ricordiamo, Faroer, Ungheria e, appunto, Ucraina) per potersi garantire il secondo posto e, di conseguenza, gli spareggi – ma va ricordato che arrivare come una delle migliori seconde eviterebbe alla Scozia di giocarsi il primo turno degli spareggi.
Ogni punto in palio, con queste premesse, conta davvero e per la Scozia l’occasione di prendersi una vittoria nell’ultima gara casalinga del 2021 (martedi 30, infatti, Corsie e compagne faranno visita alla Spagna, a Siviglia, in una gara davvero proibitiva) era ghiotta, nonostante l’Ucraina, un po’ come l’Ungheria, sia una squadra molto fisica e con buona tecnica.
Si sarebbe rivelata una serata piuttosto difficile, per la Scozia e per me, dentro e fuori dal campo, perché io avevo sottovalutato il fatto che venerdi 26 novembre fosse “black Friday”, c’era allerta meteo per vento (con la “storm Arwen” che ha colpito molto duro, soprattutto la costa orientale, lasciando 80mila case in Scozia senza energia elettrica e creando danni un po’ ovunque, oltre a far percepire la temperatura ben al di sotto dello zero), i pullman per Glasgow erano in ritardo e pienissimi, mentre la Scozia sta continuando il percorso verso la “Revolución” di Martinez Losa, non senza qualche intoppo.
Il nuovo manager, infatti, sta cercando di cambiare la mentalità della squadra, chiedendo alle ragazze di giocare un calcio diverso da quello provato finora, fatto di maggior possesso, partenza dalla propria porta palla al piede, evitare calci lunghi e altre soluzioni offensive che vedono Erin Cuthbert al centro del progetto, ma il problema principale è che la Scozia sta imparando i nuovi schemi nel bel mezzo delle qualificazioni per la Coppa del Mondo, senza aver avuto occasione di sperimentare in amichevole.
Risultato, come contro l’Ungheria, si sono viste cose buone (Cuthbert player of the match, Abigail Harrison come prima punta ha fatto bene ma l’attaccante del Bristol City ha ancora ampi margini di miglioramento) alternate a cose meno buone, soprattutto in difesa e come contro l’Ungheria la Scozia ha dovuto faticare parecchio, ben oltre i canonici novanta minuti, per prendersi qualcosa dalla gara.
La Scozia era partita benino ma l’Ucraina era apparsa fin dal calcio d’inizio una formazione compatta e determinata a sfruttare ogni occasione, tanto che al 22′ un bel contropiede (che ha infilato la distratta difesa scozzese) ha permesso alle ospiti di portarsi avanti.
Il pubblico, poco più di 5mila persone, non è riuscito a dare la spinta decisiva alla squadra a causa, credo, delle condizioni meteo tutt’altro che favorevoli e la Scozia è andata a riposo sotto nel punteggio.
Nella ripresa Corsie e compagne hanno spinto per quarantotto minuti, l’Ucraina si è difesa con ordine, Bondarchuk (il portiere ucraino) ha fatto un paio di begli interventi e le giocatrici avversarie sono anche riuscite, rimanendo per terra più a lungo del dovuto, con qualche cambio, perdendo tempo nelle rimesse dal fondo, a far correre le lancette del cronometro.
Al 93′, però, il colpo di testa di Harrison su cross dalla destra di Lana Clelland ha regalato il pareggio alla Scozia, un risultato che consente di rimanere al secondo posto in classifica ma adesso a due punti di distacco dalla Spagna (che ha battuto, giovedi 25, 12-0 le Faroer) e con quattro di vantaggio proprio sull’Ucraina – che ha però già affrontato la Spagna (perdendo 0-6 in casa) e ha anche una gara in meno.