Posted in 500 miles, Scozia

Here we go, six-in-a-row! La Scozia conquista l’accesso ai playoff qualificazione in grande stile

Hampden ha accolto cosi l’ingresso in campo delle squadre

Posso addirittura concedermi il lusso di pensare se fosse meglio l’atmosfera contro Israele o quella di ieri sera contro la Danimarca, arrivata ad Hampden inseguendo il record di dieci vittorie consecutive e con tremila tifosi al seguito, prima nazionale ad avere tifosi al proprio fianco dall’inizio della pandemia.

Che poi la domanda, ovviamente, lascia davvero il tempo che trova: alla fine, pardon my French ma chissenefrega se era meglio una o l’altra, oppure se il Murrayfield quel giorno di febbraio 2018 quando la Scozia si è ripresa la Calcutta Cup dopo dieci anni è stato il punto più alto da “new Scot“.

Ieri sera la Scozia maschile ha vinto, convinto e si è guadagnata il diritto di giocare in casa, in marzo 2022, la semifinale dei playoff qualificazione per la prossima Coppa del Mondo. Basterebbe questo per rendere quella di ieri una serata da ricordare, ma la vittoria ottenuta (2-0) contro una delle nazionali più in forma del momento dice anche che il gruppo creato da Steve Clarke, adesso, può davvero giocarsela contro chiunque.

Sesta vittoria consecutiva, un gruppo che dopo la (brutta) sconfitta di Copenhagen ha saputo compattarsi e trovare, al suo interno, forza e motivazioni per risalire la china e prendersi il playoff.

Tifosi danesi a Glasgow Central prima della partita

Certo, la Scozia non gioca magari un calcio spettacolare, ha faticato a vincere a Torshavn contro le Faroer un mese fa e anche in casa contro la Moldova ad inizio settembre (entrambe le gare, ricordiamo, sono state risolte da un colpo di Lyndon Dykes, l’uomo che, secondo la canzone a lui dedicata dalla Tartan Army, “is gonna win us the World Cup!“) ma ha mostrato, in tutte le gare giocate da settembre, che l’apparizione all’Europeo (prima presenza in 23 anni ad un major tournament) ha davvero cambiato la mentalità del gruppo.

La Scozia arrivava alla gara di ieri già certa del secondo posto nel gruppo F dopo la bella vittoria raccolta venerdì a Chișinău contro la Moldova (grazie ai goal di Nathan Patterson e Ché Adams) ma sapeva che una vittoria contro la Danimarca le avrebbe garantito di giocare la semifinale casalinga. Anche solo un paio d’anni fa, tutti si sarebbero accontentati di scendere in campo, fare presenza contro una nazionale “importante” e una sconfitta non sarebbe stata una disgrazia.

Un momento della gara

Ieri sera, invece, la Scozia è scesa in campo concentrata e convinta di prendersi il risultato che le serviva. La serata, per me, era iniziata alle 3pm quando, appena finito di lavorare, mi sono imbarcato sul bus in direzione Glasgow. Sosta a Doppio Malto per un paio di cheeky birre e un piatto di pasta, poi via verso Glasgow Central con un paio d’ore d’anticipo sul kick off (fissato per le 7.45pm, orario un po’ “infame” per chi, come me, non vive a Glasgow).

Di solito, con quell’anticipo, la stazione è semi-vuota. Non ieri sera, quando c’era già parecchia gente in coda per il treno, tifosi scozzesi e danesi mischiati senza problemi. Sono arrivato a Mount Florida che mancava poco più di un’ora al calcio d’inizio ma, per fortuna, controllo passaporto-vaccino covid, acquisto del programma e accesso allo stadio via tornelli sono state tutte azioni velocissime.

La magia di Hampden Park

Era qualche tempo che non mi capitava di vivere un pre-partita cosi tranquillo per una partita cosi importante, con Hampden ancora una volta sold-out (poco meno di 50mila spettatori presenti ieri sera) e, come detto, finalmente coi tifosi ospiti presenti in massa.

La partita contro Israele era un vero e proprio spareggio quindi la tensione era davvero palpabile, ma anche la gara di ieri era importante per altri aspetti. La Scozia e il suo pubblico hanno passato a pieni voti l’esame-Danimarca, grazie ai goal di John Souttar a fine primo tempo e di Ché Adams nella ripresa, grazie ad un’attenta prestazione difensiva e, in generale, ad un’attitudine che definirei positiva, senza paura, senza timori reverenziali.

Chi ci toccherà a marzo, onestamente non ne ho idea perché ci sono ancora troppi calcoli da fare (lo scopriremo comunque nel pomeriggio di venerdì 26 novembre) ma la Scozia col successo di ieri dovrebbe aver evitato Italia (incapace di andare oltre lo 0-0 a Belfast) e Portogallo (fermato a Dublino dall’Irlanda e sconfitto in casa dalla Serbia), almeno in semifinale, ma a questo punto tutte le squadre sono difficili da incontrare.

Giro d’onore della Scozia per ringraziare il pubblico – e festa già iniziata sugli spalti

La cosa più importante era riuscire a mettersi nelle condizioni di poter fare questi calcoli, e Steve Clarke, Andy Robertson e tutto il gruppo ci sono riusciti. Anche ieri sera la stragrande maggioranza dei tifosi è rimasta sugli spalti ben oltre il termine della gara per ringraziare la squadra e festeggiare, per pensare ai playoff c’è ancora tempo.

Il match programme della gara

E poi lo sappiamo che dobbiamo solo, in un modo o nell’altro, fare in modo di qualificarci. Tanto poi “he’s gonna win us the World Cup” perché “Ooh, baby, do you know what that’s worth? Lyndon Dykes is the best on earth!”.

Some might say football is just a game. E lo è, un gioco. Ma per molti, me compreso, il calcio è anche qualcosa di più e serate come quella di ieri lo confermano senza appello.

Author:

Rugby lover e blogger. Collaboratore di OnRugby come corrispondente dalla Scozia dal 2016. Mi sono lentamente ma inesorabilmente appassionato alla palla ovale e dal 2008 ho iniziato a scrivere di rugby, collaborando con lameta, mondorugby.com e portando l'ovale dentro SportPeople. Dal 2013 ho partecipato come corrispondente dalle Home Nations all'avventura di DotRugby e ho collaborato con The Sport Review, InsideRugby Italia, The Offsideline, SCRUM Magazine, il sito ufficiale delle Zebre Rugby - per cui ho curato la fase finale del Pro12 stagione 2013/'14 - e il sito ufficiale del Guinness Pro12 (sezione in italiano). "Alba Ovale" è un progetto pensato nel 2012 e partito nel 2013, per far conoscere il "dietro le quinte" del rugby scozzese al pubblico italiano appassionato di rugby. Dalla Scozia, guarda al mondo celtico e alle Home Nations, con attenzione anche alle vicende del rugby italiano e internazionale.

Leave a comment